Un vino da vecchi: il Chianti Classico

 

Una delle ragioni per cui il Vino Chianti Classico batte la fiacca sul mercato italiano, è quella di apparire e rappresentare un mondo stantio e “vecchio” per vecchi.

Addirittura Intravino, con Antonio Tomacelli in un suo recente post, afferma “Non impallinatemi, non sto dicendo che sia un vino da vecchi ma, insomma, ci siamo quasi.”

Cercando di essere obbiettivi un po’ di verità c’è per due motivi: il primo abbastanza intuibile, il prezzo medio relativamente alto che scoraggia i giovani all’acquisto, il secondo è la tipologia, che impegna il consumatore alla ricerca dell’abbinamento con pietanze appropriate, non sempre facili e realizzabili per motivi di spazio, tempo, ecc..

E’ dunque un vino difficile di questi tempi, per cui si finisce per acquistare vini più facili per tutte le occasioni (e non è detto più economico).

La ricetta per risolvere il problema è il nostro territorio. I Monti del Chianti riservano esclusive bellezze, ricordano sempre il piacere della vita, l’armonia della Natura, dei vigneti, la pace. Visitare il Chianti è un sogno per molti e chiunque è già stato in questo territorio ha mangiato bene, ha dormito bene, ha dimenticato per un attimo il caos delle metropoli.

Allora perché non cercare d’invogliare di rivivere quei momenti con l’acquisto di una buona bottiglia di vino Chianti Classico, comunicando il territorio, di ciò che hanno visto e provato, NEL vino? Le Menzioni Comunali e l’inizio di una zonazione unica in Italia, andrebbe in questa direzione.

Il Chianti Classico è ormai nei fatti una Denominazione di ricaduta?

Il nuovo Gruppo su Facebook “Vignaioli di Radda”, che in un sol giorno di vita ha raccolto oltre 150 adesioni, oppure le Aziende di Lamole, ma anche realtà più istituzionalizzate come i Viticoltori di Panzano in Chianti, e i Viticoltori di Castellina in Chianti, dimostrano come ormai nel territorio dei Monti del Chianti dove si produce il vino Chianti Classico esistono forze dove la zonazione è un dato di fatto.

Il fenomeno è un salto a piè pari nei confronti del Consorzio Chianti Classico, organismo che dovrebbe rappresentare tutte le realtà produttive ed economiche del territorio e del vino Chianti Classico dove si parla di zonazione da decenni, ma senza alcun risultato pratico. La zonazione di un vasto territorio dove si produce vino, con la quale si esaltano proprietà ben delimitate dei produttori, del suolo e dei vini, rappresenta un enorme valore aggiunto per chi vuol approfondire e capire, che non si accontenta più della generalizzazione. Insomma tutto un mondo di vino che crede nelle singole aziende e nella specificità dei territori e non si accontenta più di una denominazione che appare sempre più al servizio dei grandi imbottigliatori, della grande distribuzione e dei grandi mercati.

Per questro motivo, come insieme si valutava con Roberto Stucchi di Badia Coltibuono in occasione della riuscita manifestazione “Sangiovese Purosangue” a Roma la scorso week-end, la Denominazione Chianti Classico appare come una sorta di ricaduta, al di sotto dei singoli territori che nella loro diversità producono vini con linee gustative riconoscibili ed esclusive, ormai di fatto esistenti e riconosciute.