Burocratizzata anche l’assicurazione contro la grandine!

Eh sì! L’anno scorso assicurarsi contro la grandine era relativamente facile per noi agricoltori.

Quest’anno dopo aver fatto la domanda al CO.DI.PRA. e fatto la domanda di pre-adesione a ARTEA, occorre fare la domanda su ARTEA, poi si dovrà presentare il PAI (che cazzo è il PAI ancora non lo so, sicuramente non son patatine…), che andrà firmato in luoghi tenebrosi poichè occorre firmarlo sul SIAN…

Insomma sto cazzo di agricoltura 2.0 mi sta facendo innervosire.

 

 

L’autenticità dei vini

E’ il momento di approfondire l’argomento autenticità anche nel mondo del vino. Lo spunto l’ho avuto dalla lettura del libro di Paolo Degli Antoni e Sandro Angiolini “Cambiamenti nel paesaggio rurale Toscano dal 1954 al 2014”.

L’abuso della generalizzante parola “qualità” del vino a mio avviso deve essere superata dalla visione a 360 gradi che la parola “autenticità” possiede. L’indice di qualità può essere riduttivo poichè si basa sempre su fondamenti soggettivi o condizionato dal sentire più o meno comune del momento storico e culturale. Per esempio la percezione gustativa dei viticoltori Etruschi o Romani era sicuramente diversa tra loro e da quella attuale.

Autenticità significa invece, come nel Paesaggio, apprezzare un’esperienza complessa “nella quale percezioni, stati d’animo, ricordi, conoscenze ed esperienze si organizzano sino a poter giudicare, dare valore o non riconoscere affatto, a ciò che si presenta ai sensi (Cit.)”.

Il vino autentico dovrebbe dunque discostarsi dagli stereotipi abusati, dovrebbe essere originale, sinceramente il risultato senza forzature di quello che si è e si ha.

Nei vini occorre rafforzare la riconoscibilità e la distinzione, e quindi il giudizio deve originarsi da uno sforzo interpretativo della realtà gustativa su basi non solo organolettiche ma anche culturali, ecologiche e storiche.

Riusciranno le nostre guide nazionali di prossima uscita a cogliere questo aspetto?

Io mi chiamo nessuno

Forse perchè ho mal di schiena. Forse perchè è caldo. Forse perchè le responsabilità si sono moltiplicate. Forse perchè sono alcolizzato.

Il mal di schiena proviene dal lavoro in vigna sul trattore, il caldo con la fatica contribuisce all’intolleranza verso tutto e tutti, le responsabilità aumentano con l’avanzare degli anni. Di vino ne bevo 0,75 litri al giorno.

A pensarci bene 0,75 litri di vino equivalgono a 0,095 litri di alcool al giorno, al mese 2,92 litri, all’anno 34 litri (se non sbaglio!). Io lo ammetto. Ma quante persone in questo mondo del vino lo sanno?

Le conseguenze: cambi di umore? Depressione? Ma a volte mi domando cosa succede a tanti altri: quanto alcool a dismisura viene consumato senza un minimo di consapevolezza? Quanta depressione o sbalzi di umore provengono dalla nicotina (sigarette)? fumo (marjuana)? coca?

Insomma vivo e viviamo un tempo in cui ci si sdrena. Alcuni con Fair Play, altri con intellettualità, altri con inconsapevolezza: io lo ammetto.

E nei momenti di sconforto, l’idea di lasciar tutto e di mandare tutto al diavolo, anche se stessi, si fa grande. E le idee si confondono: l’interessante braccio di ferro tra un minimo di speranze e ideali (vedi Tsipras e situazione Greca) con la logica del mercato e del denaro mi affascina. Forse non centra nulla, ma sicuramente per me conciliare il mio sogno di vita facendo l’agricoltore e rimanere nel sistema economico così competitivo e spietato è un forte stress.