Quando vengono ad assaggiare il vino i tuoi colleghi

vino in bicchiereAppena tornato dalla tre gironi di “Terre di Toscana”, da dietro il banchino insieme a tanti altri bravi produttori, mi viene in mente come noi vignaioli riceviamo sempre con piacere gli altri produttori nelle degustazioni. Sono soddisfazioni, perché persone come te si sacrificano, che sudano, che smadonnano, che devono affrontare gli stessi problemi e che vengono a degustare, significa emozionarsi insieme, significa scambio, significa arricchirsi, significa solidarietà, significa apprezzamento vero. Ho assaggiato volentieri i vini di Poggerino, Erta di Radda, Istine, Vecchie Terre di Montefili, Le Ragnaie e i vini di Stefano Amerighi che mi hanno davvero impressionato e poi tanti altri e tutti erano contenti di farmi assaggiare. Stesso sorriso, sempre. Stesso sorriso che mi sembra di aver comunicato io con tanti altri vignaioli che sono venuti al banchino ad assaggiare i miei vini! Soddisfazioni, intime, che forse molti non provano tanta è la spinta egocentrica e di rivalità che, seppur sana e legittima fino ad una certa misura, quando eccede non può che essere malsana.

La felicità di fare il vino

dsc_0041-2Ci sono tanti modi di fare il vino: chi ricorre ai consigli dell’enologo, chi si affida alle tradizioni, chi ci mette solo l’impegno, chi opera in solitario, chi si affida all’esperienza, chi agli studi, chi lo fa per affari. Ma alla base di tutto è la passione, che va al di là dei responsi delle guide, del business o dei risultati economici.
Alcuni si limitano a comprare uva per fare il vino, altri affittano un filare per fare il vino, altri costruiscono vigne per fare il vino, altri comprano le vigne per fare il vino, molti fanno il vino come secondo lavoro.
Ma perché, qual’è il motivo per cui molti si fanno il mazzo per fare il vino? (In Italia pare che 400.000 siano i produttori)
E’ questo forse un dono della natura che stimola la ricerca della felicità?
In effetti penso che sia più gratificante fare il vino che giudicarlo. Il giudizio è spesso infatti condizionato dalla ricerca di un profitto, mentre produrlo tra mille difficoltà e magari consumarlo solo tra amici offre gioia autentica.
Spero tanto che in Italia il numero dei produttori aumenti e non accada il contrario.

Degustazioni troppo popolari, quali soluzioni?

raddanelbicchiere2016

Ultimamente ho ascoltate diverse lamentele sulle modalità di svolgimento di alcuni eventi di vino: troppa gente, troppo popolare, troppi ubriachi, vogliamo solo operatori, troppo caro. Da una parte produttori e giornalisti e operatori, dall’altra appassionati o semplicemente curiosi.

In effetti, per esempio, Terre di Toscana o Radda nel Bicchiere sono visitate da migliaia di persone che “intoppano” la normale funzione di promozione del vino ma che garantiscono l’incasso, il successo e la sopravvivenza degli organizzatori. Per cui molti produttori si lamentano dell’ elevato numero di bottiglie aperte o quanto i veri operatori siano disturbati dal pubblico, o l’inutilità di versare il proprio vino a chi intende solo bere o l’impossibilità di offrire calma sufficiente; dall’altra parte il pubblico si lamenta che alcuni vini, tra i più prestigiosi, “finiscono” come per magia, altri si lamentano del prezzo elevato del biglietto di ingresso. I giornalisti e gli operatori si lamentano che non possono svolgere il proprio lavoro per l’ammucchiata ai banchini.
Sono questioni molto delicate in quanto le soluzioni non sono facili. L’aumento del prezzo di ingresso, (quest’anno mi dicano che il biglietto al Vinitaly costerà 80 euro!) potrebbe essere una soluzione per limitare pubblico “indesiderato” ma per me non molto democratica; altra soluzione sarebbe quella di separare la tempistica dell’affluenza: un giorno dedicato agli operatori, l’altro al pubblico, ma questa opzione è impossibile per esempio a Radda nel Bicchiere che si svolge all’aperto. La soluzione estrema che sta serpeggiando tra alcuni produttori è quella di rinunciare alla partecipazione alle manifestazioni più popolari, come ad esempio quest’anno Monteraponi e Montevertine a Radda nel Bicchiere, riservandosi solo per manifestazioni dove la selezione è rigida, attirandosi, però, l’ironia della “puzza sotto il naso”. Che fare?

