Piccolo elogio dei tini di cemento

Recentemente ho assaggiato il vino di Castellinuzza e Piuca, piccola azienda di Lamole, dove ho ritrovato profumi e schiettezza gustativa rari.

Il vino è maturato nei tini di cemento. Questo materiale, introdotto in Toscana dai F.lli Marziali di Levane (Ar), ha dei pregi come la buona coibentazione, una buona porosità che facilita lo scambio di ossigeno e sopratutto l’estrema naturalezza intrinseca che questo materiale possiede, assimilabile a una pietra. Negli anni ’70 in Chianti questi tini hanno rappresentato un miglioramento qualitativo incredibile, permettendo di vinificare e conservare i vini con proprietà igieniche molto migliori delle obsolete vecchie botti di castagno. Naturalmente i tini di cemento devono essere lavati con grande attenzione, non possono essere spostati, ma sostanzialmente sono migliori che i moderni tini di acciaio, troppo tecnologici più adatti alle industrie che agli artigiani del vino.

Abbiamo tutti passato un periodo dove i legni, le barriques, i tonneau hanno segnato vini più speziati, più rotondi, ma senz’altro meno naturali in quanto i tannini del legno nuovo influenzano i profumi e il gusto prepotentemente. L’abuso poi delle barriques ha poi addirittura snaturato l’approccio del consumatore verso il vino.

Naturalmente l’uso sapiente dei legni è un’arte che si riflette nei vini di alta gamma, ma si sta anche facendo strada il gusto “neutro”, che solo una maturazione in cemento può avere, impensabile da proporre solo pochi anni fa a consumatori evoluti. Insomma a mio parere è possibile fare vini di alta qualità senza uso di botti, botticelle e troncoconici che oltretutto son costi alti che si riverberano sul costo finale del vino.

Per quanto mi riguarda, dopo aver provato quel che si doveva provare, penso che il percorso della mia vecchiaia si indirizzi verso “barrowls” sempre più grandi, esaurendo progressivamente le barriques (tra l’altro veramente troppo piccole per il vino fato col Sangiovese), e con un uso sempre maggiore di vino maturato in cemento per gli assemblaggi.

Un grazie  a Enrico Pacciani, autore della foto.

17 pensieri riguardo “Piccolo elogio dei tini di cemento”

  1. Bravo Cianfa ! sono 40 anni che creo e allevo i miei vini nel cemento – penso di avere raggiunto dei picchi di eccellenza – i vecchi legnami, che ho, anche, utilizzato nel passato, sono serviti a cuocere ottime bistecche – non sono mai caduto nel trannello della barrique – e continuerò a produrre un ottimo Chianti Colli Senesi nel mio cemento !
    Evviva !
    gianni

  2. Rileggendo il tuo testo, mi suona un poco vuota la parola " neutro" – ma non sarebbe che un vino "naturale", anche invecchiato, non presenti la FRAGRANZA dell’UVA ?
    questo avviene nel cemento ! Sono un inguaribile tradizionalista ed accanto agli incontornabili Sangiovese, Canaiolo e Colorino, io immetto sempre un 2/3 % di Malvasia et Trebbiano – anche dopo 5 anni di tino di cemento le mie riserve presentano la freschezza dell’uva stretta.
    Oiboh!
    gianni

  3. Nell’acciaio il vino ci sta male e prende la scossa, è freddo e conduttore. Il cemento è sasso e terra. Sono d’accordo, ma leva quelle piaccelle, quei numeracci, dalla vigna. Un minimo di decoro, Cianferoni.

  4. Gentile uno, i numeracci alle testate della vigna mi servono per vedere e ricordare dove sono passato quando si fanno i trattamenti. Hanno una funziona pratica, così si vedono anche attraverso il vetro sporco del trattore e si evita di ripassare il filare due volte. Hanno quindi un valore ambientale. Si vede che lei non ha mai lavorato in vigna…

  5. E bravo Paolo!
    Da quando ho smesso di lavorare il terreno ho anch’io messo i numeri (quest’anno mi tocca di passare a risegnarli perchè si stanno cancellando)…
    Prima vedevo dove ero passato perchè rimanevano le "ruotate" sul terreno lavorato…adesso non si vede più e quindi ho risolto con i numeri.

    Poi ti chiedo questo…
    Come vedi l’evoluzione del Sangiovese nei tonneau da 5hl "vecchi" cioè ben conservati, ma di III, IV, V e VI passaggio?

    Ciao.

