Un Chianti? No Grazie, un Chianti Classico!

Il dibattito tra i Soci del Consorzio Chianti Classico sta proseguendo, le considerazioni sui singoli punti sollevati dal CdA e che andremo a votare presto sono diverse, ma l’unanimità del dibattito si converge sul fatto che occorrerà d’ora in avanti cercare di affrontare la questione del vino Chianti, unica denominazione in Italia che richiama il nome di un altro territorio. Infatti nel territorio del Chianti (geograficamente chiamato Monti del Chianti) si produce solo il vino Chianti Classico Docg e non il vino Chianti.

La madre di tutte le battaglie negli anni avvenire è proprio questa esosa questione: si può cercare di innalzare la “piramide qualitativa” del vino Chianti Classico, ma rimane tra la stragrande maggioranza dei consumatori la non facile distinzione tra vino Chianti e vino Chianti Classico. In questa ottica anche il marchio Gallo Nero, ritenuto dalla maggior parte dei Soci l’unica vera distinzione visiva tra i due vini, non sembra bastare. Interessante l’opinione di chi ritiene che il marchio Gallo Nero non serve a nulla, ed anzi trascini verso il basso tutti i vini in quanto è un marchio che non garantisce la qualità mentre oggi quel che conta è l’effettiva qualità del vino e il Marchio Aziendale non la denominazione.

I marchi aziendali, il prestigio di un’azienda produttrice, secondo voi, sono più o meno importanti di una denominazione? Vale la pena investire milioni di euro in un marchio di territorio e quasi nulla per la sua effettiva difesa?

Una partecipazione rivoluzionaria all’Assemblea Chianti Classico

Ci voleva forse la crisi degli ultimi tre anni per una smobilitazione così massiccia. Una partecipazione che ha visto oltre 200 Soci questa mattina all’Assemblea del vino Chianti Classico chiamata ad approvare un disegno di ristrutturazione della Denominazione.

Sembrava un assemblea di quaranta anni fà e se nella prima parte l’atmosfera è stata a tratti anche tesa, alla fine l’umiltà, l’identità e l’orgoglio ha preso il sopravvento. Volti nuovi e finalmente volti giovani si sono affacciati a questo importante evento che riguarda non solo i produttori, ma anche i loro figli, nipoti e il territorio tutto del Chianti Classico.

Le proposte del Consiglio sono state viste da diverse angolazioni e la conclusione pressochè unanime è stata quella di rimandare ogni decisione in modo da avere il tempo di affinare le decisioni e l’operatività.

La questione centrale, che riguarda l’intenzione di rafforzare sotto vari profili la denominazione per spingerla fortemente verso l’alto, trova l’approvazione unanime. Attraverso specifici strumenti, recuperando immagine ma sopratutto umiltà, identità e orgoglio (in un territorio dove ultimamente ognuno è andato per conto suo) sembra la volontà di tutti. Per ottenere questo nel migliore dei modi sono stati decisi ulteriori incontri tra i Soci per una veloce approvazione operativa più accuarata e meglio ponderata.

Ritengo che la partecipazione sia la base per una maggiore democraticità, ma sopratutto sia la base per migliorare. Speriamo che questa straordinaria partecipazione continui poichè è sicuramente la molla che darà fiducia ai produttori/imprenditori stessi ma anche al mercato per il bene di tutti. Solo così potremo assistere alla rinascita del vino Chianti Classico.

Devo riportare la dolente notizia di una dichiarazione del Presidente del Consorzio Chianti che ha sostenuto, in una intervista, che il territorio del Chianti Classico è una “sottozona” del Chianti, senza chiarire se intendeva il territorio o i vini. Una grave dichiarazione, poichè i Monti del Chianti, dove c’è Castellina in Chianti, Radda in Chianti, Gaiole in Chianti e Greve in Chianti, ecc. appaiono così denigrati. E’ come sostenere che il Chianti, quello vero, sia in Provincia di Prato…

Ci potrebbero essere guai giudiziari, o per lo meno l’inizio di una bella guerra santa, come a dire: CHIANTI VS CHIANTI CLASSICO: facciamo chiarezza!

Alla Pre-Assemblea del Chianti Classico

Poco fa si è svolto il primo dei due incontri tra Base Sociale e CdA del Consorzio Chianti Classico a Radda in Chianti, in preparazione dell’assemblea indetta il 30 Marzo.