Altra mazzata sui produttori di vino

 

A breve, piccoli e grandi produttori di vino dovranno spostare dal cartaceo al telematico i registri di cantina. (I birrifici no…)

Orbene, questa manovra si sta rivelando un grande business per società, organizzazioni sindacali, studi di agronomia che, sule spalle di chi produce, succhieranno quanto possono per mantenere uno stato di dematerializzazione complesso, poichè se fosse semplice tutti potrebbero sostenerlo.

Si mormora di un giro di miliardi di euro.

Anche grandi realtà produttive dovranno incrementare il numero degli addetti, ma la mazzata sarà soprattutto per i piccoli produttori che dovranno sobbarcarsi questa ulteriore incombenza praticamente OGNI GIORNO.

Se il modello telematico fosse come è stato realizzato per l’olio, e le premesse ci sono poiché la piattaforma del SIAN è la medesima, complesso e quasi incomprensibile, il caos avrà il sopravvento e i costi di produzione aumenteranno sensibilmente solo per l’ennesima burocrazia calata dall’alto senza che nessuno abbia avuto da ridire.

Ripeto, soprattutto i piccoli produttori subiranno danni incalcolabili…. Ah già, dimenticavo, ma loro devono sparire…

In Francia non hanno neanche i registri di cantina, loro fanno solo la denuncia di produzione e una denuncia di vendita periodica, perché in Italia si sta sempre zitti? Tra l’altro questa volta non è stata una direttiva Europea ma un’iniziativa tutta italiana.

Il problema è che ogni poco si aggiungono mazzate su mazzate: le ultime è la grafica su ARTEA sui piani colturali per redigere il PAP, oppure il patentino per i fitofarmaci, oppure la revisione dei trattori, oppure la conformità per le macchine irroratrici, oppure il modello 21… sta minchia.

In Francia i produttori riescono a fare fronte comune, scaricano merda per protesta, noi vediamo dove si arriva.

Nel frattempo per questa ragione mi toccherà aumentare il vino, e se non lo vendo perché insostenibile me lo berrò tutto io.

 


Le differenze sono nei vini, oppure no?

Pare che lo sforzo di argomentazione per convincere i possibili acquirenti del vino siano molto fantasiosi, per tutti.

A parte l’ultima trovata del Consorzio Chianti Classico il quale nella pubblicità mostra solo le gambe di una ragazza (Sic!), molti produttori usano e tentano o hanno tentato strade e argomenti tra i più svariati, alcuni legittimi e seri, alcuni strani o dettate da mode passeggere. Provo ad elencarne qualcuno: densità extra-large nei vigneti, vigneti bassi, vigneti tondi, cloni super-autoctoni, cloni antichi, vini veri, vini bio-dinamici e bio-logici, vini artigianali, naturali, vini non filtrati, vini col brettanomiceto, musica nei vigneti, musica in cantina, maturazioni in barriques, legno in un modo, legno in un altro, in botte grande, o solo in vasche di cemento, in forma ovale, oppure anfore, macerazioni super-extra lunghe, solo con l’uso delle mani, vini col sedimento, uve iper-selezionate, tappi di sughero super-extra lunghi, bottiglie super-extra pesanti, rivestimenti di pergamena delle bottiglie, diamanti sulle bottiglie… insomma una miriade si argomentazioni per cercare di differenziarsi.

Ma alla fine è il vino che deve fare la differenza… oppure no?

 

I piccoli produttori son tutti rompicoglioni

 

L’idea che i Piccoli produttori di vino siano solo una palla al piede di una denominazione, sta dilagando tra burocrati, ideologi o politici che siano.

