“Vita contadina e diritti economico-sociali: noia e riflessioni in un villaggio agricolo”.

Ricevo e pubblico volentieri:
“Un testo che descrive la vita contadina delle origini e rappresenta la tenace resistenza del contadino contemporaneo di fronte ad un sistema politico e economico in continuo mutamento.”


“Vita contadina e diritti economico-sociali: noia e riflessioni in un villaggio agricolo”. Si intitola così la prima opera del Dottor Paolo Junior Mancini, edita dalla casa editrice spezzina “Il Filo di Arianna”.
L’opera nasce come un romanzo ambientato in un villaggio agricolo del Sud Italia avente come protagonisti i contadini dediti al duro lavoro dei campi agricoli. Essa descrive e valorizza la vita agreste delle origini ponendo l’attenzione sulle tecniche tradizionali con i quali i nostri avi coltivavano la terra per poi trasformarsi in un saggio andando ad analizzare come e perché l’agricoltura italiana sia oggi in crisi ed esaminando qual è stata la reazione dei contadini di fronte ad un sistema politico ed economico costantemente in evoluzione.
La questione rurale sta scaldando i cuori degli agricoltori italiani in protesta sul territorio nazionale e non è mai stata così attuale. Si tratta di un argomento che ha affascinato il giurista Mancini tanto da spingerlo a dedicarsi ad un testo riguardante la vita dei lavoratori della terra.
Il libro è in vendita sul territorio nazionale ma è anche disponibile online su Amazon. Ulteriori siti internet ove è possibile acquistarlo sono: Mondadori Store, Feltrinelli, Libraccio, eBay, Ibs.it, Unilibro, Libreria Universitaria, oltre al sito internet della casa editrice Il Filo di Arianna (https://www.ilfilodiariannaedizioni.eu).


Italia: il mondo contadino in estinzione

Un post del 2017 recentemente rilanciato su FB dove si raccontano episodi del mondo dell’alpeggio dove gli stessi anziani operatori distruggono piccoli edifici rurali, quel che resta ancora in piedi della loro memoria per non riuscire a pagare professionisti, geometri e burocrati mi riempie di lacrime.
E’ solo una storia ma che fa parte della vera storia che stiamo vivendo. Diciamola tutta: il ritorno verso la campagna è un’invenzione dei giornalisti. Numeri alla mano è facile dimostrare come gli abitanti e gli operatori in campagna sono sempre meno e sopratutto sempre più vecchi.
I pochi giovani, con le dovute eccezioni, sono sempre più attratti da altri lavori, più sedentari, in città, tecnologici. La manualità artigiana, spesso rustica ma ricca di radici che hanno costruito la nostra Italia si sta esaurendo. La burocrazia ne è la causa. La manualità “autoctona” è sostituite da persone che provengono da altri Paesi, spesso di buona volontà, ma senza le stesse radici di sapienza, tradizione locale che nei secoli ha saputo costruire opere fantastiche, integrate nella natura agricola dei luoghi.
Anche qui in Chianti stiamo assistendo all’esaurimento di forze una volta manualmente forti: fabbri, meccanici, falegnami, idraulici, muratori che gradualmente stanno cedendo il passo. A Radda ha chiuso il vecchio fabbro capace di costruire e riparare manufatti e macchine agricole, c’è però l’ultimo meccanico capace di riparare un trattore rotto nel campo, un’altro ha chiuso, anche molti falegnami artigiani hanno chiuso battente, gli idraulici artigiani sono pochi come i muratori: solo grandi ditte che lavorano per somme enormi. In agricoltura stiamo assistendo sempre più ad acquisizioni di aziende piccole che non riescono ad affrontare competitivamente tutte le regole imposte (la stesse regole sono incomprensibilmente per chi imbottiglia 1000 bottiglie o dieci milioni di bottiglie!) Insomma quel che volevo dire è che quel mondo contadino, che da ragazzo mi ha insegnato tanto, ormai non esiste più. Ragazzi, perdere le radici vuol dire perdere conoscenze, culture e persone che sanno raccontare storie e emozioni che sono quei valori aggiunti, non anonimi, non asettici, ma veri, che fanno la differenza. Meditate gente, meditate.
Io mi considero contadino, ma capisco da sorrisi qui e là colti, che pochi ci credono. Allora io dico: provateci voi, PERDIO, provateci!