In piena vendemmia

Ho veramente poco tempo, oggi ho raccolto sicuramente la miglior uva sangiovese dell’annata, come mostra la foto.

E’ molto bella l’uva, è una soddisfazione, ma io sono stanco. Il mio pensiero va a tutti gli amici produttori, nella mia stessa situazione. Meno male che qualche guida di vino ci dà un pacca sulle spalle, ogni tanto. Ecco, forse ai produttori l’unico motivo per partecipare alle guide è questo benedetto colpetto che aiuta ad andare avanti. Il resto è niente. Comunque, per chi non ha avuto premi o riconoscimenti dalle guide, va il mio pensiero e il mio affetto per quel che vale…

Vino e Acqua

Quest’anno il vino e l’acqua saranno due elementi connessi intimamente. A causa delle eccezionali condizioni climatiche la maggior parte dei grappoli d’uva si sono appassiti. I mosti sono ricchissimi di zuccheri, le acidità sono alte, l’acido tartarico è in concentrazioni abnormi così come l’acido malico.

Il sistema usato fin dall’antichità in questi casi è l’aggiunta di acqua.

La buccia d’uva è l’elemento cardine con cui produrre il vino. Gli stessi contadini, una volta pressata l’uva, aggiungevano acqua con cui si faceva il “famoso” acquerello. I sofisticatori aggiungevano all’acqua acido tartarico, zucchero, e lo facevano diventare vino. Da qui la misura antisofisticazione: un tot. di vinacce consegnate obbligatoriamente alle distillerie, un tot. di vino ottenibile. Resa ufficiale mediata: 70%. In alcune annate la resa può essere superiore, nelle annate piovose dove la buccia dell’uva è sottile; in annate eccezionali come quest’anno dove il “peso” delle bucce è enorme, le rese si aggireranno sul 60/55 %. Niente di più facile che aggiungere acqua per aumentare la produzione per lo meno a quantità accettabili. Favoriti in questo da alte concentrazioni di zuccheri e acidità.

Niente di scandaloso… meglio l’acqua o i mosti che provengono da luoghi lontani? E poi, l’acquerello, siamo sicuri che sia “cattivo”?

Bah!, speriamo di non vaneggiare, stasera, in questo post…

Il Consorzio Chianti Classico ha attivato un Forum per i Soci

 

Siamo contenti. Da molti mesi amici come Michele Braganti, Cristiano Castagno, Paolo Socci, Natascia Rossini, io, ma anche altri Soci del Consorzio Chianti Classico avevano con tutti i mezzi sollecitato l’apertura di una bacheca informatica, in cui dibattere alla base sociale quegli argomenti sensibili per il miglioramento delle attività consortili. Da ieri è possibile avvalersi di questo mezzo, per ora accessibile solo ai Soci. Su Facebook, Michele Braganti scrive “… questo ce lo sentiamo un’po nostro…..,Natascia, Cristiano, Paolo, tu e io….vedi che quattro bischeri scazzabubboli come noi…..qualcosa in piu’ di tutti quegli altri stronzoni, polemici, furbini e cacasotto abbiamo fatto….e questo va a beneficio di TUTTI i soci….!!!!!!!!” Niente di più vero.

Tra l’altro questo è il primo esempio in Italia di “democratizzazione” informatica in un Consorzio di Vino. La partecipazione all’attività sociale è, ripeto, di estrema importanza per migliorare le attività ma anche per raccogliere e valutare tutte quelle idee che potranno essere finalmente scritte, visibili a tutti, discusse, eliminando quel “chiacchiericcio” sterile, da bar, che sempre ha aleggiato intorno al Consorzio.

La mia Vigna di 46 anni

Oggi è iniziato il lavoro di selezione massale del Sangiovese (e dellla Malvasia Bianca e del Trebbiano) nella mia vigna di 46 anni. Questa vigna era già impiantata quando mio padre acquistò Caparsa (1965) e fu innestata da innestini professionisti di quell’epoca, uno dei quali mi ricordo il nonno di Riccardo Porciatti, attuale conduttore di Casa Porciatti, alimentari di prodotti tipici a Radda in Chianti. In quell’epoca era uso piantare il piede resistente alla fillossera, da portainnesti americani per lo più provenienti dal Sud Italia (come la Sicilia), e poi innestare con cloni selezionati  quà e là tra le viti delle colline limitrofe di Radda in Chianti, tra i vari contadini che coltivavano la vite.

Tra l’altro aggiungerei che questi cloni sicuramente risentono dell’influenza del periodo etrusco, testimoniato dall’area archeologica di un insediamento etrusco ellenistico del Monte alla Croce, poche centinaia di metri da Caparsa. La produzione di vino nel villaggio è testimoniata in maniera significativa dal rinvenimento di acini d’uva combusti esposti al Museo Archeologico del Chianti Senese, e delle tracce di un torchio vinario.

