Il Vino Chianti Classico, oltre alla confusione col Vino Chianti, ha la classificazione “Annata”, “Riserva” e “Gran Selezione”: vallo a spiegare al consumatore… spesso occorre delle mezz’ore per spiegare le differenze: i clienti fanno si col capo per non passar da scemi, facendo finta di capire. Se poi si comincia a tentar di spiegare gli Igt con tutte le loro classificazioni si rischia di farli fuggire a gambe levate…
Invece di semplificare, riconoscendo semplicemente i vini prodotti nel Chianti Classico nei singoli distretti comunali (zone ben distinte) si è preferito riconoscere le qualità nel senso di azione umana ed enologica (Gran Selezione), sacrificando così il territorio nella sua varietà (il riconoscimento zonale).
Le menzioni comunali e sottocomunali incrementerebbero la comunicazione e la valorizzazione dei territori e dei comuni anche quelli ritenuti a torto “inferiori”: ritengo una boiata affermare che, ad es., S.Casciano o Barberino non producono vini di grande valore, ci sono fior fiore di aziende ovunque!; inoltre le menzioni comunali incentiverebbero l’aggregazione di produttori, fenomeno estremamente positivo (l’ultima aggregazione è a Lamole, ma anche a Radda si è a un buon punto).
Tra l’altro con la creazione delle menzioni, potrebbero innestarsi circoli virtuosi per la creazione e valorizzazione di distretti bio, modello Panzano: I distretti bio sono e saranno sempre più importanti nel mercato di qualità, tralasciando qui i benefici ambientali, ma sempre che la denominazione Chianti Classico voglia andare davvero verso alte vette!