Ansie da controlli

In Italia stiamo vivendo un periodo molto particolare. Le attività economiche, tra le quali quelle agricole, condotte da uomini che spesso si fanno un mazzo così per far “girare” tutto, vivono in precarie condizioni psicologiche grazie alle poche certezze del sistema Italia.

Ormai la paura di incorrere nelle famose incongruenze, i controlli fiscali e normativi, burocratici, condizionano fortemente la psiche di chi ha le responsabilità con negative generali ripercussioni come occupazione e lavoro. Purtroppo in Italia le invidie dominano e le differenze sociali e culturali non sono riconosciute normalmente come accade in altri Paesi: anche chi si merita di aver di più subisce una aggressione psicologica molto forte. Non parlo certo dei “diritti acquisiti”, dove non si capisce perchè qualcuno per diritto acquisito riceve pensioni mensili di decine di migliaia di euro al mese, ma di diritti di chi meritatamente col proprio lavoro riuscirebbe ad avere quel qualcosa di più che altri per ozio o per mancanza di fantasia o per mancanza di laboriosità, non si possono permettere.

E’ questo forse un valido motivo per cui si va a lavorare all’estero, dove la meritocrazia viene riconosciuta. La meritocrazia è anche un valore che deve provenire dal popolo: in America se fai i soldi con il tuo lavoro sono tutti contenti, qui in Italia sorge subito il dubbio che quei soldi siano stati sottratti o addirittura rubati alla collettività.

Io mi sto rendendo conto che o il Paese tutto si fa comunista o socialista, allora diventiamo tutti dipendenti statali e forse l’ansia sparisce, oppure se dobbiamo continuare a vivere e lavorare in un sistema capitalistico globalizzato, competitivo, occorre cambiare atteggiamenti, norme e controlli. I controlli per esempio non dovrebbero essere finalizzati per “incassare” risorse, magari poi mal utilizzate, ma dovrebbero essere strumenti di aiuto per il miglioramento dell’impresa. Senza far creare ansie da controlli.

Noi Impresa o Io Famiglia?

Nel mondo del vino, esistono due tipi di impresa: individuale come la mia, con una contabilità semplificata, in economia, e Imprese societarie, con contabilità ordinaria e bilanci. E’ opinione diffusa che le imprese piccole e a conduzione “contadina”, non potranno reggere individualmente l’impatto della situazione di crisi economica. L’unica strada possibile è l’unione di molteplici microeconomie in imprese di grandi dimensioni, capaci di confrontarsi competitivamente con la finanza e il credito erogato dalle banche.

Io sarò romantico, indietro con i tempi, ma credo che le economie delle imprese familiari sono più realiste e affidabili delle grandi imprese. Io non sono un economista, lo era mio padre, ma nel mio piccolo mi sembra anche che l’aggregazione in caso di fallimento, può distruggere in un sol colpo molte persone. Questa non è l’opinione della maggioranza in quanto si dice ad esempio che i crediti sono erogati con tassi più agevolati per chi fa girare il sistema con numeri grandi, oppure che la produzione, separata dalle vendite e dal marketing, rende di più in confronto a chi deve occuparsi di tutto.

Mi piacerebbe se qualcuno commentasse questo post per avere più opinioni in proposito.