La discussione che riguarda il mondo del vino, si potrebbe trasferire nel mondo quotidiano.
Il recupero di un'identità, di una cultura, ma sopratutto di un modello di vita più soddisfacente, più lento, più rispettoso dell'ambiente e dell'uomo, dovrebbe essere una questione fondamentale. Esso
passa attraverso un cambiamento del modello di società e quindi dei comportamenti individuali.
La felicità non si raggiunge con il miraggio e l'acquisto dell'ultimo modello del telefonino, o dell'ostentazione dell'auto più grossa, ma attraverso una propria serenità che si può conquistare con forti basi culturali e se vogliamo spirituali, ma sopratutto occorre abbandonare l'idea che i beni materiali rappresentano “il massimo”.
Quando un produttore di vino "naturale" riesce con il suo comportamento, con la sua opera e il buon vino, con la sua identità, con la sua eticità a comunicare la speranza di cambiamento, questo è positivo.
Se un produttore di vino cerca il successo, vuole l'ultimo Suv, pretende di lavorare basandosi sul mero marketing e come un camaleonte cambia secondo le tendenze del mercato, questo è negativo.