Trattoristi cercasi

Non so se la situazione è simile in ogni dove, certo è che a Radda in Chianti mancano i trattoristi. ma non solo loro. Addirittura c’è chi “ruba” gli operai agli altri, per mancanza di manodopera. Certo che vivere a Radda in Chianti non è facile: bello il posto in vacanza, ma caro arrapanato e senza servizi di alcun genere per chi ci vive.

Occorre un’auto di propietà, perchè per spostarsi i bus non esistono (qualche rara corsa per Firenze o Siena), gli affitti delle case sono alti a causa dell’offerta verso gli stranieri che assicurano prezzi più alti, senza parlare dei negozi di alimentari, anche la Coop, con prezzi molto superiori alla media delle città.


Inoltre i Raddesi non fanno figlioli, l’immigrazione da Paesi extra europei si è da tempo fermata, addirittura molti extracomunitari residenti hanno lasciato Radda per raggiungere luoghi con più servizi, come la Germania. La popolazione locale sta progressivamente diminuendo; a fronte di diverse aperture di ristoranti e accoglienze turistiche, anche loro, hanno difficoltà di reperimento di manodopera sia perchè il lavoro è stagionale, sia per i motivi sopra accennati.


La formazione dei trattoristi è inoltre difficoltosa, perchè l’incombenza e i rischi sono del datore di lavoro ma sopratutto perchè chi ci prova non ha “orecchio” col motore, non ha nessuna preparazione della fisica (intendo un minimo di conoscenza scolastica di massa, baricentro, pendenze, contropendenze, gravità, valutazione delle tempistiche, ecc) e della meccanica (oltretutto i nuovi trattori 4.0 sono ormai irriparabili senza essere ingegneri informatici…). In pratica non c’è più nessuno che “nasce” sul trattore e gli arrosti e i danni ai trattori e alle macchine relative sono numerosissimi (l’unico meccanico di Radda Dicet), ma anche arrosti e danni nei vigneti…. e con questo chiudo l’esternazione perchè altrimenti sono troppo brontolone.

Radda come Montalcino di 30 anni fa

Lungi da me fare contrapposizioni o confronti astrusi è certo però, per me, che i cambiamenti climatici stiano dando una mano ai vini prodotti nelle zone più interne e fresche del territorio Chianti, in particolare a Radda in Chianti. A Radda si vendemmiava a ottobre inoltrato e nonostante questo non ovunque si raggiungevano gradazioni di alcool di 12,5° e sempre nei vigneti esposti a sud, le zone più calde e quindi con maturazioni ottimali.
Dagli inizi degli anni 2000 assistiamo a una maturazione precoce del Sangiovese e le maturazioni avvengono molto anticipatamente rispetto al passato, tanto che e la vendemmia inizia a settembre ormai sempre più regolarmente con gradazioni che superano i 13,5° superando a volte i 15°.
Questo fatto suggerisce che le condizioni climatiche in zone notoriamente più calde, come Montalcino dove il sangiovese maturava con equilibri fantastici che hanno reso famoso il Brunello di Montalcino, oggi favoriscono eccessi di alcool rispetto agli equilibri del passato. Mentre zone fresche come Radda ne beneficiano. E’ come se a Radda si facessero oggi i vini di 30 e oltre anni fa a Montalcino.
Queste mie considerazioni non devono essere intese come dire che i vini di Radda sono più buoni di quelli di Montalcino, ma devono essere intese come denuncia ai Cambiamenti Climatici, che stanno scompigliando il mondo che conosco, quello del vino

Vendemmia 2018: le finestre operative molto strette

L’annata 2018 si è caratterizzata da frequenti piogge, umidità relative molto alte e caldo. Ancora una volta il Sangiovese, che solitamente qui a Caparsa a Radda in Chianti si raccoglie ad Ottobre, è stato raccolto nella quarta decade di Settembre, con un anticipo di due settimane.

Le finestre operative molto strette, tra una pioggia e l’altra, hanno messo a dura prova il vignaiolo e i suoi collaboratori. Soprattutto nelle coltivazioni bio i lavori per il controllo delle erbe infestanti con le lavorazioni meccaniche e poi i trattamenti contro le malattie della vite si sono caratterizzate da brevi periodi operativi che, se mancati o disattesi per qualsiasi motivo, hanno causato problemi.

Inoltre questa estremizzazione climatica, che forse chi vive in città non ha ben focalizzato, oltre a colpire le colture con più frequenza con la grandine,  favorisce la diffusione di insetti finora sconosciuti in molte zone. Parlo della Drosphila Suzuki, una mosca cinese, ed altri insetti che “bucano” gli acini e che favoriscono il marciume acido e la Botrytis Cynerea.

