Il Chianti Classico, rischio di nuovo assetto “al ribasso”

Il prossimo 3 Dicembre ci sarà l’assemblea del Chianti Classico, dove saranno sottoposte due ipotesi di “riassetto” della denominazione.

Semplificando, nella prima ipotesi si sceglie la realizzazione di un vino “Chianti Classico Giovane” da mettere sul mercato dal primo di Marzo, cioè dopo solo quattro mesi dalla vendemmia e a ricaduta il Chianti Classico come noi lo conosciamo con immissione al consume dopo il 1 Novembre e il Chianti Classico Riserva con immissione al consumo dopo due anni.

Nella seconda ipotesi è prevista la realizzazione di un nuovo vino DOCG sott’ordinato alla denominazione Chianti Classico, con caratteristiche meno restrittive rispetto al Chianti Classico.

Nella circolare spedita ai soci dal Presidente del Consorzio Marco Pallanti, si legge tra l’altro: “Al fine di evitare che vigneti obsoleti continuino a rivendicare produzioni fittizie, il Consorzio si adopererà per l’adozione di provvedimenti ….”

Commento: Nobili intenti, ma da una analisi superficiale delle due proposte mi sembra che si vada “verso il basso” e non certo “verso l’alto”, in termini di qualità e valorizzazione della qualità. Questo pensiero scaturisce dal ragionamento che se non è possibile riuscire ad aumentare la qualità media del vino Chianti Classico a causa di rivendicazioni fittizie o semplicemente incapacità media di diminuire le produzioni per una miglior qualità, occorre avere una strategia più adatta ad uno spirito mercantile. Io rigirerei il ragionamento, per cui la semplice realizzazione di una appellazione comunale con vini integralmente prodotti dai soggetti imbottigliatori, aspetto che già entrerebbe a far parte nella prima ipotesi, sarebbe auspicabile.

Sarà interessante partecipare all’ASSEMBLEA! Sarà interessante anche raccogliere i Vostri pareri…

 

15 pensieri riguardo “Il Chianti Classico, rischio di nuovo assetto “al ribasso””

  1. PARLO DA APPASSIONATO DEL MONDO DEL VINO E NON COME PRODUTTORE O COMMERCIANTE ,DA SEMPLICE CITTADINO ITALIANO ,CONTINUATE COSI’, GIA’ DAL 1924 QUANDO SI E’ COSTITUITO IL CONSORZIO DEL CHIANTI E GIA’ PRIMA" BETTINO RICASOLI "CON LA SUA RICETTA O FORMULA CON 7 PARTI DI SANGIOVETO 2 PARTI DI CANAIUOLO E 1 PARTE DI MALVAGIA DATA A CESARE STUDIATI ALL’ UNIVERSITA DI PISA NEL 1872 ,CHE NON SE NE VIENE FUORI, DICEVO, CONTINUATE COSI’ A CAMBIARE SEMPRE E COMUNQUE LA VOSTRA FORMULA GIA’ CI SONO MOLTI IGNORANTI IN GIRO E VOI INVECE DI SEMPLIFICARE QUESTO "MONDO" QUESTO CHIANTI CHE NON RIESCE PIU’ AD IDENTIFICARSI, LO RENDETE ANCORA PIU’ ARDUO E VENIRNE FUORI DA QUESTO CINEPRAIO,CI VOGLIONO COSE SEMPLICI E DURATURE PERCHE’ LA GENTE COMINCI AD AMARLE,VOI LE RENDETE ALL’OPINIONE PUBBLICA ANCORA PIU’ DIFFICILI DA CAPIRE ,BEATI VOI ,MA SECONDO ME SBAGLIATE UN’ALTRA VOLTA ,BUONA FORTUNA ,E’ POSSIBILE CHE QUESTO BENEDETTO VINO NON DEBBA RIPOSARE IN PACE?….

  2. Sono totalmente d’accordo con Sergio, spero che non si cascherà in questa proposta che evvito di commentare.
    Al consumatore, all’importatore servono anni di stabilità sul lato regole e certezza dell’applicazione delle regole…
    Quello che abbiamo bisogno, se abbiamo difficoltà di mercato, è un lavoro serio e difficile sulla communicazione e pubblicità, e non perdiamo energie a cambiare regole credendo di risolvere il mercato!
    C’è l’IGT con una filza di aggettivi, c’è il chianti prodotto fuori dal chianti, c’è il chianti classico….. ma cosa vogliamo creare???
    Speriamo che la finta democrazia consorziale, finta perchè conta il possesso per avere un numero più alto di voti e non persone, funzioni in quello che resta del buon senso!

