Il figlio vino

Il vino per me e molti vignaioli è come un figlio. La produzione in vigna è come un parto, la nascita è un’evento unico, la crescita è un’avventura.

Come per tutti i figli, qualche nascita è piena di problemi, altre più facili. La “gestazione” di quest’anno, a Caparsa, non è delle migliori a causa di diverse condizioni ambientali avverse, non certo per il poco amore o attenzioni. Se nascerà un figlio diversamente abile, oppure con qualsiasi altro problema, sarà sempre un mio figlio, un figlio da amare, fino in fondo.

Dopo questa metafora, vorrei invitare tutti coloro che mi domandano: “qual’è il vino o l’annata migliore?” a non farmi MAI questa domanda. Ogni vino, ogni annata è un’atto d’amore per questo prodotto: non ci sono nè ci potrebbero essere differenze. 

 

3 pensieri riguardo “Il figlio vino”

  1. E’ vero, Paolo. Le verticali che ogni tanto facciamo non dovrebbero servire a darci un vincitore unico ("quello lo bevo, le altre annate no") ma per farci capire le differenze, talvolta sottili e talaltra nette, tra l’andamento dele varie annate. OK per un certo snobismo, ma un vino fatto con lealtà e verità avrà sempre qualcosa da dire, in ogni annata. Anzi, ultimamente pare che i vini figli delle annate chiamate "minori" (così chiamate da chi il vino lo mette in bocca e lo sputa subito, un atto di anti-amore per definizione) riscuotano sempre più consenso. come un figlio down che si finisce per amare e proteggere con maggior trasporto. Se è giusto fare delle classifiche, queste vanno fatte certamente tra i produttori, assolutamentte diversi per approccio, anche quando dispongono di terreni ugualmente vocati.

  2. Paolo, non immagini quanto mi faccia piacere leggere queste parole, dalla prima all’ultima virgola.
    E lo dice uno che non ha la vigna, ma fa il vino con l’uva degli altri (be’…un figlio adottivo, no?)

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