C’è qualcosa che mi sfugge

 

I dati festosi che vengono sbandierati dai mass media che l’Italia ha superato in volume l’export del vino della Francia, 20,6 milioni di Hl contro i 13,5 milioni di Hl non mi rendono contento. Infatti il dato occorre compararlo con il valore del vino e la Francia ci batte di gran lunga (Italia 3,9 miliardi di euro, Francia 6,3 miliardi di euro). Questo vuol dire che mediamente la Francia vende il proprio vino a circa 3,20 euro il litro, mentre l’Italia vende a euro 2,14 il litro, se non ho sbagliato.

Ora capisco perchè i nostri industriali del vino pretendono di pagare il nostro vino (io mi riferisco al Chianti Classico) tre volte meno dei costi di produzione: non gli riesce a venderlo, e per venderlo lo devono vendere sottocosto. Ma che razza di futuro c’è per il vino Italiano? Quello di strozzare i produttori.

 

La durata di un vigneto

Ho letto da qualche parte che dopo venti anni, un vigneto è obsoleto e quindi da sostituire.

Mi sembra una follia, la solita propaganda di chi riceve profitti dalla velocità economica. Infatti non è possibile dare un termine ad un vigneto, poichè esistono migliaia di fattori che influenzano la resistenza dei vitigni e del vigneto.

A Caparsa i vigneti piantati negli ultimi anni ’60 e inizio ’70 hanno resistito più di trenta anni e ancora ho un vigneto di quarantacinque anni. Purtroppo l’approccio della produzione in quell’epoca non ha niente a che fare con quella di oggi. Si spingeva con composti azotati, si operava con macchine operatrici arcaiche, non c’era la ricerca della qualità, insomma le vigne non erano state concepite per durare a lungo. Oggi mi pare che con una conduzione SLOW, con significativi restauri dei vigneti, la concimazione organica, la ricerca della qualità, ci siano molte opportunità di longevità. Oltretutto i costi ambientali per rifare un vigneto sono enormi. Sarebbe quindi opportuno indirizzare la viticoltura verso un rinnovo lento e molto rado. In Francia ci sono vigneti centanari mi pare, in Italia quasi nulla… c’è solo la frenesia dei soldi.

 

Caparsa segnalata su nuova guida Slow Food

Sono lieto di essere stato segnalato tra le 1833 Aziende riportate in guida SLOW WINE 2011STORIE DI VITA, VIGNE, VINI IN ITALIA. Tra l’altro il vino Rosso di Caparsa 2008 ha ricevuto la segnalazione di “Vino quotidiano” (bottiglie che costano fino a 10 euro in enoteca, dall’eccellente rapporto tra qualità e prezzo). Devo dire che la segnalazione riguarda il 2008 che purtroppo si è easurito proprio in questi giorni… comunque a Novembre imbottiglierò il Rosso di Caparsa 2009, di pari qualità se non addirittura di qualità migliore.

In effetti quest’anno non ho dato a nessuna guida i miei nuovi vini per la scelta di slittare l’imbottigliamento del vino Chianti Classico Caparsino e Doccio a Matteo Riserva 2007 e il Rosso di Caparsa 2009 in autunno 2010, anzichè in primavera. Questo sopratutto per motivi dei tempi di maturazione. I miei vini hanno bisogno di tempo, e affrettarsi ad imbottigliare per rispettare i tempi delle guide o del mercato è una stupidaggine. Occorre solo aspettare i tempi del vino. Negli anni passati mi sono un pò lasciato prendere dalla frenesia, imbottigliando precocemente e costringendo i consumatori ad aspettare giuste maturazione in bottiglia per due, tre e a volte più anni. Ora dico basta, o almeno cercherò di farlo.

Quindi, solo la guida di Slow Food ha ricevuto quest’anno tutti i miei vini degli ultimi tredici anni, proprio perchè era ancora “vergine” dei miei vini (anche se già giudicati da altre guide). Credo che questa nuova guida, senza punteggi ma solo con valutazioni complessive di territorio, vigne, cantina e sostenibilità ambientale, avrà un grande successo, anche se dovrà dimostrare la validità del progetto sopratutto nel proseguo degli anni.

 

Uno scenario apocalittico

           Nell'ipotesi più drastica possibile, prossimamente si potrebbe assistere ad un progressivo abbandono dei vigneti, un abbandono della qualità del lavoro in vigna e in cantina, una forte diminuzione degli imbottigliatori, un ridimensionamento del numero dei giornalisti e delle fiere e dei concorsi, il progressivo abbandono dell'uso dei legni per la maturazione del vino, il licenziamento di tanti operai, impiegati, enologi e assistenti enologi e poi l'indebitamento diffuso tra gli agricoltori, la depressione di chi ha investito una vita in questo nostro mondo di vino, i litigi tra tutti e tutto.

Dopo il quasi fallimento della Grecia, dopo il possibile fallimento di altre nazioni e l'Italia a Pezzi , che continua a reggere grazie ai gruzzoli da parte dei nonni, ma in esaurimento, tutta la società italiana, tutta la classe media, potrebbe subire un tracollo con ripercussioni terribili a causa del modello politico-economico degli ultimi 20 anni.

Speriamo che sia solo un'ipotesi fantasiosa, speriamo che i bambini, tra qualche anno, riusciranno a cambiare il mondo.