  3. Da chi sono partite queste proposte?

    A noi, da consumatori critici, non resta che essere particolarmente spietati con chi cerca scorciatoie. Quindi meno buonismo da guide ecumeniche ed iniziare con le stroncature nette, tracciamo un solco profondo tra chi sa lavorare nel Chianti Classico, con rigore, e chi si atteggia a vignaiolo chiantigiano senza averne titoli. Chi fa un vino che non ci piace, lo si assaggia, lo si fa assaggiare e si dice, con molto candore "questo vino fa cag…" 😉

  4. Le proposte naturalmente provengono dal CDA, Consiglio Di Amministrazione. Come è noto il Consiglio decide, l’assemblea ratifica… se la maggioranza è daccordo.
    Comunque lasciatemi dire che probabilmente ci sono innumerevoli proposte affinchè la denominazione di origine Vino Chianti Classico superi questa crisi sia dal punto di vista dell’industriale sia dal punto di vista del piccolo produttore. Ma in effetti le decisioni semplici e comprensibili sono quelle che tipicamente agli italiani non garbano. Io sono dell’opinione che semplici aggiustamenti come la possibilità di riportare appellazioni comunali (Es. "Vino di Radda in Chianti"… come quasi i grandi CRU Francesi) insieme al rilancio e alla rivalutazione delle Riserve, possono migliorare la qualità dell’offerta del vino Chianti Classico sul mercato.
    Se invece verranno decise azioni per favorire un mercato dove l’unica discriminante è il prezzo, questo sarà la nostra rovina.
    Davide dice bene, c’è l’IGT Toscano dove si possono raggruppare tutti quei vini che non sono all’altezza qualitativa per diventare Chianti Classico, ma occorre lungimiranza, senso della realtà e della LEGALITA’ che pare in Italia sia ridotta al lumicino…

  5. Ciao Paolo,
    invio quanto è già stato inviato ai sottoscritti destinatari

    Egregi Dott.Marco Pallanti e Dott.Giuseppe Liberatore,
    in stile commento ad un post di "blog" , mi permetto di inoltrarvi il mio modesto contributo in merito alla "scheda assemblea dicembre". Le due V.S. ipotesi prospettate; vino "giovane" oppure denominazione di ricaduta estesa a tutte le superfici vitate comprese nel territorio.

    La soluzione secondo me potrebbe consistere nel estendere il periodo di affinamento per il Chianti Classico d’annata di un’anno, eliminando di conseguenza "virtualmente" un anno di produzione e contemporaneamente istituendo la denominazione di ricaduta prospettata estesa a tutte le superfici situate nell’interno del Chianti Classico; in questo modo chi volesse commercializzare nei tempi attualmente previsti (1°Ott. annata successiva alla vendemmia) sarebbe obbligato ad utilizzare la nuova denominazione che verrebbe giocoforza imposta sul mercato superando le inevitabili incertezze dovute ad un nome nuovo creato ad hoc. (vedi S.Antimo DOC)
    Proposta di nome della nuova denominazione: Rosso del Marchio Storico. (con tanto di gallo).

    Follia ?

    Cordiali saluti
    Cristiano Castagno
    Fattoria Ispoli

  6. Bisogna capire cosa vogliamo risolvere, o dovè la crisi del vino….
    Perchè se dobbiamo creare una nuova doc – per fare un vino che costa meno del chianti classico – ma più del IGT la forchetta è stretta! (Ovvio che parlo sempre di un prezzo che copre almeno i costi di produzione!!!) e l’investimento per farla conoscere questa nuova doc sarà costosissimo, certo chi ci farà la proaganda si riempirà le tasche…. forse anche con l’aiuto CEE!

    Io non capisco la necessità di creare qualunque nuova apellazione, che sia DE-CO o DOC.
    – Tutto il chianti classico quanti ettari sono? 7000 ha?
    – appellation " bordeaux" et "b.supérieur " nel 1999 60.000 ha
    – Non andiamo poi a cercare nel sud del mondo quali sono le superfici….
    – Vogliamo cercare di risolvere i nostri problemi di mercato, faccendo concorenza ai vini a basso prezzo e basso costo di produzione?
    – Ma quale visione che vada oltre due anni siamo capaci di produrre? nessuna? eppure siamo viticoltori che piantano vigne che durano diciamo 30 anni (minimo)!!!

