Il vino -Bio (Naturale) Vs l’IA (Intelligenza Artificiale)

In questi giorni c’è il dibattito sui rischi che l’intelligenza Artificiale può o potrà condizionare l’umano agire.
L’IA è l’antipodo di chi vive e cerca di produrre cibo in modo “naturale”, bio o bio-dinamico.

Chi lavora per sviluppare l’IA o chi la usa, non ha alcuna connessione con la Natura. Chi lavora in agricoltura in modo naturale, cerca di assecondare la Natura.
La prima è una visione tecnica o tecnicistica della vita e delle relazioni tra le vite che popolano il Pianeta, la seconda ha una visione più esoterica, poetica, dove l’amore è il sentimento animale e vegetale che caratterizza la vita sul Pianeta.


Questa breve personale riflessione mi fa concludere che l’umanità più occidentale sta percorrendo un percorso dove le macchine potranno sostituire in tante funzioni la vita dell’uomo con molti rischi.
Spero però che in contrapposizione rimarranno umani che operino con l’amore e il rispetto tra gli esseri viventi. Dunque mi auguro che tra l’agire umano le produzioni di cibi “naturali” (e di vino), espressioni dei sentimenti più che dei numeri, conduca l’umanità ad una maggior felicità.

Il mio obbiettivo? Vigne di oltre cento anni

Nonostante abbia un’età abbastanza avanzata, la mia mente come la mente di molti agricoltori vitivinicoli è costantemente proiettata verso il futuro. Ragioniamo sempre in termini di tempo molto lunghi. Quel che facciamo oggi potremo ritrovarlo dopo decenni.

Questa sorta di outlook significa che noi pensiamo come se la nostra vita sia infinita, pensiamo come se tutto proseguirà secondo i piani. Naturalmente è come una malattia professionale, ma meno dannosa.

Il mio obbiettivo è che le vigne che ho piantato, cresciuto e mantenute come si manterrebbe un giardino arrivino centenarie ai posteri.

I motivi vanno al di là dell’affetto, in quanto non potrò constatare se questo desiderio si avveri.

Ma esiste anche una ragione ambientale. Sapete quanta energia, emissioni di Co2 occorre per sostituire un vigneto obsoleto e costruirne uno nuovo? un’esagerazione. Poter investire annualmente nella cura degli impianti, nella manutenzione annuale ricambiando le viti malate o danneggiate o morte a causa dei trattori e così via, permetterebbe un allungamento smisurato della vita di un vigneto. Certo si tratta di vigneti dove la parola Slow è al centro della concezione, dove le viti non devono essere super sfruttate, dove una visione (anche visionaria, si!) di coltivazione per nulla intensiva sia al centro del progetto.

Ecco, questo sarebbe quanto di più posso desiderare se potessi vedere da lassù in cielo

Cambiamenti Climatici: cosa sta cambiando in viticoltura e vinificazione

Le opinioni sui provvedimenti per la lotta contro i cambiamenti climatici in viti-vino-coltura sono numerosi.

I miei consigli in proposito:
– ritorno a impianti con un numero di ceppi per ettaro inferiore rispetto a quanto recentemente suggerito da molti agronomi. Questo permette alle viti di avere un portamento più alto con conseguente ombreggiamento dei suoli, una maggior disposizione idrica e meno concorrenza idrica tra viti.
– Ritorno a cloni tardivi. Questo permetterà di vendemmiare nei tempi più equilibrati recuperando maturità che si perde anticipando le vendemmie.
– Ritorno a sistemi di potature che assicurino produzioni un poco più alte per ceppo, in modo da limitare la concentrazione
– Interventi agronomici che migliorino il trattenimento nei suoli dell’umidità e degli eventuali temporali, come basso inerbimento e piccole lavorazioni sulla fila.

Altre considerazioni:
Non credo che l’irrigazione possa risolvere adeguatamente il problema, in quanto se mal effettuata può addirittura, in viticoltura, produrre effetti negativi sulla qualità dell’uva. La pianta infatti “sente” una disarmonia tra condizioni atmosferiche e disponibilità idrica indotta artificialmente. Naturalmente questa considerazione si riferisce non tanto a produzioni intensive, ma ai territori di qualità dove il territorio, appunto, fa la differenza.

Il ricorso in cantina di correzioni come la reidratazione o l’aggiunta massiccia di acidi per ovviare a uve disidratate, ricche di zuccheri, povere di acidità e alti PH può essere valida nelle produzioni intensive ma non, di nuovo, ai territori di qualità.

Infine nel caso specifico del territorio del Chianti Classico, auspico la possibilità di reintrodurre una piccola percentuale di uve bianche come il Trebbiano e la Malvasia, come del resto prevedeva Betino Ricasoli l’inventore di questo vino, per recuperare in modo naturale freschezza e bevibilità.

I prezzi dei vini: un consiglio

In Italia e in tutto il mondo i prezzi dell’energia e delle materie prime oltre ai numerosi aumenti causati dall’inflazione, stanno arrivando al consumatore finale.

