Degustazioni troppo popolari, quali soluzioni?

raddanelbicchiere2016

Ultimamente ho ascoltate diverse lamentele sulle modalità di svolgimento di alcuni eventi di vino: troppa gente, troppo popolare, troppi ubriachi, vogliamo solo operatori, troppo caro. Da una parte produttori e giornalisti e operatori, dall’altra appassionati o semplicemente curiosi.

In effetti, per esempio, Terre di Toscana o Radda nel Bicchiere sono visitate da migliaia di persone che “intoppano” la normale funzione di promozione del vino ma che garantiscono l’incasso, il successo e la sopravvivenza degli organizzatori. Per cui molti produttori si lamentano dell’ elevato numero di bottiglie aperte o quanto i veri operatori siano disturbati dal pubblico, o l’inutilità di versare il proprio vino a chi intende solo bere o l’impossibilità di offrire calma sufficiente; dall’altra parte il pubblico si lamenta che alcuni vini, tra i più prestigiosi, “finiscono” come per magia, altri si lamentano del prezzo elevato del biglietto di ingresso. I giornalisti e gli operatori si lamentano che non possono svolgere il proprio lavoro per l’ammucchiata ai banchini.
Sono questioni molto delicate in quanto le soluzioni non sono facili. L’aumento del prezzo di ingresso, (quest’anno mi dicano che il biglietto al Vinitaly costerà 80 euro!) potrebbe essere una soluzione per limitare pubblico “indesiderato” ma per me non molto democratica; altra soluzione sarebbe quella di separare la tempistica dell’affluenza: un giorno dedicato agli operatori, l’altro al pubblico, ma questa opzione è impossibile per esempio a Radda nel Bicchiere che si svolge all’aperto. La soluzione estrema che sta serpeggiando tra alcuni produttori è quella di rinunciare alla partecipazione alle manifestazioni più popolari, come ad esempio quest’anno Monteraponi e Montevertine a Radda nel Bicchiere, riservandosi solo per manifestazioni dove la selezione è rigida, attirandosi, però, l’ironia della “puzza sotto il naso”. Che fare?

9 pensieri riguardo “Degustazioni troppo popolari, quali soluzioni?”

  1. Ultimamente c’è una tendenza un pò snob ad arroccarsi nel mondo v.i.p. ed è sbagliato, se volete vendere questo è il sacrificio da fare. Se volete diffondere la cultura del vino di un certo livello bisogna aprire a tutti, tanto gli ubriaconi esistono di “tutte le tasche” e sono uno “zoccolo duro” che sta diminuendo assai ma è anche duro a morire. Io mi auguro che questo arroccamento non venga, escludere è il più grosso sbaglio commerciale e di immagine che si possa fare. Ossequi e saluti. Massimiliano Rossi.

  2. Tenete presente che il c.d. “popolo” è quello che poi compra dagli operatori. Non solo. Il popolo si sta organizzando in gruppi con forme di acquisto che possono essere anche molto interessanti per l’azienda. Il popolo non è mai solo popolo.

  3. Ho ricevuto per mail queste sacrosante parole da un produttore di Radda: “…qualunque evento domenicale attira bande di giovani sbevazzoni che però possono anche
    evolversi: con 2 di questi, molti anni fa, sono quasi arrivato alle mani e ora uno di questi è un
    buon acquirente di vino di alcune delle aziende emergenti
    e un altro è addirittura il rappresentante di una delle più giovani
    presenze vitivinicole raddesi”

  4. Ciao Paolo, per me è un falso problema che è creato da chi ha la puzza sotto il naso.
    Se vai a una fiera di settore dovrebbe poter entrare solo chi lavora nel settore, è cosi a Millèsime Bio à Montpelier dove si lavora benissimo non hai la coda al tavolo ma sai che chi si ferma in qualche modo è interessato non solo al bere.
    Se fai la “festa” in paese, fai la festa e il vino è un attore privilegiato delle feste, di tutte le feste. E la scelta di farla in paese per strada dovrebbe di per se evitare qualunque polemica assurda, è un occasione anche per il produttore di “sciupare” un po di buone bottiglie dandole ad assaggiare a chi magari non lo avrebbe mai comprato, ma potrebbe anche cambiare idea…
    Poi c’è roba tipo VINITALY che non è chiaro cosa sia, di sicuro è un occasione per fare soldi per cui bisogna far entrare tutti, il più possibile con qualunque sistema.
    Ma c’è sempre chi vuole mettersi in costume da pinguino anche ai tropici… be lasciamoli sudare

  5. Leggo con molto interesse quello che percepivo da tempo a questi eventi.
    Qui si perde il punto focale, il vino lo beve e lo compra la gente alla fine della giostra! Gli operatori sono un mezzo per arrivare al cliente finale, e se il cliente finale non conosce né il vino né i produttori, be la vedo dura concludere buoni affari.
    Se si volesse vendere più vino bisognerebbe farsi conoscere dalla gente comune, e non trattarli da ubriaconi quando vengono ai banchini, come spesso succede!!

    1. Sono d’accordo. Ma sembra che alcuni produttori abbiano così grande successo che non interessa la gente comune, tanto il vino lo vendono lo stesso, oppure perché non hanno lo stesso entusiasmo di quando c’è necessità.

  6. Paolo però sono pocchi o pocchissimi 1 o 2 per comune che reagiscono cosi….. spero !
    Dai non dare quest’immagine dei produttori per colpa di una minoranza!

  7. Per manifestazioni comunali come Radda nel bicchiere, al momento che dovessero perdere alcuni dei protagonisti territoriali, vedo come soluzione quella di diventare una mostra-mercato. In questo modo si distinguerebbero anche meglio gli sbevazzoni in gita da chi ha un sincero interesse.

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