E’ occorso dunque intervenire con tempistiche giuste nelle finestre del tempo, che significa operare  con caparbietà e molto lavoro, al limite della sopportabilità. Siamo così riusciti a portare in cantina uve sane e ben mature anche grazie al bel tempo della seconda metà di Settembre proprio nel periodo vendemmiale.

W il 2018, W i vini di Radda in Chianti, W il Sangiovese

Il Davide Matassini Pensiero su manifestino contro i diserbanti

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Cari Viticoltori, tutti,
Paolo Cianferoni che tutti conoscete, mi ha messo al corrente del “ grande scalpore” (al momento ben quattro commenti, un successo !!) che ha suscitato l’iniziativa locandina con annesse cartoline sul tema dell’ uso dei diserbanti in vigna.
In tutta sincerità Paolo ha scritto una risposta a questi commenti, un post mi ha detto, che gentilmente mi ha inviato per farmelo leggere e magari integrare.
Poiché sono abituato a farle da solo queste cose, le risposte, e tal volta anche le domande, ho ringraziato, ed ho chiesto a Paolo di attendere qualche giorno prima di inviare una risposta e darmi il tempo di farlo personalmente, chiedendogli gentile ospitalità all’interno del suo blog, spero di non sbagliare termini, blog, post ……
Il caro amico Paolo, mi ha anche consigliato di essere breve, perché? Perché, oggi si fa così mi ha detto e comunque già lo ringrazio.

Bene, ecco il  DavidMatassiniPensiero:

Paternità dell’ iniziativa: David Matassini. Nome in codice : TERRA CURATA TERRA INNAMORATA ovvero Noi: leggi PRODUTTORI il VINO nel CHIANTI lo facciamo senza quella roba là.
Motivazione: una mattina di primavera, questa, passeggiando sopra casa mia, zona S. Giusto in Salcio (Radda in Chianti) mi imbatto, in forte contrasto con la bella e rigogliosa vegetazione circostante, in una VIGNA trattata con DISERBO, con gli effetti che tutti voi potete immaginare (vi allego foto) diserbo_matassini
Reazione : Sdegno della REALTA’,(non delle cose, come in S. Agostino), ma DELLA VIGNA, e questa volta nel senso di S. Agostino. Elaborazione: CORAGGIO, ragazzi, le VIGNE (cose, in S. Agostino) si POSSONO CAMBIARE e anche questa volta nel senso di S. Agostino. Azione: Innocua, quasi puerile, (un educanda incazzata avrebbe concepito qualcosa di più incisivo), produzione di manifestino. Manifestino, sul quale si è aperto durante la sua preparazione ampio dibattito sui termini, sulle virgole, posizione dei nomi delle aziende e addirittura sui colori che avrebbero potuto infastidire l’uno o l’altro produttore, roba, vi assicuro da far rinunciare all’iniziativa. NON HO MOLLATO !! e il prodotto è quello che conoscete. Secondo me qualche casa produttrice di diserbanti ne risentirà fortemente.
Finalità : IO, non noi, VOGLIO, e non vorrei, che LA NOSTRA, e non mia o tua, TERRA NON sia PIU’ AVVELENATA !
Diserbante legale o illegale, che io beva VINO o ACQUA per me sempre VELENO E’.
Ricordiamolo, siamo sempre
solo dei PROVVISORI GESTORI di un vero BENE COMUNE, che tanto di moda è adesso. Anche un po’ di retorica che non guasta mai  :-  Quale TERRA vogliamo lasciare ai nostri figli e figlie ? È vero, andare troppo per il sottile è difficile, lo riconosco, e come diceva sempre l’Agostino, sono tempi cattivi, dicono gli uomini, VIVANO BENE ed i tempi saranno buoni. NOI SIAMO I TEMPI. Alla faccia dei primini della classe, degli esibizionisti, e anche di facebook…
A completa, e gratuita, disposizione per la prossima dirompente azione.
Saluti a TUTTI
David Matassini
Ps:, consiglio la lettura del bel libro di EMILIANO GUCCI ( ed. Laterza ),”Sui pedali tra i filari, da Prato al Chianti e ritorno“ soprattutto dei capitoli “Terre a mano in difesa della natura” e “ Convenzionale, naturale, bio VINO? “, notevoli, a riguardo del tema.

Il grande equivoco sulle Menzioni Comunali nel Chianti Classico

Mi è arrivata all’orecchio che probabilmente il risultato finale della discussione all’interno del Consorzio di tutela Chianti Classico, porterà sì al primo tentativo di zonazione, ma riservata alla “Gran Selezione”.

Sono stati previsti incontri con i soci per approfondire, ma sembra che questa soluzione piaccia alla maggioranza (dei voti).

Naturalmente mi sembra una gran boiata poichè, semplicemente, si confonderebbero le differenti caratteristiche delle zone all’interno della denominazione con le categorie del vino (nel Chianti Classico  c’è la Gran Selezione, la Riserva e il Base). Questo non deve assolutamente accadere: l’origine del vino non deve confondersi con presunte diverse qualità.