  6. Gabriele, il mio parere è acqua che scorre… comunque per mia esperienza più la misura delle botticelle è grande più anni può durare. Però è anche vero che ogni botticella o botte grande ha la sua storia sia di costruzione, sia di collocamento nell’ambiente che di uso (qualità e tempo di vino maturato, lavaggi, stoppinature, ecc.). In generale il paragone è come quando si entra in una stanza dove vive un anziano, si sente cattivo odore, mentre se si entra in una stanza dove vive un bambino si sente profumo… non è fuori luogo questo paragone e ogni vignaiolo lo sà. Più i contenitori sono vecchi più "scarto" c’è, più son nuovi più "legno", nel vino, c’è. Si ritorna sempre lì: siamo sempre alla ricerca dell’equilibrio. E il cemento può contribuire molto bene meglio che l’acciaio. So che si stanno vendendo tini di cemento a forma di uovo, non ci sarà da stupirsi che questo contenitore avrà un bel successo. Oggi viene venduto a 500 Euro/Hl…! Coma a dire capacità di 6 Hl = 3.000 euro più Iva! (più del doppio di un normale Tonneau).

  7. Neutro sta per "nessuna speziatura estranea al di furi dell’uva". Comunqe tu sei un talebano! I legni possono armonizzare il vino, e le dosi possono essere minori. La respirazione avviene nei legni si, ma anche nel cemento (nell’acciao se si ricorre alla micro-ossigenazione e/o alla macro-ossigenazione). Quando leggo che un vino permane 12/28/24/36 mesi in barriques è una grande cazzata e il consumatore, ma anche l’enostrippato, si lascia fuorviare dalla realtà. Quel vino lì, se son barriques nuovi, va tagliato, altrimenti risulterà imbevibile.

  8. Ciao, l’inconvenienti delle vasche in cemento è che:
    -non sempre sgrondano bene, quindi occhio quando si svuotano altrimenti rimangono delle pozze acetose…
    -non avendo per converso neanche una conicità sopra tendono a tracimare molto velocemente, questo può venire risolto (in parte), dotando le vasche di un "camino" aggiuntivo in acciaio inox, altrimenti ad inizio estate è probabile che si formino delle pozzemaleodoranti piene di fioretta/acetobacter grazie al traboccamento, e d’inverno quando il volume diminuisce uno scolmo anche modesto si traduce in un esposizione di una superficie molto ampia all’aria…
    -spesso succede che il rivestimento epossidico si scrosta lasciando infiltrare in delle tasche a contatto con il cemento.
    Però il cemento ha anche pregi, come ben hai sottolineato, come d’altra parte ogni tipo di materiale.
    L’importante è NON seguire le mode ma cercare di fare le cose con equilibrio… Credo che, (con criterio) si possano anche usare barrique, anche per il Sangiovese. Ora picchiatemi…:-)

  9. Ci sono "Sangiovesi" che vanno in riduzione molto velocemente in barrique usate ed altri invece che maturano molto bene, anche per lunghi periodi (18mesi e più), ovviamente le barrique devono essere intanto…sane…poi occorre assaggiare con frequenza senza pregiudizi e vedere un po’ quello che viene fuori.

  10. Vero, giusto. Sono passato dopo natale per visitare la cantina ma ho trovato la sbarra chiusa (la prossima volta prendo appuntamento), e tornando giù, forse il disappunto di non essere riuscito a vedere la cantina, ho notato i cartelli azzurri.

  11. Purtroppo so anche io che l’estetica non è molto bella, ma sono visibili… comunque quando c’è la vegetazione non si notano più… ora con le vigne spoglie sono brutti, le do ragione. Credo che oggi la praticità deve essere considerata più dell’estetica. Ad esempio anche l’installazione dei pannelli fotovoltaici sui tetti (non nei terreni agricoli, per carità!) non ci vedo nulla di male, lo so che sono brutti, ma meglio l’efficienza che la Co2…

  12. Paolo,
    il tuo parere non è acqua che scorre, perchè sicuramente hai tanta esperienza…
    Nella mia (poca) esperienza, posso dire che i tonneau nuovi sul sangiovese non vanno bene (perchè per invecchiarli ne ho dovuto acquistare dei nuovi 🙂 ) perchè cedono tanto legno lo stesso; però di III e successivi passaggi, se ben conservati, non vanno male…anzi…
    Addirittura lo scorso anno alcuni sono stati riempiti con il vino nuovo nell’immediato dopo essere stati svuotati (mezz’ora al massimo)…senza nemmeno toccare il lavabarriques, e il vino non ha avuto niente…
    L’unica cosa che va un po’ di più in riduzione, ma non è un male, perchè poi bisogna usare pochissima solforosa quando lo si toglie dal legno…

    Ciao.

  13. un pregio è che costa poco 🙂 🙂 ,ho passato l’estate scorsa a rimetterle a nuovo,ed è stata very hard però ora me le godo!!concordo con i problemi da te esposti sopratutto d’estate .ciao Gian Paolo

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