Il colore del vino è fuorviante?

Il colore del vino fa parte di un insieme di sensazioni che questo liquido fortunatamente offre. Nelle schede di valutazione dei conocorsi il colore è una parte essenziale della valutazione. Troppo.

Quando il vino è troppo colorito è ultimamente oggetto di discredito. In rete si legge che i vini troppo “rossi” sono simbolo di tecnicismi spinti, oppure sono sinonimo di grassezze, morbidezze, elevata alcolicità e via dicendo. Ma non sempre è così.

Vorrei spezzare una lancia a favore del colore. Per mia esperienza, il suolo calcareo, basico, favorisce il colore, come l’elevata acidità fissa il colore.

Ma sopratutto pochi grappoli di razze autoctone come il Colorino o l’Ancelotta, possono dare dei colori molto forti e intensi anche a vitigni naturalmente poco pigmentati.

Vorrei riportare un recente giudizio del mio caro amico Andrea Pagliantini a proposito: “Una percentuale di Colorino nel Sangiovese  può influenzare il vino, ma essendo un vitigno neutro lo può fare solo nel colore, non nella beva e nella struttura”.

Dunque in sostanza: se un’amante è bianco/a o nero/a o mulatto/a, ed è bello/a che cosa me ne importa del colore della pelle? Così il vino.

Bisognerebbe iniziare a valutare i vini anche con bicchieri neri…

Nella foto: foglia di Sangiovese