Quando si offre un euro a bottiglia di vino, quando il prezzo del vino sfuso non vale nulla, quando i prezzi di marketing, di burocrazia e di ricarico rappresentano oltre l’80/90% del costo finale, quando in una situazione così il produttore tenta di sopravvivere questi è destinato a soccombere.
Tanti discorsi naturalistici, di vigna, di personalità del vignaiolo… ma poi se la speculazione ha il sopravvento, che fare per resistere? Sciopero. Sciopero. Sciopero. Bisognerebbe non produrre, fermarsi un po e riflettere, insieme, cosa fare.
Come sempre, pensieri all’unisono, ne ho scritto anch’io proprio stamani. Non c’è bisogno di sentirsi al telefono, basta la telepatia 😉
L’unica soluzione nel breve è resistere, nel lungo è allargare la rete virtuosa, come abbiamo sempre detto…
hai scritto un bel Post, e io ti ho risposto dal mio punto di vista…
http://davidebonucci.simplicissimus.it/2011/03/23/panic-selling-come-evitare-di-svendere-se-stessi-e-il-proprio-vino/#respond
Il sogno……. la coscienza dell’acquirente!
..e forse lo sciopero dal produrre ”un prodotto sottocosto”(o più prodotti) avrebbe un minimo di risonanza…ma le”nostre” organizzazioni” …”poverette”…non se la sentono…troppo impegno burocratico x loro..
…ma forse il tuo sogno Mario è più grande del mio…! smettere di vendere i diritti non prodotti, rifiutare di vendere sottocosto… mettere d’accordo una maggioranza di produttori sull’attitudine al mercato…
credo che il problema siamo noi, più delle organizzazioni!
RAgazzi so che sono Ot ma chi di voi raddesi va al Vinitaly?
Io no. Forse un giorno per buttare via la giornata 😉
…ma in fondo..” i noi ” sono le ”nostre” organizzazioni… ,se non sbaglio ,abbiamo o dovremmo avere già la nostra organizzazione che ci rappresenta…i nostri interessi.. e per farli valere ..ed invece si ”perdono” alle pastoie burocratiche e poco più..anche perchè… ”è il loro..principale raccolto” ( che vendono molto bene!!)