Il bio non deve diventare moda

Il bio -(logico e dinamico) non deve diventare moda. Deve essere ispirato da ideali, un modo nuovo di intendere la vita e i comportamenti. Dopo la caduta delle ideologie, anche gli ideali negli ultimi venti anni si sono persi. E’ contato solo la corsa verso il successo e la realizzazione personale, costi quel che costi. Non ci sono più riferimenti a parte le indicazioni della pubblicità.

Il cibo bio-, e quindi il vino, devono rappresentare un cambiamento necessario per la continuità della vita sulla terra. Non solo il fine per vendere, ma strumento per i cambiamenti sociali. Sostenibilità, protezione dell’ambiente, etica delle produzioni alimentari, devono diventare valori senza i quali si rischia di veder affossato questo fenomeno dal tempo, come tutte le mode.

 

7 pensieri riguardo “Il bio non deve diventare moda”

  1. L’importante è che non sia una moda passaggera, ma che diventi una buona abitudine.
    Allargando il discorso oltre al vino, sto pensando di fare l’orto, pensa che non mi fido nemmeno dei prodotti bio da supermercato. Se non trovo a breve un fornitore di frutta e verdura vicino e affidabile, "scendo in campo"! 🙂

  2. Ciao Paolo, ho l’impressione che comunque non si può evvitare che sia il passaggio nella moda… con il fiorire di persone serie e convinte e quello degli furbi, e ce ne sono parecchi, ma il problema è dei controllori…
    Prendiamo il lato positivo per l’ambiente, il passo più difficile è quello della presa di coscienza del consumatore/cittadino per mettere in pratica quello di cui è diventato consapevole! E questo sta adando avanti sempre più velocemente, per cui facciamo durare la moda!

  3. si ma, che non sia un pretesto per fare vini sommari che hanno difetti……del tipo e’ bio,e’ vero, e’ autentico e puzza come ‘na cloaca…..beh vallo a dire a chi quel vino lo compra tirandosi fuori i soldi di tasca…..rispettiamo l’ambiente, rispettiamo i valori la tipicita’ ma rispettiamo anche il consumatore e non pilgliamolo per il culo….!!!!

  4. Naturalmente i vini (e il cibo) bio- non deve avere (troppi) difetti, altrimenti è merda come quella convenzionale. Non si può spacciare un prodotto scadente bio per un prodotto buono. Penso che tutti sono daccordo su questo. Quello su cui insisto sono "i valori" aggiunti delle produzioni bio- (valori di sostenibilità, di ecologia, di ideologia, di modello di vita, di comportamenti individuali, ecc.) che devono andare oltre la moda (grazie Antoine: sono daccordo, se la moda è positiva benvenga la moda) verso direzioni durature e sostanziali, non solo formali o passeggere come a volte la moda simboleggia.

  5. Non capisco questa esternazione, biologico è un metodo di coltivare, le regole di vinificazione, quando ci sono, sono quelle di buona pratica enologica tradizionali, non quelle alla moda per intendersi… ;o)
    I vini "bio" non hanno più bisogno di dimostrare che sono buoni oramai!

    Certo c’è una corrente, quella si modaiola, che propone vini estremi, ma in fondo non so nemeno quanto abbia da vedere con il bio, che ormai ha una definizione, ha probabilmente più a vedere con un concetto di "naturale" filosofico, che "surfa" sul concetto bio, costruito con altri propositi, e crea confusione per il grande piacere di communicatori e consumatori modaioli.

  6. Certo, divido le pratiche bio dai concetti filosofici, le pratiche bio sono "semplici" accorgimenti tecnici, tutti spiegabili con la scienza agronomica, pedologia, biologia etc.

    La scelta di seguire le indicazioni di buone pratiche agronomiche – qui dico per inciso che non ho mai capito perchè esistesse l’agricoltura integrata in quanto da 40 anni o più le pratiche di agricoltura integrata sono semplice buona gestione agronomica che serve a ridurre i costi per non sprecare mezzi tecnici esterni all’azienda che sono costosi, per cui chi non tende all’agricoltura integrata è comunque un cattivo gestore o agricoltore, almeno è cosi che mi era stata insegnata all’epoca – dunque la scelta di seguire buone pratiche agronomiche può certamente includere scelte filosofiche, non lo escludo, ma principalmente mi sembra dettata da necessità ambientali, necessità che hanno le loro raggioni nella scienza, o necessità salutiste qui, entrandoci l’individuo, filosofia, psicologia, stregoneria possono essere mecolate te lo concedo ;o)

    Comunque la scelta personale e i suoi mottivi, non sono l’agricoltura biologica. L’agricoltura biologica non è altro che scelte pratiche nate dalla consapevolezza degli effetti legati all’uso di techniche o sostanze usate nel nostro mestiere.
    La connessione filosofica che ci metti per me è solo la persona che usa una tecnica.

    non so se fare il pane con il lievito di birra o farlo con la pasta madre è una scelta filosofica? io non credo. Per me è una cosa di gusto.

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