Qualcuno sostiene che sarebbe solo l’inizio per poi proseguire il progetto in seguito ma per me sarebbe l’ennesimo tentativo di manipolazione a favore di pochi.

Se dovessi votare in assemblea l’opzione di riservare le Menzioni Comunali solo alla Gran Selezione, io voto NO, nonostante sia colui che insieme ad altri piccoli produttori ha proposto questo progetto e nonostante i miei voti non pesino nulla.

 

Oltremodo tannico?

Ottima espressione, colta qua e là, per descrivere alcuni miei vini Chianti Classico. L’eccesso, che ha contraddistinto alcune annate dei miei vini ha origine da diverse ragioni che non giudico, ma che cercherò di spiegare.

Spiegare i vini e il proprio operato in trasparenza è sempre utile. Ognuno potrà dare giudizi, ma l’importante non è nascondersi o aver paura o non saper accettare le critiche quali che siano. Mai peccare di presunzione,  a mio avviso.

Provo quindi a spiegare qualcosa:

– L’origine. La natura del Sangiovese piantato nelle vigne negli anni 60 era molto rustico. Ho continuato a coltivare quelle vigne fino al 1999, anno in cui ho cominciato gradualmente le estirpazioni reimpiantando cloni selezionati (Chianti Classico 2000) e che ormai hanno sostituito tutti i vecchi impianti. All’epoca quei cloni così rustici avevano un senso in quanto il Sangiovese nel Chianti si poteva vinificare insieme a due vitigni a bacca bianca: il Trebbiano e la Malvasia che “diluivano” quei tannini così spesso oltremodo presenti nell’uva di Sangiovese.

– La macerazione, che avveniva con pompe troppo veloci, estraendo a volte in eccesso.

– le condizioni orografiche e climatiche di Caparsa, situata in zona Nord-Est di Radda in Chianti che impedivano maturazioni perfette in annate particolari, aiutate dai cinghiali che di notte “sceglievano” le uve migliori (oggi le vigne sono protette da recinzioni e recinzioni elettriche). Negli ultimi anni la zona, condizionata dai cambiamenti climatici e in particolare dall’aumento della temperatura media, si è ormai allineata su standard di maturazione fonologica radicalmente più elevata che nel passato.

– I quattrini, che hanno condizionato alcune scelte. Ho sempre usato risorse provenienti dalla mia attività di contadino e non ho mai avuto entrate o appoggi esterni. Dunque, senza mai fare il passo più lungo della gamba (tipico della cultura contadina… l’opposto della cultura della finanza).

– I Periodi Storici. I fusti piccoli hanno condizionato per almeno un decennio i vini del Chianti ed anche me. “Seccavano” oltremodo i vini. Per fortuna le barriques sono in fortissima decadenza nel Chianti ed anche io, oggi, ormai uso solo botti di grande capacità (a Caparsa da 10 o 18 Hl per la maturazione del Sangiovese).

– La mia indole, che solo negli ultimi anni si stà parzialmente ammorbidendo.

– Il percorso dell’esperienza, cioè il cammino che una persona vive nell’intreccio delle relazioni affettive e delle esperienze, che si riflettono particolarmente nelle capacità lavorative sopratutto dei vignaioli e più in generale di tutti gli uomini.

In conclusione… io ci metto tutto il mio cuore e se qualcuno mi critica… è il benvenuto!

I misteri del vino

Tutti sanno che il vino si fa con l’uva. Ma esistono due modi di fare il vino: uno tecnico, l’altro naturale.

Dopo la seconda Guerra Mondiale si producono prevalentemente vini adottando le applicazioni della scienza. Prima di quel periodo si produceva vini solo naturali e inconsapevolmente biologici.

Negli anni, le tecniche enologiche hanno prodotto vini impeccabili anche quando le annate o i vini risulta(va)no malriusciti. Oggi si può affermare tranquillamente che i vini “tecnici” passano agevolmente le commissioni d’assaggio Docg. D’altra parte questi vini sono la maggior parte dei vini venduti, dove quasi sempre è solo il prezzo che fa la differenza nel mercato globale e così competitivo.

I vini prodotti nei luoghi “vocati”, e per vocati voglio precisare territori dove il vino da sempre è stato un alimento indispensabile, complementare, necessario per la sopravvivenza delle popolazioni che coltiva(va) la vite, capace di prosperare in condizioni difficili e quindi relativamente facile da coltivare, sono quelli che in tanti modi si scontrano con i vini tecnici. I territori vocati sono territori dove da migliaia di anni il vino viene prodotto (a Radda in Chianti la testimonianza più antica trovata è datata 2300 anni). In questi territori la natura ha sviluppato una sorta di simbiosi con la vite, insieme ai boschi, agli animali, ai funghi, ai batteri e ai microorganismi e agli uomini. Questa si chiama salubrità.

