Nonostante abbia un’età abbastanza avanzata, la mia mente come la mente di molti agricoltori vitivinicoli è costantemente proiettata verso il futuro. Ragioniamo sempre in termini di tempo molto lunghi. Quel che facciamo oggi potremo ritrovarlo dopo decenni.
Questa sorta di outlook significa che noi pensiamo come se la nostra vita sia infinita, pensiamo come se tutto proseguirà secondo i piani. Naturalmente è come una malattia professionale, ma meno dannosa.
Il mio obbiettivo è che le vigne che ho piantato, cresciuto e mantenute come si manterrebbe un giardino arrivino centenarie ai posteri.
I motivi vanno al di là dell’affetto, in quanto non potrò constatare se questo desiderio si avveri.
Ma esiste anche una ragione ambientale. Sapete quanta energia, emissioni di Co2 occorre per sostituire un vigneto obsoleto e costruirne uno nuovo? un’esagerazione. Poter investire annualmente nella cura degli impianti, nella manutenzione annuale ricambiando le viti malate o danneggiate o morte a causa dei trattori e così via, permetterebbe un allungamento smisurato della vita di un vigneto. Certo si tratta di vigneti dove la parola Slow è al centro della concezione, dove le viti non devono essere super sfruttate, dove una visione (anche visionaria, si!) di coltivazione per nulla intensiva sia al centro del progetto.
Ecco, questo sarebbe quanto di più posso desiderare se potessi vedere da lassù in cielo