I dati salutari del Doccio a Matteo Riserva 2007 e Caparsino Riserva 2007

Il 12 e il 13 Novembre ho imbottigliato il vino Chianti Classico Caparsino 2007 e il Chianti Classico “Doccio a Matteo” Riserva 2007. A mio parere una delle migliori annate che abbia mai realizzato. E non lo dico per motivi commerciali, lo dico perchè conosco la materia con cui ho lavorato. Slittando poi la data di imbottigliamento sono riuscito a produrre vini che a breve dovrebbero essere pronti per essere goduti. Notoriamente i miei vini hanno bisogno di un paio di anni di affinamento in bottiglia per cui, appena usciti, risultavano difficili da capire. Questa volta ho seguito i tempi naturali di invecchiamento, lasciando da parte i motivi commerciali.

Per trasparenza, pubblico qui i dati sensibili dei vini che riguardano direttamente la salubrità, prendendo anche spunto dal suggerimento di Davide Bonucci:

Chianti Classico Caparsino Riserva 2007: Anidride Solforosa Libera: mg/l 21 ; Anidride Solforosa totale mg/l 57

Chianti Classico Doccio a Matteo Riserva 2007: Anidride Solforosa libera mg/l 22 ; Anidride Solforosa totale mg/l 57

A voi i commenti…

 

9 pensieri riguardo “I dati salutari del Doccio a Matteo Riserva 2007 e Caparsino Riserva 2007”

  1. Confermo sui 2007, fantastico il caparsino 07 ora come ora, il Doccio appena appena appena crudo, ma avercene così… 🙂
    Allargati sui dati, se puoi, ne hai altri certamente interessanti… 😉

  2. Mentre nel Caparsino ho sempre usato metodologie estremamente naturali, nel Doccio a Matteo, fino al vino 2007 compreso, ho usato in fermentazione 6 grammi/Ql di uva di tannino Biotan. Il produttore è qui: http://www.laffort.com/it/i-prodotti/tannini dove si dichiara che questi tannini ellagici sono estratti da uva. (tannini ellagici: http://www.enotecnica.it/pdf/Lafford/info3.pdf).
    I tannini sono comunemente aggiunti nelle vinificazioni (e non solo…!) per il loro potere antiossidante ma anche per conferire struttura, complessità e aromaticità.
    Dopo il vino 2007 mi sono convinto che questi prodotti non influenzano il prodotto finale a meno che non rientrino in un’ottica tecnologica complessiva. Inoltre, siccome questi prodotti costano tanto (circa 1 euro a grammo) e siccome ho sempre usato quantità minime e siccome il percorso di un biologico è fatto di esperienza, dal 2007 il Doccio a Matteo è privo di questa metodologia.
    Se poi dal 2008 il vino Doccio a Matteo non piacerà… sono ca**i!

  3. Mi piace la tua lealtà, è raro trovare un produttore che dichiari pubblicamente gli additivi che aggiunge.
    Chiaramente meno ne vogliono parlare e più vuol dire che ne mettono, magari anche di molto invasivi. E’ impressionante come si possa riuscire a costruire un vino, partendo praticamente da zero materia. Ovvio che sono vini dalle gambe corte, ma in tanti ci cascano.
    Le cose si complicano quando processi di alterazione complessa vengono svolti su vini già di buona qualità. Chi dichiara cosa mette dentro? Chi è quel produttore che ti dice che mette i trucioli di legno, il tartrato, la bentonite, l’albumina, l’enocianina… O magari che ha tagliato a merlot o alicante, in barba al disciplinare… O che usa lieviti autoctoni e invece sono lieviti aggiunti. Bisogna essere molto esperti e dentro le dinamiche per capire cosa c’è dentro e quanto possa incidere sul vino e sulla salubrità del prodotto in genere (tagli abusivi a parte).

  4. La materia è particolarmente complessa. D’altra parte gli enologi hanno una sorta di segretoo professionale, per cui molte pratiche vengono svolte senza che ci siano confronti con altri. Ciò detto si capisce come sia difficile stabilire la qualità degli interventi nelle maggior parte delle case vinicole. Anche tra i piccoli produttori, dove magari non c’è l’enologo oppure svolge mansioni di pura consulenza, la comunicazione di questi aspetti può essere delicata. In effetti ci possono essere interventi molto invasivi, ed altri innocui, ma è difficile che un consumatore "normale" possa fare distinzioni. Qui sta la sostanziale difficoltà.
    Occorre quindi, secondo me, affidarsi alla autenticità che un produttore inspira nel consumatore e nell’enoappassionato, e affidarsi ai controlli istituzionali.
    Si parla di etichettature poco esaustative o di etichettature ambigue e ingannevoli. E’ vero, ci vorrebbe più chiarezza, ma io aggiungo anche semplicità di lettura, più che elenchi di cosa o cosa non è stato fatto in cantina.

  5. Vivi complimenti per il coraggio di imbottigliare così tardi! Però non so quanto prima saranno pronti i vini del 2007 rispetto al passato, dato che l’adattamento all’ambiente angusto della bottiglia prenderà comunque del tempo (minimo sei mesi? un anno?). Ma se alla fine oltre all’imbottigliamento sarà ritardata anche l’uscita, in effetti dovrebbe diminuire la probabilità che un compratore ignaro incontri un vino troppo indietro nello sviluppo. Sono vini che assaggerei molto volentieri, dato che i vini di Radda mi affascinano, ma non li ho visti qui a Roma.

  6. Il 2007 sarà presentato alla Anteprima del Chianti Classico, sia il Caparsino che il Doccio a Matteo. Praticamente le vendite partiranno a Marzo 2011. Quindi sono quasi sei mesi di bottiglia. Chi ha assaggiato il Caparsino 2007 in anteprima concorda che il vino si può già godere, mentre il Doccio a Matteo 2007, oggi, è un po più indietro.
    Secondo la mia esperienza, il vino vivo, quello non filtrato (fotografato) nè manipolato, in bottiglia matura per anni. Per esempio il 2005 Doccio a Matteo fino a qualche mese fà non era pronto, con una leggerissima riduzione, ma oggi dopo due anni e mezzo, è fantastico.

  7. Ho in cantina un Caparsino ’05 ed un Doccio a Matteo ’04, acquistati recentemente. Leggendo quanto scrive e vedendo la passione che mette nel Suo lavoro, non vedo l’ora di assaggiarli.
    Cordiali saluti
    Diego

  8. Il caparsino 2005 è espressione di una annata piovosa, però nella sua umiltà è capace di trasmettere sensazioni delicate pur nella aridità del sangiovese. Un vino che se ne può bere a… secchiate. Il Doccio 2004 Riserva comincia ad essere pronto e ha fatto bene ad aspettare. Un vino profondo, leggermente animale, colorito per la presenza del colorino. E’ un vino longevo, come minimo può maturare in bottiglia altri dieci anni.
    Alla salute!

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