C’è alcol e alcol e c’è vino e vino

Sono stato recentemente in Svizzera, ma non occorre andare tanto lontano per capire che la stragrande maggioranza dei consumatori non conosce le differenze tra le bevande alcoliche. L’attrazione fatale evidente non è nel consumo consapevole, ragionato e salubre di una bevanda alcolica, in particolare il vino, piuttosto è un consumo per dimostrare agli altri che non si beve l’acqua, oppure per godere dell’ebbrezza più perversa, oppure per evitare di affrontare i più svariati problemi, spesso quelli familiari. Si beve qualsiasi bevanda con alcol per arrivare a dormire la sera e per trascinarsi in una routine, necessaria per andare avanti. Gli alcol cattivi però sono devastanti, riducono le persone a zombi, si comunica con parole buttate lì, senza sentimenti, senza sostanza, tutti sembrano amici ma l’isolamento è dominante.

L’alcool buono, invece, stimola l’ingegno, stimola la creatività, le amicizie positive, la comunicazione può essere facilitata e migliora l’amore. L’alcol buono può allungare la vita e può migliorare il sesto senso, quello purtroppo perduto dall’Uomo Sapiens.

Il Presidente dell’Enoclub di Siena, quando l’ho conosciuto, mi confidò che era astemio. Astemio perché aveva sempre bevuto vini balordi, vini falsi, vini con alcol cattivo. Un giorno ebbe la possibilità di provare alcuni vini di qualità, salubri, intriganti. Da allora Davide Bonucci, ha cominciato ad amare il vino.

Quante persone sono astemie, non consumano vino, perché non hanno mai assaggiato vini nel modo giusto e consapevole e credono che il vino sia solo un liquido per andare fuori di testa?

Tanti, tanti, tanti e sono la maggioranza.

 

3 pensieri riguardo “C’è alcol e alcol e c’è vino e vino”

  1. Ciao Paolo !
    Buon Anno ! Il tuo post mi pare mette nello stesso calderone due cose assai diverse anche se piuttosto collegate tra loro, ma non necessariamente. La prima riguarda il problema dell’alcolismo in generale e la ricerca dello stordimento a tutti i costi con relativa alienazione.

    La seconda invece affronta un tabù ancora largamente inesplorato e sempre rimosso da praticamente tutti, appassionati compresi e cioè l’analisi qualitativa delle proprietà psicoattive nei vini. Un argomento credo interessante anche se difficile da esplorare obbiettivamente perchè estremamente soggettivo, eppure secondo me rappresenta la vera essenza qualitativa dei i vini cosiddetti naturali contrapposta alla qualità di quelli convenzionali e che trascende l’analisi puramente edonistica, Il gusto conta fino ad un certo punto !

    Concordo con te, che la vera qualità, si vede proprio nella qualità "psicoattiva" del vino e che spesso ho trovato proprio nei vini di Caparsa.(Non te lo dico per farti piacere e sai che sono sincero !) Il Caparsino 1998 in particolare che ho bevuto ormai diversi anni fa ne era un esempio perfetto: me lo ricordo molto profumato, snello,piuttosto tannico, ma soprattutto dotato di un’acidità davvero tagliente, eppure era quel genere di vino che si riusciva tranquillamente a bere in quantità con un effetto stimolante sulla conversazione dei commensali e sull’attività intellettiva in generale…eppure dire che era un buon vino, non era vero dal punto di vista edonistico, tecnico convenzionale. Ma come faranno i critici ad esplorare questo aspetto fonda-mentale della qualità del vino, se mai se ne dovessero accorgere della sua importanza, visto che per valutarlo occorre bere (orrore !) e non solo degustare i campioni ?

    Ciao

  2. Tutto giusto Cristiano; con questo post volevo sottolineare come purtroppo la stragrande maggioranza dei consumatori di vino non vadino troppo per il sottile e fa fatica a cogliere le differenze.

  3. Paolo, che la stragrande maggioranza dei consumatori non capiscono qual’è l’essenza dei vini naturali è comprensibile, meno scusabili sono invece i critici e gli appassionati, cosa che ho dedotto leggendo i post (ed i relativi commenti) apparsi su Intravino e che in qualche modo affrontono l’argomento.
    http://www.intravino.com/grande-notizia/cercare-di-vivere-senza-leditoriale-di-eleonora-guerini-sul-gambero-rosso-e-riuscirci/
    http://www.intravino.com/grande-notizia/parole-come-pietre-leggere-michel-bettane-per-capire-dove-tira-il-vento/
    Si vede che la cosa non è poi così scontata…

Rispondi a Cristiano Castagno Annulla risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.