Le imposizioni burocratiche a volte non tramandano cultura.

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Ogni giorno che passa assisto, qui i Chianti ma forse è uno specchio di quanto sta succedendo ovunque, dei passaggi economici tra aziende familiari condotte in regime di economia reale, in proprietà finanziarie. Cordate internazionali stanno acquisendo proprietà con investimenti che provengono da investitori che di sporcarsi le mani non gli è mai venuto in mente: delegano la finanza pur di avere buoni rendimenti speculativi (con quale provenienza poi i capitali provengono non potremo mai saperlo). La realtà delle cose oggi è questa: l’omologazione a scapito delle diversità.
Ok, capisco i vantaggi immediati, ma la depauperazione delle diversità delle nicchie produttive, nicchie che spesso provengono da culture e sapienze secolari, non lo accetto. La burocrazia, nel mio settore prevede in questi giorni l’attuazione dell’obbligo del passaggio dai registri di cantina cartacei a quelli telematici, è un esempio di strumento di questi cambiamenti verso le omologazioni. La burocrazia, nata per regolare, assicurare e controllare, spesso non coincide con la capacità di tramandare cultura.