E’ stato presentato un “pacchetto”, che sarà sottoposto a votazione in Assemblea. Tre sono i punti importanti secondo me che riguardano la denominazione, mentre per quanto riguarda la gestione del Marchio Gallo Nero qui non mi soffermo.

Il primo punto, forse il più importante, riguarda l’obbligo di poter vendere il vino sfuso, oggi solitamente venduto come “atto a divenire”, solo dopo certificazione “Chianti Classico”. Questo comporta la speranza che ci sia un’innalzamento della qualità, senza possibilità di usare “l’atto a divenire” come paravento per vendere mediocrità, e questo lo ritengo un bene. Ma il rovescio della medaglia è che in prospettiva questa innovazione incentiverebbe la vendita delle uve e non la trasformazione, favorendo così la vinificazione e la gestione di tutti i processi tra pochi operatori (chi ha orecchi intenda).

Il secondo punto riguarda i driver, cioè l’individuazione di una cinquantina di vini che, sotto il profilo del numero, del prestigio, dell’etichetta, delle recensioni sulle guide, ecc. faccino da testa di sfondamento anche per tutti gli altri. Quindi negli eventi, nelle promozioni istituzionali, ecc. questi vini sarebbero quelli che farebbero da traino. Si vorrebbe matematicamente individuarli, ma è comprensibile come l’indirizzo (politico…) che si darebbe alla formula matematica influenzi questa scelta. Questo passo sarà sicuramente molto delicato, poichè nessuno, piccolo o grade produttore, vorrà rinunciare ad avere almeno un vino in questo particolare contenitore. La riflessione su questo tema sarà certamente interessante.

Il terzo punto riguarda la piramide delle denominazione, attualmente bloccata verso il basso. Infatti le Riserve erano state ridotte ad essere sacrificate come opzional aziendale, e nessun tentativo di zonazione è mai stato tentato. Da qui la proposta di innalzare la piramide qualitativa creando la categoria “Selezione” che si posizionerebbe ai vertici della piramide: vini integralmente prodotti e parametri organolettici e chimici basati sulla “struttura, speziatura, persistenza, con estratto secco più elevato, gradazione minima 13%”, insomma roba da vini “ciccioni”. Mi trovo in accordo per la realizzazione della “Selezione Chianti Classico” integralmente prodotto (ricordo che integralmente prodotto significa che le uve e il vino sono espressione di vigna senza alcun assemblaggio di zone diverse), ma non mi trova in accordo per quanto riguarda i parametri chimico fisici proposti: coma si fa a dire che il vino migliore debba essere speziato, o con estratto alto, o qualsiasi altra regola chimica?. Inoltre se le Riserve potranno essere messe in commercio dopo 2 anni e 3 mesi di affinamento, perchè non allungare fino a 3 anni e 3 mesi l’affinamento per differenziare ancor più la Selezione? Ricordo solo che diversi anni fa le Riserve potevano essere imbottigliate appunto dopo tre anni…

Comunque una cosa è certa: che per metter daccordo tutti non è facile, che non ci saranno cambiamenti epocali, che il periodo per digerire queste proposte dal corpo sociale è un pò breve.

Tante perplessità

In Toscana le quotazioni dei vini atti a divenire sono circa: Brunello 1000 Euro/Hl; Morellino di Scansano 200/250 Euro/Hl; Chianti 110 Euro /Hl; Nobile di Montepulciano 300 Euro/Hl e via discorrendo… fanalino di coda il vino Chianti Classico con quotazioni per l’annata 2010 che si aggirano su circa 110 Euro/Hl, come il vino Chianti, il 2009 non lo vuole nessuno (ce n’è a fiumi), le annate più vecchie lo stesso, mentre per il solo 2008 circa 150 Euro/Hl. (Ricordo ancora una volta che i costi di produzionme si aggirano mediamente su 300 Euro/Hl).

Alcuni piccoli produttori esaperati, mi fermano anche per strada per sapere il perchè di una situazione così critica per il nostro vino Chianti Classico. Non so ben rispondere, suppongo che ci siano accordi tra i pochi grandi imbottigliatori, o ragioni misteriose di mercato, o cause che dipendono dalle giacenze troppo alte. Il Consorzio Chianti Classico è uno scontato bersaglio di critiche e i malumori si stanno sempre più riversando verso questo organismo. In effetti qualcuno potrebbe anche rischiare violenza, data la situazione.