    Anche i grandi tra noi, sono piccoli sul mercato internazionale, per cui si dovrebbe tutti capire che quello che salva i piccoli è la qualità, e poi la pubblicità, il marketting della nostra seriètà, del nostro attacamento alle nostre regole.
    Allora vogliamo cominciare con la seriètà e il marketting o dobbiamo perennemente lavorare a evvitare scandali?

  7. Sono convinto delle seguenti cose:
    1) Il territorio del Chianti Classico ha molta superficie non iscritta all’albo omonimo eppure oggettivamente ne fanno parte. Come inquadrare queste vigne ?
    2) Montalcino ha come denominazione di ricaduta il Rosso omonimo che riesce a vendere ad un prezzo remunerativo, se questi vini venissero venduti come IGT Toscana sicuramente avrebbero meno appeal sul mercato quindi dotare il Chianti Cl. di una base alla piramide consentirebbe di agire con ancora più rigore sulla qualità nei Chianti Classico annata.
    3) Sarebbe opportuno trovare uno sbocco per gli ex-supertuscan.
    4)Allungare il periodo di affinamento del Chianti Cl.d’annata eliminerebbe di colpo un anno di produzione postponendone la commercializzazione contrastando così un’eccesso di offerta. Vorrei proprio sapere oggi come quanti produttori stanno fremendo per commercializzare il Chianti Classico 2009.
    5)Riportare a 3 anni il periodo di affinamento per la riserva sarebbe opportuno ed una logica conseguenza nel portare il vino d’annata a 2 anni di affinamento obbligatorio.
    6) Con l’istituzione di una DOC di ricaduta sarebbe possibile controllare tutto il territorio del Chianti Cl., attualmente le vigne dell’IGT sono una specie di "buco nero"e questo non va bene ! L’ipotetica nuova DOC potrebbe avere oltre al "gallo" anche la facoltativa fascetta di controllo prevista dal ministero delle politiche agricole.
    7) Le DOC o DOCG di per se non significano nulla. Non per questo a priori si devono per forza ritenere inutili le loro istituzioni se hanno un motivo di esistere.
    8) Dobbiamo fare qualcosa per salvaguardare la gestione della denominazione, in primis per stabilizzare il prezzo delle uve e dello "sfuso".
    CC

  8. Anche io non riesco a capire perchè si deve confondere i consumatori con altre denominazioni.
    Che gli imbottigliatori grandi e piccini abbiano il coraggio di usare l’IGT per vendere a prezzi bassi a differenza del vino Chianti Classico che deve essere di maggiore serietà, qualità e stretta osservanza del territorio! Per meri calcoli su carta, non si deve trasferire le basse qualità e la molta quantità verso l’alto, ma all’opposto le alte qualità e le basse quantità verso l’alto. Se non si capisce questo siamo del gatto.

  9. Credo che il consorzio abbia una buona parte delle risposte ai tuoi punti Cristiano.
    Ho sentito che all’interno del chianti classico ci sono 2000 ettari di IGT dunque relativamente poco e anche sul piano ampelografico con un 75% di sangiovese per cui quasi nel disciplinare del chianti classico.
    Sui tempi di maturazione mi trovi d’accordo, ma preferirei che venisse da una consapevolezza piutosto che da una legge. Non credo all’efficaccia delle leggi.

    Ho l’impressione che si sottovaluti i sforzi del consorzio e gli effetti del controllo qualitativo negli ultimi 2 o 3 anni, questo anche per l’effetto della crisi generale.
    E ribadisco che sono sempre più sorpreso che non si insista di più sul ruolo che potrebbe, dovrebbe avere il consorzio sulla promozione, quale è il problema? i soldi? perchè non se ne parla?

    Non è agitandosi su un falso problema che si risolve il problema, forse si ha l’impressione di fare qualcosa?

  10. Se ti sembrano pochi 2000 Ha…a questi vanno aggiunti tutti gli ettari "non conformi" iscritti al Chianti Classico che pare non sarebbero proprio pochissimi…
    Dici che non credi nell’efficacia delle leggi eppure dici di apprezzare i risultati dei controlli del consorzio; mi pare un po’ una contraddizione 😉
    Io credo che finalmente con i controlli, ci si stia creando, per forza o per amore, una certa consapevolezza che le regole vanno rispettate. In passato c’era la consuetudine molto italiana di poter disattendere le regole all’occorrenza e alla lunga questo porta alla disillusione che dici te. Invece quando scopriamo le regole oltre ad essere scritte vengono anche applicate, le cose cambiano. E nel mondo del vino le cose in Toscana stanno cambiando, anche "grazie" alla crisi, come dici te, Antoine.
    Però non credo di sollevare un falso problema proponendo di meglio regolamentare (e valorizzare) le nostre produzioni, nella fattispecie dei vini IGT da vigneti situati nell’interno del territorio del Chianti Cl. Attualmente valgono come dei semplici vini da tavola soprattutto per tutti gli abusi a cui questi vini sono soggetti. La "produzione"all’occorrenza poi permette 160Hl /Ha- ma fatemi il piacere- questa è una licenza per abusare…
    Saluti
    saluti

