Le differenze sono nei vini, oppure no?

Pare che lo sforzo di argomentazione per convincere i possibili acquirenti del vino siano molto fantasiosi, per tutti.

A parte l’ultima trovata del Consorzio Chianti Classico il quale nella pubblicità mostra solo le gambe di una ragazza (Sic!), molti produttori usano e tentano o hanno tentato strade e argomenti tra i più svariati, alcuni legittimi e seri, alcuni strani o dettate da mode passeggere. Provo ad elencarne qualcuno: densità extra-large nei vigneti, vigneti bassi, vigneti tondi, cloni super-autoctoni, cloni antichi, vini veri, vini bio-dinamici e bio-logici, vini artigianali, naturali, vini non filtrati, vini col brettanomiceto, musica nei vigneti, musica in cantina, maturazioni in barriques, legno in un modo, legno in un altro, in botte grande, o solo in vasche di cemento, in forma ovale, oppure anfore, macerazioni super-extra lunghe, solo con l’uso delle mani, vini col sedimento, uve iper-selezionate, tappi di sughero super-extra lunghi, bottiglie super-extra pesanti, rivestimenti di pergamena delle bottiglie, diamanti sulle bottiglie… insomma una miriade si argomentazioni per cercare di differenziarsi.

Ma alla fine è il vino che deve fare la differenza… oppure no?

 

4 pensieri riguardo “Le differenze sono nei vini, oppure no?”

  1. Credo che dovresti usare il condizionale. …."che dovrebbe fare la diferenza…."
    perchè temo che la risposta alla tua domanda, sia proprio: No

    Oltre alle ragioni della sociètà di marketing, ed alla realtà di quello che troviamo sul mercato, anche le ricerche sui meccanismi di degustazione, fatte con l’IRM tendono a dimostrare che senza nessuna informazioni, proprio nessuna, anche i migliori professionisti padellano di brutto. Basterebbero 2 millisecondi al cervello per acquisire tutto quello che la bocca e il naso percepiscono, tutto il seguito è una costruzione a partire da informazioni avuto in precedenza, prezzi, provenienza, bottiglia pesante, tapi….
    Anche per questo stiamo qui a produrre informazioni….

    Ma ci piace anche sognare per questo hai ragione 😉

  2. Si, certo, ormai sappiamo tutti che il vino non fa la differenza per determinarne l’acquisto. Chi stabilisce che esiste una qualità assoluta migliore di altri? Solo un presuntuoso.
    Comunque, personalmente tutti gli anni che esco con i nuovi vini mi sembra sempre di aver fatto il meglio del meglio, salvo poi scontrarmi con la realtà delle cose che sono davvero complicate…
    E andare avanti in questi chiari di luna non è facile.

  3. Col avvicinarsi della "pensione" e dovendo lasciare spazio ai figli, ho ripreso una mucca, rifaccio il fieno, ….girando con falciatrice, ranghino, e pressa qualche grillo diverso s’è messo a cantare in testa!
    E mi sono accorto che il vino è uno strano prodotto!
    Non so se si può ancora definire agricolo. Sicuramente anni fa, non so quante esattamente, lo era, ma ora e ogni anno di più per venderlo devi comunicare, passare un tempo infinito in ufficio, in giro a raccontare. Si passano ore ore davanti ad uno schermo e poi vai di corsa in vigna per fare il più velocemente possibile i lavori e torni per obbligo davanti a quel schermo….!
    E allora! be allora avevo scelto di stare nelle vigne, e il vino lo vendevo perchè piaceva, ora devo dire che è buono e per fare questo sto seduto all’ombra….

    E una lotta quotidiana rimanere viticoltore con le scarpe grosse oggi, ma una lotta contro un "nemico" estraterrestre al quale non ero preparato….

  4. Proprio ieri ne parlavamo con Gianna, la mia compagna di vita: come siamo cambiati rispetto a 33 anni fa quando facemmo quella scelta che agli occhi di tutti era derisa (a quel tempo tutti ambivano a fare gli avvocati e nessuno più voleva lavorare la terra)!. Eravamo felici della scelta ed anche il nostro territorio, il Chianti, era profonadmente diverso: i pochi locali si legavano con gli stranieri, e gli stranieri tornavano, si stabilivano, e cercavano i rapporti umani che c’erano ed erano reciproci.
    Oggi noi siamo costretti a fare i burocrati in ufficio, con sempre meno tempo e sempre di corsa in vigna e in cantina, oppressi da un sistema che stressa tanto noi "vignaioli", ma nche tutto il sistema; gli stranieri sono tutti considerati polli da spennare, oppure sono mercenari del lavoro, le permanenze turistiche durano un giorno, invece delle due settimane di una volta, nessun contatto con la popolazione locale che ormai è completamente separata dal turismo e dall’immigrazione.
    Insomma un Chianti e un modo di vivere che si sono trasformati in parallelo, molto diverso da quanto pensavamo.

Rispondi a antoine Annulla risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.