Mi raccomando

Una vigna diserbata
Una vigna diserbata

Mi raccomando, fate il vino con l’osmosi inversa e poi premiateli, fate il vino col glifosate e poi premiateli, fate il vino come un qualunque business e poi premiateli, fate il vino con gli additivi e poi premiateli.

Magari punite chi pratica il buon senso, che quello è morto cadavere. La cultura e le tradizioni e l’ambientalismo ci fanno un baffo.
Grandine o siccità o alluvioni in agricoltura, è meglio vivere e operare nella nostra amata agroindustria, mi raccomando. Le calamità e la cultura non devono incidere sul mercato globale, tanto si trova tutto a buon mercato ed è meglio tenere ignoranti tutti. La forza lavoro non manca, gli schiavi ricattabili li troviamo sempre, dunque non seguite i pazzi predicatori dei vini naturali. Anche loro un giorno si convertiranno oppure venderanno a noi. State tranquilli, abbiamo dalla nostra parte la politica, i telegiornali e i poveri.

Una differenza sostanziale tra islam e noi

Ciò che è successo in Francia ha colpito tutti noi europei, e non solo.

Come produttore di vino mi salta agli occhi come, culturalmente, le differenze tra islam (sopartutto integralista) e noi, sia anche il consumo di vino, nel rispetto delle proprie convinzioni.

Io sono ateo e penso che le religioni sono spesso mezzi per controllare chi si domanda da dove veniamo, quali siano le radici, perchè esistiamo: lecito, ma anche pericoloso, poichè chi controlla e risponde a queste domande può influenzare le opinioni e l’agire di tante persone.

Nel mio piccolo noto che il vino, che rappresenta culturalmente il cibo nella nostra cultura, complemento essenziale del cibo, serbatoio di energia, facilitatore di idee e tolleranze, sia vietato nel mondo dell’Islam.

Nella nostra cultura produrre uva significa agricoltura: il vino è un prodotto agricolo. L’agricoltura condiziona i pensieri dell’uomo, l’agricoltura è una molla dell’evoluzione dell’uomo, condiziona le società. Per noi il vino è un alimento che ha stimolato la filosofia degli antichi Greci, dei Romani, di tutto il pensiero filosofico occidentale attuale. Oggi siamo così, pensiamo così, perchè il vino ha contribuito e contribuisce a farlo.

La felicità delle persone si misura anche nella capacità di leggerezza, il vino contribuisce, ma sembra che molte persone siano disposte ad uccidere per affrontare la pesantezza della vita. L’agricoltura è l’ultimo dei pensieri di queste persone, non credo neanche abbiano idee di come il cibo sia prodotto e come deve essere consumato.

Credo che l’educazione al cibo possa essere più efficace che mille guerre.

I vini di territorio sono rivoluzionari


Pochi anni fa i territori vitivinicoli erano di esclusivo appannaggio di poche persone.
La maggior parte dei vini conosciuti erano espressione degli enologi. Pochi giornalisti veicolavano le informazioni e avevano il potere di esaltare a loro discrezione le realtà vinicole.
 Con l’avvento di internet e le tecnologie, i piccoli produttori, che sono gli alfieri di questa tipologia di vino, ma anche numerosi appassionati di ogni genere, stanno vivendo una vera rivoluzione.
I vignaioli stessi che vivono e lavorano nelle zone vitivinicole, SONO il territorio, l’indole e il carattere delle zone geografiche. E’ anche attraverso Facebook, Twitter, Blog, che oggi si riconosce l’identità di un territorio: la comunicazione diretta rende un valore aggiunto sconosciuto fino a qualche tempo fa.
Naturalmente nel vino delle diverse zone geografiche ci sono le influenze dei Suoli, del Clima, dei Cloni della vite, della Storia, della Cultura e della Tradizione, ma oggi possiamo dire anche che la comunicazione tecnologica può esaltare di più o di meno, secondo la qualità dell’insieme dei vignaioli di un determinato luogo, il valore di una tipologia di vino.
Questo è un concetto rivoluzionario, poiché costringe a far unione. E l’unione è forza.

Acqua e Vino

In questi giorni di caldo torrido, lavorando sotto il sole cocente, per alleviare la fatica e trovare la forza necessaria a proseguire, ricorro ai vecchi insegnamenti dei contadini: quello di mescolare l’acqua col vino nel fiasco, portarlo nel luogo di lavoro tenendolo in un fosso fresco e ogni tanto attingere a questa bevanda.

Qualcuno sgranerà due occhi così, ma provate per credere. L’acqua e il vino è una potente bevanda dissetante, altro che coca cola o bibite varie. Idratante, senza zuccheri, rilascia una giusta quantità di energia e rinvigorisce le forze aumentando la lucidità mentale.