I Piccoli produttori: vociano, protestano, non hanno mai idee uniformi, hanno solo piccole partite da vendere, non hanno un marketing aggressivo, hanno difficoltà ad accedere ai contributi e ai finanziamenti, hanno costi troppo alti, sono tirchi e cercano di risparmiare, polverizzano e destabilizzano le denominazioni con le loro proposte…

insomma sono da eliminare, schiacciarli come mosche per respirare nuova aria facendo rimanere solo due o tre grandi produttori / imbottigliatori, con notevoli vantaggi:

solo due o tre interlocutori, accesso facile ai finanziamenti e ai contributi grazie ai grandi numeri, controllo totale dei dipendenti con minor costo burocratico unitario, prezzi stracciati, uniformità di prodotti (e senza tutto quel marasma di gusti dei produttori bio- ), ma sopratutto grandi amici che non romponio i coglioni alle dirigenze…

FACCIAMO SPARIRE I PICCOLI PRODUTTORI DI VINO: SONO SOLO MOSCHE NOIOSE! 

 

Radda nel Bicchiere 2013

Si stà avvicinando l’appuntamento di Radda nel Bicchiere del 1 e 2 Giugno 2013. Non sto qui ad annoiare scrivendo del programma, lo trovate ovunque qui in internet.

Certo è che con questa stagione così particolare i vini di Sangiovese di Radda potranno esprimersi al meglio. Il Sangiovese, con la sua aridità, fatica un poco quando le temperature meteo sono calde, quando in realtà si preferisce bevande fresche come un buon vino Bianco o Rosato. Quest’anno sarà quindi una edizione particolarmente adatta alla degustazione dei nostri vini di pregio.

Comunque a Radda nel Bicchiere ci sarà anche una esperienza degustativa organizzata dai produttori dei Rosati di Radda: una bella novità e sopratutto gratuita!

Questa è una delle novità, ma la notizia in anteprima è questa: i produttori di Radda si stanno organizzando in un gruppo che dovrebbe inserirsi nell’organizzazione dell’evento dalla prossima edizione 2014, sollevando almeno in parte l’organizzazione fin qui condotta dalla ProLoco di Radda. Insomma ne vedremo delle belle!

 

Lista Paesi Eu che riconoscono i diritti dei Piccoli Produttori di Vino

Gianni mi ha inviato un documento dell’Agenzia delle Dogane datato 7 maggio 2004 in cui si elenca i 25 Paesi che riconoscono l’esonero dei Piccoli Produttori di Vino in fatto di DAA elettronico. Questo documento è disponibile in internet sotto il sito dell’agenzia delle dogane, sotto accisa, poi “Normative sulle accise”, e poi “2004”!!!!!.

Quindi, ai miei fatti, c’è un documento di sei anni fa, che nessuna organizzazione ha pubblicizzato, e oggi 2011 avrei dovuto sapere che dal 1 Gennaio 2011 spedire vino in Finlandia non si può senza Daa elettronico… ma roba da pazzi!

Comunque chi per chiarezza è un piccolo produttore di vino legga il il documento che è qui: http://www.agenziadogane.gov.it/wps/wcm/connect/ab3bb1004421f03da333bb4e7aaa0be0/lista_paesi_ue.pdf?MOD=AJPERES&CACHEID=ab3bb1004421f03da333bb4e7aaa0be0

e mi riferisca se ci capisce qualcosa!

 

Esonero obblighi per i Piccoli produttori di vino

 Ecco gli ultimi sviluppi della situazione, dopo aver sollecitato il Consorzio Chianti Classico sulla questione DAA elettronico (vedi anche qui e qui e qui ).

Il Consorzio ammette che ci sono forze come gli autotrasportatori e ditte che nascono come funghi che si oppongono al risolvimento della questione, in quanto hanno tutto l’interesse a far pagare i propri servizi. Anche Paesi produttori di vino concorrenti, la Francia, impedisce che la legge italiana sia rispettata.

Tecnicamente i Piccoli Produttori italiani non sono presenti nel sistema informatico delle dogane europee e molti Paesi, sopratutto chi non ha accisa uguale a zero, non vogliono “forzare” il sistema elettronico per l’inserimento di questi Santi Piccoli Produttori Italiani. Ecco perchè è spesso impossibile sdoganare il vino in questi Paesi, a meno che non si sborsi cento, centocinquanta euro a qualcuno, autotrasportatore o ditta che si vuole, PRIMA DELLA SPEDIZIONE. Nel mio caso essendomi trovato ignaro di questo dovrei far ritornare il vino qui in Italia (Euro 250 + Iva), far emettere da una ditta specializzata un DAA elettronico (Euro 150  + Iva) e rinviare nuovamente in Finlandia. Questo giochino costerebbe in totale 900 euro + Iva (spedizione, ritorno, nuova spedizione e DAA elettronico) più le bestemme, se mi si permette.

