Roma.

Sono appena tornato da Roma, dall’evento Sangiovesepurosangue e devo ammettere il mio disorientamento rispetto a quanto ho vissuto insieme a Gianna.

A perte gli ottimi vini all’evento, ho vissuto una Roma e forse un mondo italico, davvero strano. Ricordavo Roma viva e piena di pulsazioni, ho trovato una Roma mezza morta, dove non si vede l’ora di vendere qualsiasi cosa ai Cinesi che pagano in contanti per andare via. Depressione, valori morti, il vuoto. Appena si può si approfitta su qualsiasi cosa, anche solo per pochi centesimi, nessuna dignità e non solo gli stranieri… anzi. Alcuni esempi capitati in poche ore:

Mentre passeggiavamo verso il Colosseo un distinto signore, italiano, ruba un quotidiano da un’edicola, è rincorso dal giornalaio che gli esclama “Se ci riprovi ti tiro un pugno…”, lui risponde, tranquillo e indifferente “Embe?…”. Finisce lì e continua a camminare come se nulla fosse.

Prendiamo un taxi, il tassista, italiano, gioca (mentre guida!) con un computer, sbircio e sta giocando con il “Solitario di windows”… e ci chiacchiera pure.

Prendiamo un’altro taxi e il tassista, italiano, stavolta gioca con un telefonino su una mano, mentre con l’altra gira il volante. Non riesce neanche a parlare: grugnisce. Senza parole.

Andiamo al mercato Esquilino proprio accanto al’evento vinoso, inutile dire che il quartiere è come Chinatown e alla domanda da dove proviene quella zucca il ragazzo risponde “dalla Thainlandìia…”, “..e come si cucina?”,”… Boh, io sono Indiano…”. A bocca aperta.

Abbiamo visto negli occhi della italica gente rassegnazione e occhi di giovani italiani che comprano roba per sballare, abbiampo visto negli occhi degli stranieri la voglia di lavorare nonostante tutto ma anche abbiamo visto occhi senza scrupoli.

Anche all’evento, piccole cose disorientanti: abbiamo pagato lo stesso piatto di formaggi il primo giorno 15 euro, il secondo 10 euro… poi al parcheggio dopo essersi messi verbalmente daccordo su 18 euro, al ritiro hanno voluto 23 euro.. insomma che dire?

Non ci capisco più nulla.. meglio andare sul trattore, và.

 

Meglio un bicchiere di vino che una canna

Lo posso tranquillamente affermare. Un bicchiere di vino, meglio se buono, ti lascia felice e loquace, lucido e pieno di energia, positivo verso il mondo e le persone che ti amano. Una canna ti lascia disorientato e confuso, ti assorbe energia, puoi entrare in confusione e perdere lucidità nell’indifferenza di chi ti circonda.

Qualcuno potrà controbattere, perchè difende ciò che per lui è la normalità. Ma ragazzi, datemi retta: scoprite il buon vino, forse non lo avete mai apprezzato perchè lo avete ingurgitato sempre senza prestare attenzione oppure non vi è mai stato offerto un vino d’eccellenza.

Ci sono diverse occasioni di avvicinarsi al vino, e sempre in compagnia; il vino offre occasioni più ghiotte alla luce del sole. Col fumo ci si avvicina e si prosegue solo per essere accettati, nell’appiattimento generale, oppure in solitario, nell’imbambolamento personale. E diciamolo pure: chi fuma conclude poco.

Chi invece gioisce di un buon bicchiere di vino ha il mondo alla sua portata…

Se potete raggiungere Roma giusto questo weekend, andate a Sangiovesepurosangue: con 25 euro, capirete. Oppure mille di queste simili iniziative in ogni parte d’Italia. Tutto L’anno.

Il vino è il nostro sangue, sangue Italiano, non lasciatevi ingannare da culture che in fondo non ci appartengono.

 

 

Un groppo alla gola

E’ vero: quando vendo il vino, mi viene un groppo alla gola: mi dispiace. Mi dispiace separarmi da quella roba che ho seguito fin dal concepimento, la vigna, le lavorazioni, i trattamenti, la potatura, la legatura e la vendemmia e poi ho seguito la nascita, la fermentazione nei tini di cemento e poi lo sviluppo e la maturazione nelle botti e poi ho seguito il momento della prova scolastica prima, durante e dopo l’imbottigliamento fino allo stoccaggio e alle varie movimentazioni.