  11. Forse mi sono spiegato male, o certamente mi sono espresso male. Non dicevo a te di sollevare un falso problema, ma alle proposte consorziali.
    Si credo che 2000 ettari a 75% di sangiovese non sono un grande numero, sopratutto rapportato alle dimenzioni del mercato "globale", anche considerando che il 100% della capacità produttiva della DOCG non viene rivendicata….

    Quello del quale sono convinto – e in contradizione anche – è che credo che l’unica soluzione è la crescita di una consapevolezza, sia della piccola dimensione di tutta la DOCG, sia che, considerando la dimensione, la strada del successo è quella dell’originalità e non affatto quella dell’omologazione nel gusto internazionale.
    Questa consapevolezza nascerà solo da colpi nei portafogli, e non da nuove normative.

    E scusami se ribadisco, ma continuo a credere che la pubblicità fatta su una riconosciuta tiplogia di prodotto sarà l’unica via per far crescere il nostro mercato.
    Quale è la tipologia? Non credo assolutamente che andando ad agiungere un altro tipo di vino, prima si definisca meglio cos’è il prodotto maestro, e secondo si risolva i problemi di immagine sul mercato.

    Ma non sono in contraddizione con le tue proposte.

  12. Sono del parere che quello che vanno eliminate sono le "falle"nel sistema Chianti Classico e i 2000 ettari di IGT, che possono essere tanti o pochi non importa, rappresentano uno di questi "buchi" nel sistema, ricorda che una catena è forte quanto l’anello più debole…Inoltre il Chianti Cl. verrebbe "tamponato" dalla DOC minore e si sottrarrebbe un’annata intera al mercato dello sfuso, almeno in parte.
    Non credo che proponendo l’istituzione di una DOC di ricaduta si creerebbe una nuova tipologia di vino perchè le vigne sono già produttive e pertanto, per essere più realisti del re, già contribuiscono ai vini del Chianti Cl., nella misura in cui la volontà del singolo produttore vuole.Si tratta secondo me, di mettere una base alla, già menzionata piramide qualitativa che ogni zona produttiva dovrebbe avere: dei vini "cadetti" da vendere a prezzo inferiore ma rappresentativi tanto quanto i "grandi". Si tratterebbe quindi di "piccoli" Chianti oppure magari forse vini tipo supertuscan, anche se credo, a pensarci bene, rimarrebbero IGT rappresentando una categoria ribelle per natura, e che vendono soprattutto grazie al "brand aziendale".
    Per quanto riguarda la promozione sono d’accordo che bisogna investire, ma come migliorare fattivamente quello che viene fatto oggi ?

  13. Sulla piramide il mio grossissimo dubbio nasce dalla taglia dei scalini!
    quant’è il prezzo medio del chianti classico ? e quant’è il prezzo medio dell’IGT prodotta nel chianti classico? temo che la differenza sia troppo piccola per inserire un altro prodotto.

    Quale è il confronto con altre zone di produzione sulla forchetta tra i vari scalini?

  14. In questo momento il prezzo dei vini sfusi sono tutti quasi ai minimi storici e non solo in Toscana. E’ chiaro che si deve lavorare in previsione di tempi migliori perchè le quotazioni attuali non raggiungono nemmeno i costi di produzione.
    Detto questo forse occorrerbbe tenere conto di quanto IGT rosso Toscano viene prodotto in totale in regione e quanto viene prodotto dai vigneti del territorio del Chianti Cl. : sicuramente poco, pertanto visto il valore intrinseco delle vigne di origine,il vino risultante dovrebbero raggiungere delle quotazioni superiori: forse come un Chianti generico o magari un po’ di più. Perchè no ?
    Ovviamente però questo del prezzo è solo un aspetto, non meno importante sarebbero gli auspicabili effetti stabilizzanti sul prezzo del Chianti Cl.

Rispondi a Paolo Cianferoni Annulla risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.