Azienda famosa vendesi in Chianti

Ieri mi è giunta voce che una famosissima azienda del Chianti Classico è in vendita. Se sia vero o no non posso saperlo, ma quando girano questi “segreti” un fondo di verità c’è. La tentazione di lasciare tutto, cercare di raggranellare qualcosa per poter uscire da una perversione quotidiana dettata dalle banche e dalla finanza è forte. Una situazione depressiva causata non tanto dall’economia reale, ma da una filosofia della vita e della società che non si basa più sui sentimenti e i rapporti umani, piuttosto si basa solo su calcoli economici, spead, bot, cct, denaro contante, assegni, libretti di risparmo, BCE, pensione, sta provocando una depressione tale che gli uomini “normali” non riescono più a tollerare (Vedi la recente notizia dei suicidi dei piccoli imprenditori del Veneto.).

Tante perplessità

In Toscana le quotazioni dei vini atti a divenire sono circa: Brunello 1000 Euro/Hl; Morellino di Scansano 200/250 Euro/Hl; Chianti 110 Euro /Hl; Nobile di Montepulciano 300 Euro/Hl e via discorrendo… fanalino di coda il vino Chianti Classico con quotazioni per l’annata 2010 che si aggirano su circa 110 Euro/Hl, come il vino Chianti, il 2009 non lo vuole nessuno (ce n’è a fiumi), le annate più vecchie lo stesso, mentre per il solo 2008 circa 150 Euro/Hl. (Ricordo ancora una volta che i costi di produzionme si aggirano mediamente su 300 Euro/Hl).

Alcuni piccoli produttori esaperati, mi fermano anche per strada per sapere il perchè di una situazione così critica per il nostro vino Chianti Classico. Non so ben rispondere, suppongo che ci siano accordi tra i pochi grandi imbottigliatori, o ragioni misteriose di mercato, o cause che dipendono dalle giacenze troppo alte. Il Consorzio Chianti Classico è uno scontato bersaglio di critiche e i malumori si stanno sempre più riversando verso questo organismo. In effetti qualcuno potrebbe anche rischiare violenza, data la situazione.

Io penso che in effetti una parte di responsabilità ce l’hanno tutti. Nel nostro amato Chianti non si riesce a far sistema, ognuno contro tutti, grandi contro piccoli, piccoli contro grandi, aziende contro altre aziende. Insomma questa situazione si riflette anche nel Consorzio, che nel bene e nel male, fotografa questa situazione. Non si capisce infatti come non sia possibile stabilire di comune accordo prezzi minimi (e massimi) in modo da avere una STABILITA’ importante per lavorare, tutti. So che un Consorzio di vino del Nord lo ha fatto. Perchè qui in Chianti si continua a dire che non è possibile?

Vecchia ricetta del Chianti Classico

C’è un interessante piccolo trafiletto nella guida “Slow Wine 2012”, a pagina 764, che (sperando non vada incontro ai diritti d’autore), riporto in parte:

“Il disciplinare di produzione del Chianti Classico è stato modificato nel giro di pochi anni. Nel corso degli anni il celebre metodo del Barone Bettino Ricasoli di associare il Sangiovese col canaiolo, ciliegiolo, colorino, trebbiano e malvasia toscana, si è afflievolito a favore di un taglio moderno, con l’utilizzo di vitigni internazionali, indotto da un mercato che richiedeva vini più consistenti. Attualmente il disciplinare non prevede l’utilizzo di uve a bacca bianca nel vino. Crediamo che la territorialità di un vino si possa affermare ed esprimere al di là del corredio varietale. E’ nelle mani del viticoltore che si esalta il luogo di origine attraverso un’agricoltura rispettosa e sensibile verso la tradizione di un territorio”. E si citano alcuni vini di Castellinuzza e Piuca, Podere Erbolo, Reggine e Caparsa, “vini che trovano spazio nell’ambito delle IGT o dei vini da tavola, snaturati quindi sul fronte appellativo.”

Che dire di meglio? Chi ha orecchi per intendere, intenda.

Il Consorzio Chianti Classico ha attivato un Forum per i Soci

 

Siamo contenti. Da molti mesi amici come Michele Braganti, Cristiano Castagno, Paolo Socci, Natascia Rossini, io, ma anche altri Soci del Consorzio Chianti Classico avevano con tutti i mezzi sollecitato l’apertura di una bacheca informatica, in cui dibattere alla base sociale quegli argomenti sensibili per il miglioramento delle attività consortili. Da ieri è possibile avvalersi di questo mezzo, per ora accessibile solo ai Soci. Su Facebook, Michele Braganti scrive “… questo ce lo sentiamo un’po nostro…..,Natascia, Cristiano, Paolo, tu e io….vedi che quattro bischeri scazzabubboli come noi…..qualcosa in piu’ di tutti quegli altri stronzoni, polemici, furbini e cacasotto abbiamo fatto….e questo va a beneficio di TUTTI i soci….!!!!!!!!” Niente di più vero.