Costano un pò di più (personalmenteo nel 2010 ho perso il 75% di produzione) e si scontrano spesso con i vini tecnici nelle chiacchiere tra gli addetti ai lavori e gli appassionati  Però è importante notare come i vini naturali (bio-logici o dinamici), di territorio, se pur qualche volta imperfetti, offorno emozioni e sensazioni non omologate e a volte emozionanti. Addirittura a volte non riescono paradossalmente a superare facilmente le commissionin di assaggiop per ottenere la Docg, così tanto il palato degli esaminatori è omologato. Ma sono salubri, sono alimenti, si bevono con il cibo, non sono vini voluttuari da potersi bere ovunque dove il rischio dell’alcoolismo è dietro l’angolo.

Per questo occorrerà lavorare tanto per far emergere sempre più questi vini (di territorio vocato) e con loro i produttori che li interpretano.

Le annate nel Chianti Classico: non confondiamo le zone!

Torno dal primo giorno di Chianticlassico Colletion, presso la fascinosa Stazione Leopolda a Firenze e penso come “gliè tutto sbagliato gliè tutto da rifare” (no, non tutto, dai!).

Il primo giorno è dedicato ai giornalisti che hanno una sala bellissima dove, basandosi sul catalogo del Consorzio, scelgono i vini per annata e categoria per poi dare i giudizi sulle annate in generale e sui singoli vini dell’intera denominazione. A volte non vorrei essere nei loro panni: spesso assaggiano oltre 200 vini!

Ma questi vini hanno talmente così grandi differenze qualitative tra territori che dare giudizi generali su un annata è fuorviante. Nel Chianti Classico le variabilità per produttori e per ambiente sono molto forti nelle singole annate: per esempio i vini di Castelnuovo Berardenga non si possono paragonare con i vini di Radda, i vini di Radda non si possono paragonare ai vini di Gaiole, ecc… In buona sostanza le condizioni climatiche e orografiche, condizionano così tanto i vini all’interno della Denominazione che non è giusto generalizzare.

E’ quindi necessario restringere i giudizi sulle annate e sui produttori per singoli territori, almeno iniziando dai Comuni amministrativi (Radda in Chianti, Gaiole in Chianti, Castellina in Chianti, Castelnuovo Berardenga, Poggobonsi, Barberino Val D’Elsa, San Casciano, Greve in Chianti).

Ritengo che una suddivisione delle annate e delle tipologie dei vini per Comune sia importante per descrivere e comunicare al meglio le qualità, ormai diffusamente certe nel Chianti Classico. Il catalogo del Consorzio vino Chianti Classico al momento non offre questa possibilità.

Il vino senza fronzoli

Il vino è un qualcosa che va al di la della comprensione, è un mistero umano. Sentite questa:

Un vecchio contadino, il Gigli qui a Radda in Chianti, produttore di qualche quintale di vino per consumo, ma anche per la vendita, produceva vino che in alcuni anni gli veniva male. Normale, perchè chi produce vino senza tanti fronzoli, magari bio- o al risparmio, è più suscettibile delle differenze stagionali.

Insomma, per farla breve, anche quando il vino non era all’altezza, lui ci si abituava. Ci si abitua al gusto così tanto che è difficile cambiare. E lui si abituava così tanto, che se doveva andare a cena da qualcuno si portava il Suo vino, per non bere il vino degli altri e perdere l’abitudine di bere quel Suo vino, quel Suo Amore, che anche in annate difficili amava.

Una piccola storia.

Fuori dal coro

Mi dispiace ma mi sento fuori dal coro. L’annata è difficile, ma come tutte le annate occorre risolvere stoicamente situazioni sempre diverse. Ho scritto “mi dispiace” perchè capisco perfettamente quei viticoltori che hanno vissuto una stagione catastrofica per la grandine, per la pioggia a catinelle, per la peronospora e a cui l’antico proverbio “mal comune mezzo gaudio” istintivamente viene in mente. Ma non è così: L’Italia è lunga e i microclimi sono tantissimi, per fortuna.

Oggi mi sento di dover dire che sono molto soddisfatto qui a Caparsa: uva abbondante e maturazione che procede, grazie a molta fortuna e probabilmente alle temperature notturne molto basse di quest’anno che hanno evitato l’insorgere della peronospora anche grazie a pochi ma perfetti trattamenti antiporonosporici e al duro lavoro della legatura delle viti. Unica preoccupazione è la botritys, che condizionerà l’epoca della vendemmia. Epoca che al momento è impossibile prevedere. Giorno per giorno occorrerà giudicare per fare i giusti compromessi e decidere l’inizio. Si prevede un Settembre e un Ottobre nella norma, per cui, intrecciamo le dita!