Siamo dunque in un momento di instabilità dei prezzi che mi auguro finisca al più presto, ma che oggi potrebbe rivelarsi un’opportunità.


E’ noto infatti che la maggior parte dei listini dei produttori nel corso del 2023 siano aumentati. Questi aumenti non sono stati rilevati sopratutto nei siti di vendita on-line: chi ha acquistato vino negli anni, diciamo così del Covid, vende oggi a prezzi in linea con quegli anni.
Dunque con un po di abilità potrebbe essere possibile acquistare vini a prezzi davvero convenienti.
😉

La concorrenza tra i Concorsi di Vino

Il mondo del vino è pieno di concorsi nazionali e internazionali, che con prezzi più o meno alti per la partecipazione, si garantiscono la loro esistenza.

Un semplice calcolo: se un concorso riceve 1000 adesioni a 300 euro per vino, l’organizzazione potrà disporre di 300,000 euro (supponendo la partecipazione di un solo vino ad azienda!).

Medaglie d’Oro, d’Argento o di Bronzo sotto forma di bollini e di diplomi, sono gli ambiti premi che ogni produttore cerca, per convincere i mercati all’acquisto dei propri vini.

A proposito di questo fenomeno, per curiosità, riporto una proposta proprio oggi ricevuta per un Concorso Internazionale (A****** Wines Awards 2023), dove si invoglia alla partecipazione con il pagamento solo dopo il risultato. In buona sostanza non è richiesto pagamento se non ci fossero come minimo medaglie d’Oro o d’Argento.
La concorrenza dei Concorsi si fa agguerrita…

Trattoristi cercasi

Non so se la situazione è simile in ogni dove, certo è che a Radda in Chianti mancano i trattoristi. ma non solo loro. Addirittura c’è chi “ruba” gli operai agli altri, per mancanza di manodopera. Certo che vivere a Radda in Chianti non è facile: bello il posto in vacanza, ma caro arrapanato e senza servizi di alcun genere per chi ci vive.

Occorre un’auto di propietà, perchè per spostarsi i bus non esistono (qualche rara corsa per Firenze o Siena), gli affitti delle case sono alti a causa dell’offerta verso gli stranieri che assicurano prezzi più alti, senza parlare dei negozi di alimentari, anche la Coop, con prezzi molto superiori alla media delle città.


Inoltre i Raddesi non fanno figlioli, l’immigrazione da Paesi extra europei si è da tempo fermata, addirittura molti extracomunitari residenti hanno lasciato Radda per raggiungere luoghi con più servizi, come la Germania. La popolazione locale sta progressivamente diminuendo; a fronte di diverse aperture di ristoranti e accoglienze turistiche, anche loro, hanno difficoltà di reperimento di manodopera sia perchè il lavoro è stagionale, sia per i motivi sopra accennati.


La formazione dei trattoristi è inoltre difficoltosa, perchè l’incombenza e i rischi sono del datore di lavoro ma sopratutto perchè chi ci prova non ha “orecchio” col motore, non ha nessuna preparazione della fisica (intendo un minimo di conoscenza scolastica di massa, baricentro, pendenze, contropendenze, gravità, valutazione delle tempistiche, ecc) e della meccanica (oltretutto i nuovi trattori 4.0 sono ormai irriparabili senza essere ingegneri informatici…). In pratica non c’è più nessuno che “nasce” sul trattore e gli arrosti e i danni ai trattori e alle macchine relative sono numerosissimi (l’unico meccanico di Radda Dicet), ma anche arrosti e danni nei vigneti…. e con questo chiudo l’esternazione perchè altrimenti sono troppo brontolone.

La geografia dei migliori vigneti è cambiata

Potremo risalire al 2003, annata particolarmente calda con temperature di 43 gradi per un paio di mesi e oltre, l’inizio evidente del processo in corso. Da allora sempre più frequenti annate si succedono con ondate di calore, ma soprattutto l’innalzamento della temperatura media ha modificato la geografia delle migliori vigne.
Qui in Chianti fino alla fine del millennio le migliori esposizioni erano nelle zone sud, dove il sangiovese si esprimeva meglio in quanto vitigno tardivo, per cui le maturazioni erano ottimali. Ritengo anche che la zona di Montalcino, a Sud di Siena, zona molto più calda del Chianti sia stata baciata da quel clima che permetteva di esprimere annate memorabili in finezza, eleganza e equilibrio. Non dico che oggi in quella zona non ci siano vini anche oggi altrettanto fini, ma dico che sicuramente gli interventi in cantina sono molto più necessari rispetto al passato a causa dei cambiamenti climatici.
Dunque la geografia delle migliori vigne è cambiata radicalmente, come anche la visione delle conduzioni agronomiche, come la resa per vite che, quando troppo scarsa, produce vini molto alcolici e con concentrazioni che valevano negli anni duemila ma che oggi fanno fatica a imporsi.
Quando si voleva fare vini concentrati e opulenti nelle zone più fresche era un’impresa, oggi che si vuol fare vini eterei, fini e freschi è più semplice in quei vigneti.
Forse qualcuno si arrabbierà per quel che dico, ma chi non si è accorto che le grandi calure penalizzano una parte considerevole del vigneto Italia e che la geografia dei migliori vigneti è cambiata?