Antiche saggezze.

Il Verde e il Bio

Il verde è il colore dominante nelle vigne coltivate a biologico. Girando, vedo qualcuno che ha diserbato le vigne e poi ha lavorato la terra, forse per nascondere la pratica. Io credo che ognuno deve applicare quello che pensa sia meglio, legittimamente, orgogliosamente, senza timore. E’ meglio la trasparenza che l’inganno. Personalmente non mi piace la pratica del diserbo non perchè il diserbante può essere un veleno, ma sopratutto perchè agisce da semplificatore del sistema vigna. Un ecosistema, la vigna, è composta da milioni di ecosistemi intimamente connessi e la semplificazione dei sistemi con il diserbo non è certo positivo. La complessità è salutare e positiva, la semplificazione impoverisce e aridizza. Tutto questo può essere traslato anche nella società umana, dove la moltitudine delle lingue parlate, delle culture, delle tradizioni arricchiscono il genere umano e sono una risorsa da custodire.

L’effetto psicotropo del vino

Affrontai l’argomento nel 2008 nel post dal titolo “Coca e Droga”. Affermavo che c’è una grande differrenza tra il vino e le droghe: la cultura. Inoltre il vino è l’unica “droga” che coniuga energia con sostanze essenziali per la vita (aminoacidi, vitamine, polifenoli, sostanze anti-ossidanti, ecc.) e… felicità. Se la droga “vino” è ben prodotta poi, può favorire la comunicazione e la socialità tant’è vero che fiolosofi greci e romani ne facevano largamente uso. Mentre le altre droghe hanno fondamentalmente una funzione annebbiante, il vino può avere effetti sbrinanti benefici.

Vorrei qui di nuovo riportare quello che Cristiano Castagno scrisse in risposta al mio post (con qualche piccola correzione per migliorare la leggibilità):

L’effetto psicotropo del vino è qualcosa che si ha pudore a parlarne. Sono convinto che vini diversi hanno effetti diversi. Troppi vini, celebrati per la presunta superiorità organolettica poi alla prova del bicchiere sono deludenti: dopo un paio di bicchieri viene sonno e magari qualche postumo negativo, zona fegato. Vini davvero superiori invece anche dopo aver vuotato la bottiglia, mangiando comunque qualcosa, in compagnia specialmente, aprono la mente e rispettano anche il metabolismo ma questi sono aspetti normalmente del tutto ignorati dalla critica enogastronomia ma assolutamente fondamentali! Credo che bisognerebbe rivoluzionare il modo di valutazione dei vini e diffidare di persone che hanno la presunzione di valutare, spesso con giudizi definitivi, decine e decine di vini in batteria e che in fondo rispecchiano il bisogno di consumismo della nostra società. Probabilmente qualche droga tipo coca (foglie non polvere), cannabis (come kif o charas, non certo come la “skunk”) e altre in altre culture, a noi precluse, possono rappresentare quello che per noi è il vino, frutto genuino della cultura e sacramento dionisiaco di piacere e non solo assunzione di alcol come oggi si sta cercando di inculcare nell’immaginario collettivo.

 

Il Papa: “E’ necessario rilanciare l’agricoltura”

 Il papa oggi nel discorso che ha preceduto l’Angelus ha parlato dell’agricoltura, della crisi di questo settore, lasciato da decenni nelle mani delle logiche bancarie, delle logiche del capitale, delle logiche di rapina ambientale e non più dei tempi dell’uomo e della natura. Il Papa oggi mi ha commosso, anche se non sono un credente.

E’ un emergenza, ma nessuno se ne occupa seriamente; una classe politica tutta intenta a preservarsi e intenta a seguire solo percorsi industriali. Eppure il sapere, la conoscenza e la cultura delle persone di questo settore è primario, ma oggi tutti lo hanno dimenticato. Dimenticato sotto tonnellate di carta burocratica, dimenticato dalla possibilità di acquistare il cibo nel mercato mondiale (per ora).

Ho visto e vissuto in prima linea uomini lavorare nelle vigne soffrendo, al gelo, al freddo, sotto la pioggia, di notte, ho visto uomini come Emilio, Terzo, il Regoli e altri morire dopo una vita trascorsa a lavorare nelle vigne, ho visto uomini morire schiacciati dai trattori. Chi beve una bottiglia di vino non si rende minimamente conto quanto lavoro, quante lacrime, quanta sofferenza per produrre quel santo liquido.

Si parla tanto, a volte troppo, tante chiacchiere spesso gratuite, presuntuose. Ma ogni tanto un ricordo, un attimo di raccoglimento, di silenzio, per chi ha dedicato un intera esistenza per produrre quel vino, ci vuole. E ci vuole una nuova politica agricola, urgente, per dare una speranza e continuità a questo Paese.