Gli errori si pagano

 

Nella vita si commettono tanti errori, e il vignaiolo ne commette continuamente, almeno io è sicuro.

Si dice che dagli errori si impara o che dal fondo non si può che risorgere e crescere. Però in ambiente di lavoro gli errori si pagano. A volte gli errori sono originati da stanchezza, da depressione, a volte da autopunizioni, a volte superficialità o sottovalutazione o rutine. Provo ad elencarne qualcuno che mi è capitato quest’anno.

Vetro del trattore, in briciole, perchè rimasto aperto mentre caricavo sassi, Euro 800,00

Orologio da polso, perchè tirando botte sul tappo di silicone dei tonneau per chiuderli, i colpi l’hanno scassato, Euro 120,00

Vino nuovo 2012 perso nella fogna, 4 Hl il top, perchè nell’operazione di sgrandatura del tino che effettuo di notte per la pressatura delle vinacce non si è accesa la pompa colpevolmente rimasta spenta, Euro ???? (dai 400 ai 5.000 euro, impossibile il calcolo economico, ma mentalmente un disastro).

Tino di acciao Inox da 8 Hl, distrutto, si è afflosciato su se stesso, perchè travasando il vino non avevo tolto il tappo superiore per cui la depressione di aria ha causato il danno, Euro 1.600.

Gronde del tetto, urtate col muletto per scaricare i pallet di bottiglie, Euro che cazzo ne so.

Potrei continuare ma è meglio fermarsi qui. Infatti si potrebbe aggiungere le damigiane e i bicchieri rotti, i perni del trattore persi, ecc., per non dire due trattori a ruote completamente distrutti qualche anno fa (decine di migliaia di euro…).

Insomma, forse questo è uno sfogo, ma oggi mi sento così e così…

 

L’insostenibile leggerezza di alcune guide di vino

Dopo i lanci delle guide ai migliori vini d’Italia 2013, dopo aver letto valide argomentazioni che ogni guida cerca di comunicare per attrarre le attenzioni, una vaga tristezza mi ha preso. Sono contento dei molti amici premiati, anche io nella Guida “Slow Wine 2013”, ma il sentimento di tristezza nei confronti di alcune guide non mi abbandona. Sarà che oggi ho tentato di leggere la guida di Veronelli senza aver trovato nulla di interessante, sarà capire di essere coinvolto in un vortice economico-promozionale-enoico, sarà la noia della ripetitività, sará che bisogna spendere risorse sempre più grandi per ottenere i risultati, sarà che invecchio, sò solo che preferisco starmene tra i miei filari, starmene col mio vino in cantina che fermenta, cercando di avere la mente sgombra piuttosto che leggere ovvietà e andar di qua, di là, e poi a primavera inviare campioni a destra e a manca…  In fondo per cosa? Per inseguire il successo (o più semplicemente la sopravvivenza) ma poi davvero tutto questo correre dà felicità oppure no? Le guide danno sicuramente soddisfazione quando premiano naturalmente, ma non rischiano di diventare un qualcosa di complesso, inutilmente enfatico e a volte ansioso traguardo sopratutto per noi piccoli produttori? E la semplicità dell’essenza del vino, non viene in parte intaccata da un eccesso di guide? Non so più che pensare, non ho idee chiare in questo momento… Sento solo un insostenibile senso di tristezza al riguardo.

 

Ecologia e Uva

L’uva è il risultato di interazioni tra sfere di ecosistemi che interagiscono tra di loro. I suoli, i vitigni, gli insetti, i vegetali, i funghi, i lieviti, i batteri, le temperature, l’altitudine, l’uomo con il suo lavoro, temperamento e con tutti i suoi macchinari, le condizioni meteo, gli uccelli, i caprioli… tutto si interseca e, combinandosi, ottengono come risultante la qualità dell’uva, espressione di quel particolare e unico ambiente. Le uve che si trasformano in vino seguono le stesse regole precedenti.

Più è alta la complessità delle intersezioni di queste sfere, più l’ambiente è salubre, più il vino è unico e salubre e quindi di qualità superiore.

Per questo motivo ritengo che un vino ottenuto con scelte iper-rigorose, dunque troppo selettive dei componenti naturali non possa evere troppo fascino.

Ma questa è una mia opinione, mentre vendemmiavo.