Dopo tutto questo, come si fa a separarsi come un oggetto qualsiasi e spesso acquistato come un prodotto qualsiasi? Mi ritornano in mente le persone che insieme a me si sono succedute nel farlo, la fatica, la paura di non farcela… e forti emozioni mi assalgono quando viene il momento di lasciarci.

Non sarà mica per gelosia che mio figlio mi manda a quel paese? O forse son matto solo io… 🙂

Sappiatelo: nei vini con le bolle c’è più solforosa

Con questo post probabilmente mi attirerò le ire dei produttori dei vini con le bollicine.

Ma è un dato di fatto che per produrre certi corretti vini bianchi con le bollicine occorre un contenuto di solforosa libera alta in confronto ai vini rossi che, contenendo i tannini, non hanno bisogno di concentrazioni molto alte di solforosa.

Intendiamoci: è solo informazione. Se penso ad alcuni vini francesi come i fantastici Souterns, ma anche moltissimi italiani, ma con contenuti di solforosa molto alta, me ne frego o per lo meno ne sono consapevole.

Ma siamo sicuri che a parità di prezzo a volte non sia più salutare vino rosso, invece che vino sparkling?

Pubblicità progresso, la mia.

Interessante anche sapere che, oltre all’indubbio successo dei vini con le bolicine nel mondo, ci sono mercati che preferiscono, anzi secondo le previsioni preferiranno sempre più, il vino rosso fermo come la Cina.

 

Tappo a vite: un tabu?

Una notizia forse passata sottotono riguarda la tappatura delle bottiglie di vino. Infatti il decreto UE del 16 Settembre 2013 modifica le norme cancellando la regola generale che prevedeva per i vini Docg solo il tappo di sughero (regolamenti 1234/2007 e 607/2009).

Sono sempre stato diffidente rispetto alle chiusure alternative al sughero, ma mi sto rendendo conto che anche il tappo a vite offre innegabili vantaggi. Meglio del tappo in silicone è certo, perchè dopo qualche anno il tappo si indurisce e non tiene “trafilando” ossigeno se in verticale o perdendo vino se in orizzontale; meglio di molti tappi di sughero che cedono il tipico sapore di “tappo” è evidente, ma anche meglio di quei tappi di sughero che alterano le qualità organolettiche dei vini senza dar sapore di “tappo” (e questi sono proprio tappi “canaglia”); meglio anche di quei tappi che, seppur buoni, si rompano a metà, sciupando la bella magia sella “stappatura”.

Proprio oggi Francesco gestore del Ristorante Albergaccio di Castellina in Chianti (a proposito: è un posto dove si mangia e si beve divinamente!), mi ha confessato che non vede l’ora che tutti i produttori si convertino al tappo a vite, anche per i vini di alto pregio. Anche il disciplinare del Chianti Clasico attualmente lo vieta. Lui è stanco di assaggiare ogni volta al tavolo per scoprire il tappo “canaglia” e si deprime quando apre la bottiglia con l’evidente sapor di tappo. Lui auspica, anche grazie alla recente normativa dell’UE, che in pochi anni anche i vini di pregio useranno questo tipo di chiusura. Servire al tavolo, senza la preoccupazione del sapor di tappo sarebbe meraviglioso!. A Francesco queste opinioni si sono oltremodo rafforzate parlando con Paolo De Marchi, il quale gli ha fatto assaggiare un vecchio vino, il Cepparello, imbottigliato per il mercato UK che pretende solo questo tipo di chiusura: è risultato fantastico, fresco e integro più dello stesso vino tappato con il sughero. Insomma un risultato sperimentale straordinario. E se poi lo dice Poalo De Marchi, è una garanzia.

Io ho fatto un vino eccellente, il 1999 Doccio a Matteo Riserva Chianti Classico (ho ancora pochissime bottiglie), che però ha avuto un’incidenza del 20% di sapor di tappo (evidente o canaglia): mi ha rovinato molti anni della mia vita e il dispiacere lo porto ancora dentro di me. Ho sempre dato la garanzia del cambio, ma non è una vita sana…

Quale produttore di vino può riportare esempi di casi simili? Tutti.

Tra l’altro anche il mondo di vinoappassionati sembra ormai non avere più preconcetti… vedi l’arrticolo su Intravino del 16 Nov 2011