Tra l’altro questo è il primo esempio in Italia di “democratizzazione” informatica in un Consorzio di Vino. La partecipazione all’attività sociale è, ripeto, di estrema importanza per migliorare le attività ma anche per raccogliere e valutare tutte quelle idee che potranno essere finalmente scritte, visibili a tutti, discusse, eliminando quel “chiacchiericcio” sterile, da bar, che sempre ha aleggiato intorno al Consorzio.

La mia Vigna di 46 anni

Oggi è iniziato il lavoro di selezione massale del Sangiovese (e dellla Malvasia Bianca e del Trebbiano) nella mia vigna di 46 anni. Questa vigna era già impiantata quando mio padre acquistò Caparsa (1965) e fu innestata da innestini professionisti di quell’epoca, uno dei quali mi ricordo il nonno di Riccardo Porciatti, attuale conduttore di Casa Porciatti, alimentari di prodotti tipici a Radda in Chianti. In quell’epoca era uso piantare il piede resistente alla fillossera, da portainnesti americani per lo più provenienti dal Sud Italia (come la Sicilia), e poi innestare con cloni selezionati  quà e là tra le viti delle colline limitrofe di Radda in Chianti, tra i vari contadini che coltivavano la vite.

Tra l’altro aggiungerei che questi cloni sicuramente risentono dell’influenza del periodo etrusco, testimoniato dall’area archeologica di un insediamento etrusco ellenistico del Monte alla Croce, poche centinaia di metri da Caparsa. La produzione di vino nel villaggio è testimoniata in maniera significativa dal rinvenimento di acini d’uva combusti esposti al Museo Archeologico del Chianti Senese, e delle tracce di un torchio vinario.

La procedura della selezione, iniziata oggi, mi porterà tra una decina d’anni alla produzione di vino di Sangiovese antico in circa un ettaro e mezzo di nuovo vigneto. I passaggi saranno i seguenti: oggi prima selezione delle migliori viti, tra una ventina di giorni ulteriore selezione per eliminare quelle viti che potrebbero avere accumulo di virosi o malattie in genere, verificando il viraggio della pigmentazione delle foglie. Successivamente si procederà all’innesto su portainnesti idonei e, tra alcuni anni, all’impianto di un primo filare. Dopo qualche anno verificheremo le migliori qualità di quel singolo filare e finalmente potremo piantare la vigna. Tempi necessari: tra gli otto e i dieci anni. Tanto? no, in agricoltura i tempi sono questi.

Quindi la mia vigna, ancora in produzione, da me rinfittita una quindicina di anni fa, conserva ancora una storicità secolare che proviene dai luoghi circostanti. E’ l’unico esempio rimasto tra le colline di Volpaia, S. Maria Novella, Albola, Radda e Monteraponi in quanto tutte le vigne intorno sono state reimpiantate con vitigni selezionati recentemente da luoghi diversi e lontani. Nella vigna insieme al Sangiovese c’è anche il Trebbiano e la Malvasia Bianca Lunga del Chianti Classico, vitigni una volta usati tradizionalmente per fare il vino Chianti Classico. Oggi le viti a bacca bianca sono indirizzate alla produzione di Vin Santo Doc del Chianti Classico o a Igt Bianco Toscano, in quanto è vietato usare le uve bianche nel vino Chianti Classico, ma quest’anno produrrò il vero e antico Chianti Classico con le uve bianche e il Sangiovese, che non potrò dunque denominare come Chianti Classico, ma come Igt Toscano, alla faccia di chi vuol produrre Chianti Classico con i vitigni bordolesi. Una rivoluzione, se comunicata bene.

Non c’è certezza

Quest’annata viticola ci dimostra ancora una volta come non ci sono certezze. Quando si tuona contro luoghi presumibilmente non vocati alla produzione di qualità, quest’anno è stato contraddetto. Quest’anno le migliori produzioni di vino proverranno certamente da vigne in luoghi bassi, umidi e esposti a Nord. E questo si è verificato non solo una volta nel corso degli ultimi otto anni, ma direi certamente nel 2003, 2007 e 2011.

Quando si tuona contro la possibilità di usare qualche punto di percentuale di uve bianche, come l’antica ricetta di Bettino Ricasoli recita per fare il vino Chianti Classico, quest’anno ha sbagliato. Aver potuto vinificare il Sangiovese con un pochino di Malavasia Bianca, avrebbe potuto dare un tocco di eleganza a un uva di  Sangiovese che alcuni anni fa sarebbe parsa arrivare dalla Puglia o dalla Sicilia non certo dai Monti del Chianti.

Quindi, permettetemi di riportare un passo di Luigi Pirandello dal suo “Uno, Nessuno, Centomila”:

“La facoltà di illuderci che la realtà d’oggi sia la sola vera, se da un canto ci sostiene, dall’altro ci precipita in un vuoto senza fine, perchè la realtà d’oggi è destinata a scoprire l’illusione domani.”

