Quando arriva la demoralizzazione

Quando arriva pensi di abbandonare tutto, le vigne, il vino in cantina, abbandonare la vocazione di vignaiolo e pensi alle tue vigne che si riempiono di rovi, il terreno incolto, il vino che diventa aceto perchè ormai non lo curi più, non fai le colmature, non fai i travasi, tanto a che serve? Quando arriva pensi di smettere di combattere contro l’erosione, di ripristinare i fossi dopo ogni pioggia, di rimettere la strada per salire su a casa. Quando arriva pensi che tutto sia meglio vada al diavolo, che tutti coloro che parlano, bla bla, che controllano, che stanno negli uffici, coloro che comandano insieme alle banche che si fanno pagare carta straccia vadino a farsi fottere.

Ma poi come arriva, la demoralizazione se ne va, ci si rimbocca le maniche e si ricomincia con quella passione che solo l’amore può dare.

Luglio 2011 fresco e piovoso

Quest’anno Luglio ricorda e assomiglia a Maggio: pioggia, fresco, grandi escursione termiche e non quel mese di grande calura insopportabile come comunemente è.

Dunque anche quest’anno il tempo ci riserva un andamento del tutto particolare. Dopo un inizio a “tutta birra” con la calura primaverile, il mese di Luglio ci sta riservando una frenata nello sviluppo fenologico della vite e dei suoi grappoli, e la campagna, qui nel Chianti Classico e anche in tutta la Toscana, è verde come non si ricorda da tempi lontani. Probabilmente questo determinerà profumi veramente particolari; occorre ricordare anche che per il Sangiovese il mese fondamentale per la qualità è Settembre e naturalmente Ottobre, mese della vendemmia.

A Caparsa, dopo la grande paura della grandine di Maggio le viti hanno reagito con una personalità e una decisione incredibile, che mi fa pensare a una grande annata: le difficoltà della vita, nelle viti come negli umani, porta a una reazione spesso positiva e forgiante!

 

Speculazione nel vino Chianti Classico

In questi giorni il valore reale del vino Chianti, ha superato il valore del vino Chianti Classico. Le quotazioni del vino Chianti si aggirano su 90/100 Euro x Hl, mentre le quotazioni del vino Chianti Classico si aggirano su 70/80 Euro X Hl. (Ricordo che per produrre 1 Hl di Chianti Classico occorre circa 3 Euro X Hl.)

E’ la prima volta che succede, storicamente il vino Chianti ha un valore di circa la metà del vino Chianti Classico. Dunque, i Signori del vino hanno definitivamente spostato le attenzioni sul Chianti. Le ragioni di questa strategia, senza peli sulla lingua sui potrebbe parlare di accordo, possono essere molteplici. A mio parere principalemente c’è interesse che i vigneti “Chianti” siano rinnovati, in quanto generalmente obsoleti, mentre ormai non c’è più interesse per i vigneti a Chianti Classico ormai quasi completamente rinnovati negli ultimi dieci anni. Probabilmente i produttori attirati da un valore così relativamente alto del vino Chianti, rinnoveranno massicciamente i vigneti salvo poi tornare a valutazioni abbondantemente sotto i costi di produzione quando l’operazione di rinnovo sarà completata, come nel caso del Chianti Classico.

Una regola di mercato dirà qualcuno, una speculazione dico io.

 

Chi è il coltivatore diretto?

Su intravino un interessante post  ha trattato il tema della definizione di contadino usata anche a sproposito…

Negli ultimi anni la tendenza di esserlo o apparire tale è aumentata per motivi anche di marketing. La definizione più ottimale a mio avviso è però Coltivatore Diretto, in quanto la parola contadino riporta in mente un’antichità superata dai tempi moderni e tecnologici.

E’ però interessante riportare ciò che un Contadino o un Coltivatore Diretto deve essere per essere riconosciuto tale. Prendo spunto da un libro di un professore americano, Robert Crosby autore di “Get Unstuck from Fondamentalism, A Spiritual Journay” in cui si afferma che un contadino “segue la sua vocazione, la sua chiamata interna. (La parola vocazione proviene dal latino “chiamata”). Ognuno è “chiamato” ad essere un poeta, un contadino, qualsiasi cosa che aiuta ad essere sè stesso…”.

Mi pare che in queste poche parole sia racchiusa l’essenza del contadino-ColtivatoreDiretto: essere se stessi. E questo fa sì che un vero contadino-ColtivatoreDiretto si riconosce tra mille, anche in quest’era moderna.