Una festa del vino, ieri trascorsa alla Stazione Leopolda a Firenze. La divisione per territorio tra i banchi dei produttori è stata universalmente riconosciuta molto interessante, anche se sul catalogo generale l’elenco era alfabetico così che c’era una discreta difficoltà se si voleva fare un percorso zonale. Il percorso è comunque iniziato (ricordiamoci i meriti di Masnaghetti, con le sue mappe di vini Enogea!) e speriamo che velocemente anche a livello legislativo la zonazione diventi operativa. Questo favorirà le eccellenze dei piccoli produttori vignaioli, ma favorirà a caduta anche chi “assembla” i territori.
Mi pare di dire, dopo numerosi assaggi, che il Chianti Classico stia superando di molto la qualità in confronto ai prezzi, collocandosi su una fascia di mercato che dovrebbe ampliarsi notevolmente tra chi si rivolge sopratutto al prezzo e chi guarda l’alta qualità.
Argomento del giorno è stato un pò la cena del giorno prima da Burde di alcuni piccoli produttori del Chianti Classico, me compreso naturalmente, in compagnia di enoappassionati e qualche (pregiato devo dire) giornalista, presentata dalla stampa come cena provocatoriamente alternativa a quella del Consorzio. Un po di enfasi giornalistica ha sicuramente provocato un po di malumore, ma la semplice argomentazione di una cena dove insieme si sono ritrovatai comuni appasionati con alcuni piccoli produttori e per di più economica (gli appassionati hanno pagato anche per i produttori la giusta cifra di 35 euro, considerando che c’erano vini fantastici e qui cito solo Montevertine…), hanno rasserenato gli animi.
Vorrei spiegare qui che noi vignaioli abbiamo tante cose da comunicare, da raccontare, da esternare e quindi il bisogno di attenzioni, piccole attenzioni, è forse una esigenza generalmente sottovalutata da chi è abituato a lavorare razionalmente a tavolino, a differenza di chi, oltre al tavolino, ci mette il cuore. Come ci mette il cuore l’eno-appassionato.