Il vino è come una “piuma al vento”. La similitudine con la celebre canzone del Rigoletto di Giuseppe Verdi mi è sopraggiunta leggendo il post di Rizzari e Gentili.
Infatti, a parte i vini da battaglia, a parte i vini “fotografati” cioè prodotti per resistere alle tempeste e ai maremoti, i vini buoni, i vini fini, risentono incredibilmente di ciò che gli succede intorno. Provo ad elencare:
il tipo di bicchiere, la lavastoviglie, il cencio per asciugare i bicchieri, il tempo se nuovoloso, sereno, alta o bassa pressione, la pioggia o la bassa umidità relativa, e poi la storia della bottiglia se tenuta in cantina, sullo scaffale, sotto un riflettore, il trasporto o il tappo di sughero che spesso influenza senza saper di tappo, e poi l’umore di chi usufruisce del nettare, se in cazzato, se felice, se sereno, in compagnia, l’età, con quale pietanza si abbina. E poi il tempo dopo la stappatura, dieci minuti, sessanta minuti a volte ventiquattro ore…
Insomma, il vino buono è mobile come può essere una donna e per questo, è bello e attraente!