La burocrazia che mette ansia

 

Di questi tempi i soloni dell’informazione commentano, prevedono e giudicano, dall’alto
della loro supponenza, sicuri di avere un reddito per qualsiasi sentenza, previsione e
commento. O.k. Il mondo è bello perchè vario.
Chi però è abituato a vivere basandosi sul concreto e sulla praticità, sulla quotidianità della
vita, i figli, la compagna o il compagno, la scuola, i conti e quant’altro si vuole, quando si
imbatte nella burocrazia, nelle assurde migliaia di scadenze, obblighi, sanzioni, regole e
contro regole, balzelli di ogni genere, in una parola la BUROCRAZIA, la depressione
aumenta fino a desiderare la morte.
Si perché la crisi è anche figlia della Burocrazia. La burocrazia uccide chi produce:
sia imprese che agricoltura. Quindi la burocrazia uccide tutti.
Sarà perfettamente inutile rinegoziare il debito italiano in UE se non si dimezzano almeno
le incombenze per produrre. Le sapienze e le conoscenze di meravigliosi artigiani sono
bruciati da burocrazia e burocrati: la mancanza di credito, questione centrale degli opinionisti, è solo un aspetto molto parziale del problema.
Ma allora cosa si aspetta ancora?
Mettere insieme tutte le forze per uccidere la burocrazia, ora, subito, altrimenti son cazzi
amari per tutti.
Capito cari partiti?

Uniti si vince

E’ comunemente noto che i padroni in epoca mezzadrile tenevano accuratamente le famiglie in stato di debito permanente, con vari mezzi. Si cercava cioè di non dare alcuna dipendenza economica onde evitare la fine dei privilegi dei padroni. Il debito delle famiglie permetteva di ricattarli in ogni modo e permetteva di tenere a bada con semplicità tutta una classe sociale. L’incarico di tenere a debito le famiglie era quasi sempre dato al fattore, riuscendo così quasi a nascondere il vero “mandante” di questa metodologia.

Mi sembra che a distanza di moltissimi anni, questo metodo si stia ripetendo sopratutto con la fascia media degli italiani, che sono stati “abbagliati” dal facile credito ma che ora devono fare i conti con la realtà. Chiunque andava in banca qualche anno fa per un piccolo prestito veniva convinto a prendere un grande prestito, se si chideva 10 si veniva convinti a prendere 100. Oggi questi debiti più o meno contratti dalle famiglie, ma anche da imprese più o meno piccole, assolvono la funzione di stabilizzazione sociale. Chi si azzarda a protestare? Il rischio è di perdere tutto.

Anche le piccole realtà vitivinicole risentono di questo fatto. Nonostante tutto, si continua a procedere in ordine sparso, poco uniti, rimanendo legati a logiche di controllo molto più grandi.

Si ha paura di perdere quel poco rimasto. Forse l’unico modo per una reazione unitaria è quello di perder tutto così da unirsi nelle rivendicazioni come è successo prima della Riforma Agraria del 1950?