Il vino di stagione

Per mangiare e vivere bene occorre  consumare il cibo di stagione. Ogni stagione, ogni annata, segna con le influenze climatiche e non solo, gli indirizzi che favoriscono più un determinato cibo che un’altro.
Il compito dell’uomo, del contadino, è (o è stato!) proprio quello di riuscire a cercar di prendere il meglio dell’annata per assecondare ciò che l’annata esprime.
Anche il vino non è immune da questa caratteristica: ogni anno la vite reagendo diversamente, porta il vignaiolo ad assecondare le differenze. Dunque il vignaiolo difficilmente riesce a standardizzare la quantità e il numero delle bottiglie prodotte (a meno che non ricorra al mercato), oppure la qualità, oppure è costretto a saltare alcune annate, oppure produce vini che si riesce a fare solo in determinate condizioni e annate. In poche parole le produzioni sono scostanti.
Purtroppo mi rendo conto che tutto questo fa fatica ad essere compreso, sopratutto in Italia. I mercati vogliono il solito numero di bottiglie, la solita qualità e sopratutto lo stesso prezzo. Insomma non si riconoscono i tempi e i modi della Natura. Mi dicono in proposito che in Francia usualmente cambia il prezzo secondo le differenze, mentre in Italia questo non è tollerato. Forse perchè si riconosce lì il valore del vino artigianale rispetto a quello industriale e quì no? Non saprei, ma probabilmente è perchè pochi sanno spiegare tutto questo.
Per quanto mi riguarda, l’annata 2014 l’ho interpretata producendo 500 litri di Sangiovese con metodo Champenoise (uscita prevista 2017/18) e producendo 5000 litri di Rosato, produzioni che non credo riuscirò a ripetere facilmente. Oppure l’annata 2010, quando a causa della peronospora larvata ho perso il 75% di produzione riuscendo però a produrre un Chianti Classico Caparsino Riserva eccellente

4 pensieri riguardo “Il vino di stagione”

  1. piccolo sfogo, che mi suggerisci! Fare vino e bere vino è anche piacere e divertimento, i fgili hanno come te deciso di fare un po di rosato 2 anni fa, chi lo assaggia li piace, i ristoratori che lo assaggiano li piace, ma quasi senza eccezione dicono che il rosato non riescono a venderlo…. va be ci faremo le feste in casa!
    Il guaio nell’ odierno mercato, e che certe prove divertenti di vinificazione, che danno dei risultati buoni ma non comuni per la zona, te li devi bere tutto da te! Sembra che la gente segua non il divertimento, ma di seguire quello che fanno gli "pensatori di cos’è il divertimento", siccome quelli sono iper-conservatori malgrado l’immagine finta che vorrebbero dare di novità, diventa difficile…..

  2. Caro Antoine,
    se me lo devo bere tutto io, allora sono contento… faremo feste su feste, fino allo svenimento!
    Il problema è l’educazione e la comunicazione: gli esperti sembrano esperti ma non lo sono affatto, rimangano sul sicuro consigliando per ciò che può rendere di più. A volte le pecore sono più indipendenti. Ma non è colpa solo loro, forse è anche nostra che non siamo sufficientemente capaci di comunicare.

  3. Che non sappiamo communicare, è evidente, dopo tutto non è il nostro mestiere….
    E che anni fa i distributori consideravano che era il loro lavoro e volevano che tu facessi il tuo. Oggi vorebbero che il tuo vino sia già conosciuto per avere "solo" da venderlo!

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