La procedura della selezione, iniziata oggi, mi porterà tra una decina d’anni alla produzione di vino di Sangiovese antico in circa un ettaro e mezzo di nuovo vigneto. I passaggi saranno i seguenti: oggi prima selezione delle migliori viti, tra una ventina di giorni ulteriore selezione per eliminare quelle viti che potrebbero avere accumulo di virosi o malattie in genere, verificando il viraggio della pigmentazione delle foglie. Successivamente si procederà all’innesto su portainnesti idonei e, tra alcuni anni, all’impianto di un primo filare. Dopo qualche anno verificheremo le migliori qualità di quel singolo filare e finalmente potremo piantare la vigna. Tempi necessari: tra gli otto e i dieci anni. Tanto? no, in agricoltura i tempi sono questi.

Quindi la mia vigna, ancora in produzione, da me rinfittita una quindicina di anni fa, conserva ancora una storicità secolare che proviene dai luoghi circostanti. E’ l’unico esempio rimasto tra le colline di Volpaia, S. Maria Novella, Albola, Radda e Monteraponi in quanto tutte le vigne intorno sono state reimpiantate con vitigni selezionati recentemente da luoghi diversi e lontani. Nella vigna insieme al Sangiovese c’è anche il Trebbiano e la Malvasia Bianca Lunga del Chianti Classico, vitigni una volta usati tradizionalmente per fare il vino Chianti Classico. Oggi le viti a bacca bianca sono indirizzate alla produzione di Vin Santo Doc del Chianti Classico o a Igt Bianco Toscano, in quanto è vietato usare le uve bianche nel vino Chianti Classico, ma quest’anno produrrò il vero e antico Chianti Classico con le uve bianche e il Sangiovese, che non potrò dunque denominare come Chianti Classico, ma come Igt Toscano, alla faccia di chi vuol produrre Chianti Classico con i vitigni bordolesi. Una rivoluzione, se comunicata bene.

Storia della Vendita Diretta a Radda in Chianti

Uno dei “segreti” per cui sono riuscito a percorrere oltre trent’anni di attività vitivinicola è stata l’intuizione di aprire un punto vendita nel mio paese di Radda in Chianti. Questo mi ha permesso in qualche modo di essere svincolato da logiche di mercato a volte spietate.

Ho iniziato, insieme ad altri 9 piccoli produttori riuniti in una cooperativa con: Val Delle Corti (Giorgio Bianchi, presidente, all’epoca Sindaco del Comune di Radda), Poggerino (la principessa, che allora si occupava dell’azienda), Vignavecchia (con il Dott. Beccari Edoardo), Pruneto (sempre con il mitico Riccardo Lanza che per lunghi anni è anche stato presidente, succedendo a Giorgio Bianchi) Crognole, Le Petrene, Capaccia, Podere Terreno e Vergelli, nel 1985. Ci si alternava alla vendita e fu una delle primissime vendite del vino Chianti Classico in tutta la zona del Chianti Classico. In quegli anni, tutti erano entusiasti e le riunioni per decidere ogni azione si succedevano. Nel corso degli anni, l’amministrazione elefantiaca della cooperativa risultò troppo onerosa da far gestire da un commercialista, per cui passò a mio fratello Simone, che la mantenne per altri due anni. Alla fine la cooperativa chiuse, molte aziende si allontanarono per iniziare percorsi individuali, e così rimanemmo per due anni solo due aziende: Caparsa e Crognole. Dal ’94 in poi Caparsa è rimasta sola a condurre il punto vendita.

Anni d’oro tra il ’98 e il 2001, poi un calo continuo anche per la nascita di numerose rivendite di vino a Radda, fino al numero attuale: oltre 17 punti vendita di vino!

Nonostante questo, il contatto diretto con le persone è stato sempre la costante delle mie vendite, e anche oggi posso dire di conoscere oltre l’80% dei miei clienti.

Da quest’anno la vendita diretta è gestita da mio figlio Federico, alternandosi nei turni con una signora Raddese: Lina; verace, schietta e diretta come la maggior parte dei Raddesi.

Ogni giorno in Via Roma 17, dalle 10:30 alle 13:15 e dalle 14:30 alle 19:15 si può degustare tutti i vini e le annate disponibili e naturalmente, se piacciono, anche acquistare…

Non c’è certezza

Quest’annata viticola ci dimostra ancora una volta come non ci sono certezze. Quando si tuona contro luoghi presumibilmente non vocati alla produzione di qualità, quest’anno è stato contraddetto. Quest’anno le migliori produzioni di vino proverranno certamente da vigne in luoghi bassi, umidi e esposti a Nord. E questo si è verificato non solo una volta nel corso degli ultimi otto anni, ma direi certamente nel 2003, 2007 e 2011.

Quando si tuona contro la possibilità di usare qualche punto di percentuale di uve bianche, come l’antica ricetta di Bettino Ricasoli recita per fare il vino Chianti Classico, quest’anno ha sbagliato. Aver potuto vinificare il Sangiovese con un pochino di Malavasia Bianca, avrebbe potuto dare un tocco di eleganza a un uva di  Sangiovese che alcuni anni fa sarebbe parsa arrivare dalla Puglia o dalla Sicilia non certo dai Monti del Chianti.

Quindi, permettetemi di riportare un passo di Luigi Pirandello dal suo “Uno, Nessuno, Centomila”:

“La facoltà di illuderci che la realtà d’oggi sia la sola vera, se da un canto ci sostiene, dall’altro ci precipita in un vuoto senza fine, perchè la realtà d’oggi è destinata a scoprire l’illusione domani.”