Io penso che in effetti una parte di responsabilità ce l’hanno tutti. Nel nostro amato Chianti non si riesce a far sistema, ognuno contro tutti, grandi contro piccoli, piccoli contro grandi, aziende contro altre aziende. Insomma questa situazione si riflette anche nel Consorzio, che nel bene e nel male, fotografa questa situazione. Non si capisce infatti come non sia possibile stabilire di comune accordo prezzi minimi (e massimi) in modo da avere una STABILITA’ importante per lavorare, tutti. So che un Consorzio di vino del Nord lo ha fatto. Perchè qui in Chianti si continua a dire che non è possibile?

Se son semi nasceranno nel Consorzio Chianti Classico

 

Grazie ad una cena, grazie ad enfasi mediatiche locali che sono andate di là dalle intenzioni, grazie alle rimostranze d’alcuni produttori nei confronti dei partecipanti alla famosa cena da Burde ritenendola inopportuna, Il Presidente e il Direttore del Consorzio Chianti Classico hanno convocato oggi 28 Febbraio i produttori partecipanti. Erano presenti Cristiano Castagno (Ispoli), Paolo Socci (Lamole), Natascia (La Cappella), Michele Braganti (Monteraponi) e Paolo Cianferoni (Caparsa) (altri produttori si sono dissociati dalla questione in quanto non disposti ad esporsi o sembra che non sapevano nulla…).

Da parte nostra qualche errore di comunicazione è stato certamente commesso, ma la cena e gli errori ci hanno dato l’occasione di riflessioni e non solo chicchiere da bar. Tutto questo è sfociato (per il momento) in questo incontro che è stato prezioso per esporre alcuni punti critici dal nostro punto di vista di piccoli produttori (non tutti naturalmente! …anche perchè è difficile definire “piccolo”…).

Punto uno: l’inadeguata comunicazione dalla base, i Soci, verso il CdA e la comunicazione dal CdA verso i Soci (ricordo che il Consorzio conta oltre tre 600 soci di cui 350 imbottigliatori). Questo è un aspetto fondamentale, in quanto nei tempi d’internet, la comunicazione veloce e partecipativa e la trasparenza sono condizioni essenziali per avere una larga fiducia degli associati. La proposta è quella di organizzare un Forum (Bacheca telematica) dove soci, consiglieri ma anche tutto il mondo d’appassionati possono esprimere le proprie opinioni su tutti i fronti “caldi” dando così la possibilità di dar voce anche a coloro che per motivi di tempo o per scarsa opinione del peso delle proprie idee non partecipano alle assemblee o alle periodiche riunioni sociali.

Sarebbe il primo Consorzio di vino in Italia a dotarsi di un Forum in rete!

Punto secondo: una differenziazione dei costi per gli eventi organizzati dal Consorzio secondo due o tre fasce di produzione dell’imbottigliato, permetterebbe una razionalizzazione delle partecipazioni a tali eventi. Ora, un vignaiolo che per esempio produce 10/30.000 bottiglie l’anno paga quanto chi produce 100/500.000 e oltre bottiglie, con evidenti differenti impatti nell’economia aziendale.

Punto tre: maggior attenzione per la promozione impostata sull’incoming d’opinion makers e importatori piuttosto che missioni estere. Il territorio del Chianti Classico permette agevolmente questo tipo d’impostazione.

Punto quattro: l’invasione degli ungulati sta creando numerose situazioni insostenibili. Il Consorzio da alcuni anni sta tentando una Class Action per gli indennizzi, che per ora non hanno avuto grossi risultati partecipativi per molti motivi. Noi abbiamo proposto di affrontare il problema dal punto di vista della prevenzione, ad esempio premere affinchè si snellisca uniformemente le burocrazie sul territorio per le difese contro questa calamità (Gaiole dice una cosa, Radda un’altra ad esempio): i recinti purtroppo sono l’unico mezzo per limitare i danni, brutti a vedersi, ma efficaci e sicuramente rimovibili con una discreta facilità.

Ci sono stati altri numerosi pensieri espressi, ma mi fermo qui per il momento. C’è già tanta carne sul fuoco… qualcuno ha il coraggio di dire qualcosa ? 🙂