Vino: bevanda con proprietà curative

Sappiamo che la molecola dell’alcool è tossica, ma è anche vero che nel vino oltre a questa molecola si trovano tante proprietà benefiche e curative.
Solitamente si cita il resveratrolo (con proprietà antiossidanti, antinfiammatorie e vasoprotettive), le vitamine e la quercetina (antiossidante e usata in campo oncologico. Addirittura uno studio internazionale cui partecipa l’Istituto di nanotecnologia del Consiglio Nazionale delle Ricerche ha scoperto che la quercetina funge da inibitore specifico per il virus responsabile del COVID-19, mostrando un effetto destabilizzante sulla 3CLpro, una delle proteine fondamentali per la replicazione del virus. Lo studio è pubblicato sull’International Journal of Biological Macromolecules).
Detto questo, aggiungo che le quantità contenute nel vino sono sostanzialmente omeopatiche, ma esistono e questo è importante.

Però le altre proprietà benefiche che vorrei esaltare in questo post, dimenticate ma usate nel mondo contadino, sono le proprietà cicatrizzanti e balsamiche e ve le spiego.
Proprietà cicatrizzanti:
I mei primi tre figli sono nati in casa con una Ostetrica Condotta, professione scomparsa, e lei usò come cicatrizzante nel dopo parto il vino rosso, impacchi di vino che hanno velocemente risarcito le ferite provocate dal parto. Comprensibile: il tannino del vino rosso nella degustazione ha la funzione di astringenza, contrae e restringe le cellule e dunque anche sulle ferite il vino contrae le cellule e rimargina (oltre naturalmente alla funzione dell’alcol come disinfettante): tutti i vendemmiatori sanno che i piccoli tagli sulle mani in epoca vendemmiale si risarciscono velocemente, grazie al tannino contenuto nell’uva (le mani nere…).
Proprietà balsamiche:
nei raffreddori, nelle malattie respiratorie, si usava cuocere il vino rosso con i semi di lino: Raffreddandosi si ottiene una pasta calda e densa che si avvolge in un fazzoletto da mettere sul petto, come l’unguento Vicks VapoRub: ebbene i vapori alleviano la tosse e i raffreddori.

Ecco, forse ogni tanto ricordiamoci anche questo: il vino nella nostra cultura è anche una bevanda curativa, oltre che alimentare.

Tutto come prima? No, non può essere

Forse qualcuno non ha capito bene che il mondo è cambiato e che se si vuole davvero salvare il Pianeta (la famosa transizione ecologica) il Mondo non deve tornare come prima la pandemia.
Per esempio ricevo tanti inviti per eventi di vino all’estero, negli Stati Uniti d’America, con date e luoghi certi (a parte il fatto che negli US ancora ufficialmente non si può andare) e poi comunicazioni di contributi disponibili (vedi il bando di 8,5 milioni di euro per saloni e fiere in Paesi Extra-UE) e tanto altro che sembrano dire: ragazzi tutto è tornato come prima, continuiamo così, con i viaggi, lo spreco e il consumo.
Capisco che molte persone hanno vissuto e sperano di vivere come prima, ma spero proprio che non vada esattamente così.
Occorrerà infatti tanta fantasia, innovazione e cambio di abitudini se vogliamo contribuire a dare qualche speranza contro i cambiamenti climatici e l’inquinamento dello stesso posto dove tutti noi abitiamo. Alternative non ne vedo.

Io, vecchiaccio, un po di esperienza ce l’ho

Questa vendemmia 2021 è stata, come ogni vendemmia, molto particolare.
Qui a Caparsa si sta verificando “qulacosa” di difficile esternizzazione. Mi sembra, quest’anno, che il confine tra esperienza e gioventù (la ricchezza del fututo) risenti di conflittualità, ambizioni e speranze (legittime) che potrebbero sfociare in disarmonie.
E’ certo che l’amore per quel che si fa e l’amore verso chi ci circonda sia centrale, ma probabilmente profili bassi sia da una parte che dall’altra saranno decisivi per il fututo.
L’esperienza può aiutare a non prendere decisioni dettate da insicurezze, l’esperienza può semplificare decisioni e comportamenti. D’altra parte riconosco che senza sbagli è impossibile crescere, o senza regole, aimè, è impossibile affrontare la dura realtà che è fatta di sacrifici.
Credo nel futuro, che ormai non è più mio, ma per favore cerchiamo sintesi tra vecchio e nuovo. Reciprocità.
E questo non vale solo per Caparsa.