Conoscere vita, morte e miracoli degli attori del vino aiutano a venderlo meglio.
Da alcuni anni mi rendo conto che chi vende il vino, insomma chi ha un qualsiasi business in questo campo, deve conoscere tutto o presumere di conoscere tutto sulle persone del vino: con chi lavora, lo stile di vita, il tenore di vita, la composizione famigliare o aziendale, le superfici, quante bottiglie, cosa comprano, cosa hanno venduto, quanta liquidità, quanto capitale, che auto posseggono, quante vacanze, dove fanno le vacanze, l’abbigliamento, ma anche cose che riguardano la sfera affettiva: le mogli, i mariti, i figli, i fratelli, gli zii, gli amori, gli adulteri, le separazioni, le unioni ma anche la simpatia, l’antipatia, la supponenza o la modestia… e tanto altro.
E’ dunque la conoscenza che si arricchisce attraverso le chiacchiere, ma anche i pettegolezzi, che crea un’immagine, un’opinione, un brand, un “modus operandi”, cioè l’insieme di scelte e di comportamenti diretti a programmare e svolgere il proprio lavoro.
Chi investe ha bisogno di conoscere ogni particolare degli altri, ogni dettaglio della concorrenza per decidere le mosse, se acquistare cosa, a quanto e quando oppure disinvestire o vendere, oppure creare un vino o un altro.
L’outlook, la previsione basata sui pettegolezzi è dunque fondamentale per affrontare il mercato.
Senza pettegolezzi il mondo del vino non sarebbe lo stesso.