Comunque, a seguito della segnalazione del mio caso alla Dogana di Roma del Consorzio Chianti Classico ho ricevuto una interessante risposta della Dr.ssa Lanuzza che dovrebbe permettere la soluzione del problema, ma credo proprio che una vera soluzione sia solo una volontà POLITICA per agevolare tutti i Santi Piccoli Produttori di Vino Italiani. Ecco quanto scrive la Dottoressa:

OGGETTO : Risposta sollecito Helpdesk NCTS – Esonero degli obblighi dettati in materia accise per “piccoli produttori di vino ”

Con riferimento a quanto rappresentato dalla nota in oggetto, inerente alla mancata accettazione da parte di un paese comunitario ( Finlandia ) di una partita di vino scortata da documento di accompagnamento cartaceo, si fa presente quanto segue :

Ai sensi dell’art. 37 del Testo Unico Accise, approvato con D.Lgs 504/95, gli stabilimenti di produzione di vino con produttività annua media non superiore a 1000 ettolitri, sono dispensati, fintanto che l’accisa in Italia resterà pari a zero, dagli obblighi previsti dalla normativa relativa alla circolazione delle accise. Pertanto, diversamente dalle ditte titolari di deposito fiscale le quali, dal 1 -1- 2011, devono emettere i DAA esclusivamente in forma telematica (e- AD), nei trasferimenti intracomunitari possono spedire in regime sospensivo a soggetti abilitati, muniti di codice accisa, utilizzando il Documento Agricolo previsto dal regolamento CE 436/2009.

Con circolare, n 1412/2004 è stato pubblicato l’elenco dei 25 Paesi del’Unione Europea che riconoscono ai piccoli produttori di vino l’esonero dai vincoli di circolazione e di deposito previsti dall’art 40 della direttiva 118/98. L’elenco degli Stati che prevedono le agevolazioni in esame, ha come finalità quella di consentire alle varie amministrazioni nazionali di essere informate del fatto che per le spedizioni di vino che giungono da tali paesi, il prodotto non sarà scortato dalla documentazione prevista dal regime delle accise ma da quella stabilita dalle norme comunitarie del settore agricolo. ( Documento Agricolo – Allegato III del Regolamento 884/2001 ). Le spedizioni in partenza dagli Stati che, invece, non prevedono le forme di agevolazione fiscale consentite ai piccoli produttori dal citato art 40 della direttiva 118/98 CEE saranno, ovviamente, accompagnati da DAA o da DAS secondo le disposizioni dettate in materia di accise.

Pertanto, per i trasferimenti intracomunitari,i piccoli produttori di vino, di cui all’art.37 del T.U. accise, possono continuare ad avvalersi del documento cartaceo

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previsto dal regolamento CE 436/2009 /CE.

Ai fini del richiesto intervento,ove ancora sussista la problematica dopo le precisazioni di cui sopra,si renderebbe necessario acquisire il dettaglio del movimento non andato a buon fine.

Ulteriori problematiche dovranno, comunque, essere trasmesse per il tramite dell’Ufficio delle Dogane territorialmente competente.

I Soci del Consorzio Chianti Classico si sono spaccati in due sulla decisione di diminuire del 20% la produzione 2010

L’intento era quello di riallineare il mercato domanda/offerta. Il vino Chianti Classico sfuso infatti è a quotazioni minime storiche (circa 50% dei costi di produzione)per molte ragioni tra cui l’aumento delle giacenze. Sono prevalentemente le grandi cooperative contrarie alla diminuzione.

Io sono favorevole alla diminuzione, ma cambierei opinione se tutti i produttori e le cooperative siano ligi nel rispetto del disciplinare al 100%. Senza entrare in commenti, faccio solo notare che le cooperative fanno loro le denunce di produzione dei singli conferenti…