Il vicino

Il mio vicino ha un ettaro e mezzo di vigna. Il mio vicino, quest’anno ha fatto molti trattamenti. Il mio vicino ha lavorato il sabato e la domenica. Il mio vicino non vuole spendere soldi per una recinzione contro i cinghiali e i caprioli. Il mio vicino non ha aderito alla vendemmia verde per buttare via l’uva, tutta, e avere 3.500 euro a ettaro. Il mio vicino sabato prossimo monterà il filo della corrente  contro i cinghiali e i caprioli, ma sà benissimo che questi entreranno e mangeranno tutta l’uva, perchè la sola corrente gli fa un baffo, in una vigna nel mezzo al bosco. Il mio vicino spera di avere 50 euro a ql di uva dall’ATC, come l’anno scorso, per l’uva mangiata dai cinghiali. Il mio vicino sà che quest’anno non vendemmierà perchè gli animali gli mangeranno tutto perchè tutte le altre vigne sono recintate. Il mio vicino ha lavorato il sabato e la domenica per dar da mangiare ai cinghiali. Il mio vicino il prossimo anno forse prenderà 2400 euro per i danni da cinghiali di quest’anno.

Il mio vicino è un pò strano, e io un idiota che guarda cosa fa il suo vicino.

Speculazione nel vino Chianti Classico

In questi giorni il valore reale del vino Chianti, ha superato il valore del vino Chianti Classico. Le quotazioni del vino Chianti si aggirano su 90/100 Euro x Hl, mentre le quotazioni del vino Chianti Classico si aggirano su 70/80 Euro X Hl. (Ricordo che per produrre 1 Hl di Chianti Classico occorre circa 3 Euro X Hl.)

E’ la prima volta che succede, storicamente il vino Chianti ha un valore di circa la metà del vino Chianti Classico. Dunque, i Signori del vino hanno definitivamente spostato le attenzioni sul Chianti. Le ragioni di questa strategia, senza peli sulla lingua sui potrebbe parlare di accordo, possono essere molteplici. A mio parere principalemente c’è interesse che i vigneti “Chianti” siano rinnovati, in quanto generalmente obsoleti, mentre ormai non c’è più interesse per i vigneti a Chianti Classico ormai quasi completamente rinnovati negli ultimi dieci anni. Probabilmente i produttori attirati da un valore così relativamente alto del vino Chianti, rinnoveranno massicciamente i vigneti salvo poi tornare a valutazioni abbondantemente sotto i costi di produzione quando l’operazione di rinnovo sarà completata, come nel caso del Chianti Classico.

Una regola di mercato dirà qualcuno, una speculazione dico io.

 

Come è possibile?

Tornando dall’Assemblea dei soci del Consorzio Chianti Classico, rimuginavo alla conferma del Direttore Dott. Liberatore alla mia domanda: “E’ vero che in Toscana si commercializza due volte e mezzo la quantità di vino Igt dichiarta nelle denunce di produzione?”.

Questa conferma mi rende triste e angosciato. Come è mai possibile? Chi ha interesse affinchè non ci sia alcun controllo di questo tipo di vino? Quali sono i metodi per vendere quasi tre volte un vino igt toscana, evidentemente non prodotto in Toscana? Perchè i furbi la fanno sempre franca? perchè gli onesti la prendono sempre nel c**o?

Si, perchè questo marasma degli igt influenza anche l’economia del vino Chianti Classico, che è controllato. Le quotazioni del vino controllato saranno influenzate da questo fenomeno, o no?

Ma insomma, qualcuno sa dirmi come sia possibile questo scandalo?

 

Vinitaly 2011: un flop la degustazione collettiva del Chianti Classico ?

 

La degustazione collettiva, consortile, presso lo stand del Consorzio Chianti Classico al Vinitaly, mi pare che quest’anno non abbia raggiunto la sufficienza. Prima considerazione: non si riusciva a capire l’esistenza di questa possibilità, l’evento non era segnalato a dovere, tutto si svolgeva in sordina al primo piano. Seconda considerazione: ho avuto solo cinque degustatori a fronte di una spesa di euro 276,00, ho praticamente pagato (oltre a 24 bottiglie messe a disposizione) ben 55 euro a degustazione! Sarebbe interessante sapere le performance degli altri… (mi sono già arrivate all’orecchio la voglia di rinunciare per il prossimo anno). Terza considerazione: è arrivata in questi giorni una circolare del Consorzio in cui si chiede una opzione di partecipazione per uno stand autonomo all’interno del Consorzio al Vinitaly 2012, in previsione di un allargamento del medesimo (a euro 3250 + iva). Alla luce di queste considerazioni, mi sembra che i segnali siano quelli di non incentivare questo tipo di degustazioni dove tutti possono degustare in pace, valutare senza condizionamenti e democraticamente i vini del Chianti Classico, ma di incentivare fortemente la moltiplicazione in stand autonomi, pur all’interno dello stand del Consorzio, con tutte le conseguenze economiche immaginabili…