Assicurazione grandine: solo un giro di soldi?

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Sono il solito brontolone, ma sentite questa:

Ricevo numerosi inviti dal Co.Di.Pra. per rinnovare l’assicurazione sulla grandine per l’uva per il 2016 (scadenza 30 Aprile). Ma quest’anno ho deciso di non farla: rischio!. Si, perché per stipulare la polizza occorre aderire al Co.Di.Pra, poi fare domanda ad ARTEA, ma prima occorre fare il PAI che deve essere redatto dal mio CAA. Il tutto alla luce dell’esempio della campagna 2015: Pagare la polizza in acconto, pagare il saldo, ricevere la liquidazione parziale dei danni subiti (perché il danno si calcola solo dopo il 10%: la franchigia), e poi.. sto aspettando ancora la quota spettante da ARTEA che dovrebbe restituire il 60% del premio pagato.
Insomma, per chi non è addetto ai lavori non vi spaventate per le sigle, per chi è addetto ai lavori, una gran perdita di tempo per far funzionare l’ ennesima ruota burocratica.

Burocratizzata anche l’assicurazione contro la grandine!

Eh sì! L’anno scorso assicurarsi contro la grandine era relativamente facile per noi agricoltori.

Quest’anno dopo aver fatto la domanda al CO.DI.PRA. e fatto la domanda di pre-adesione a ARTEA, occorre fare la domanda su ARTEA, poi si dovrà presentare il PAI (che cazzo è il PAI ancora non lo so, sicuramente non son patatine…), che andrà firmato in luoghi tenebrosi poichè occorre firmarlo sul SIAN…

Insomma sto cazzo di agricoltura 2.0 mi sta facendo innervosire.