Le convivenze quotidiane del vignaiolo

Molti cittadini pensano che i rapporti con gli animali siano Disneyani, ma provate ad avere stretti, anzi strettissimi rapporti con:

 

  • Le zanzare, che in estate non ti danno tregua sopratutto di notte quando, stanchi, si vorrebe un po di tranquilità…
  • Le mosche e le moschine, che quando sei sudato in vigna sotto il sole ti ronzano intorno e si posano sul naso…
  • I tafani, che quando vai sul trattore in estate ti seguono come nuvole attirate dalle vibrazioni, e ti si posano alla caviglia e ti succhiano…
  • i ragni, piccoli, grandi, con le zampe lunghe o col corpo peloso che girano nelle camere da letto, sopratutto quelle dei figli, e ti tocca…
  • gli scorpioni, che si insinuano in casa tra le fessure dei muri…
  • le zecche, che quando d’estate ti piacerebbe stare senza calzini, occorre invece bardarsi come in inverno, ma nonostante tutto ti si attaccano sul cuoio capelluto o su un braccio…
  • i caprioli, che si scordano tutto, attirati solo dai germogli delle tue viti e dall’uva…
  • i daini, che saltano quattro metri per arrivare a mangiarti i rosi sotto casa, i tralci delle viti e l’uva…
  • i cinghiali, che di notte vengono a mangiare l’uva migliore (quella rossa, perchè quella bianca non gli garba)…
  • la volpe, che se ti provi a mettere due galline dopo due e tre volte che le ricompri fai il recinto, ma nonostante tutto (non si sa come) riesce a prenderle…
  • le cornacchie che ti volano intorno mentre sei sul trattore e vanno a mangiare le uova delle galline ovaiole…
  • i topi, che rosicchiano tutto, anche i cavi del telefono o la cinghia dell’auto, e devi mettere le esche, ma a volte per piccole disattenzioni ti cascano nel bidone dell’olio o della damigiana…
  • i serpenti, che strisciano e a volte ciondolano dal tetto di casa, oppure ti entrano proprio in casa e per buttarli fuori non basta dargli lo sfratto…
  • le vipere, che subdolamente stanno ferme e speri sempre che un bambio non le scambi per una cordicella…
  • L’istrici, che se ti azzardi a fare l’orto senza recinto il giorno dopo ti mangia tutto…
  • Il grillo talpa che se fai l’orto recintando come un bunker, da sotto terra ti distrugge le melanzane, i peperoni,i peperoncini… e allora giù a far buche per scovarli…
  • i bruchi, che dagli alberi ti si infilano nel collo e ti pizzica tutta la schiena…
  • i calabroni, che ti fanno il nido in dei posti così difficili e che se ti pizzicano ti viene un bubbone grosso così…
  • le vespe che ti fanno il nido sopra la finestra di camera…
Insomma è bello fare il vignaiolo…   Wink

 

 

W l’Enoclub

Ieri ho partecipato ad uno dei numerosi eventi che organizza il Club: degustazioni della mitica annata 1985 di vini a Sangiovese, vini rari, in un ambiente incredibile a Firenze, dalla cui finestra brillavano le acque quiete dell’Arno e dove pietanze si alternavano alle degustazioni. Flaccianello, Cepparello, Montevertine, Sodacco di Montevertine, Carnato di Montevertine, Caparsino (il mio…), Villa Rosa, Sodi d S. Niccoò, Bellavista di Ama, S. Lorenzo di Ama, La Casuccia di Ama e Vin Santo Capezzana. Quindici persone più o meno esperte, “Nelle Nuvole” sicuramente al centro di molte attenzioni, e due produttori, io e Martino Manetti. Tante considerazioni, alcuni vini veramente Top, altri intriganti, altri ancora scontati. Il centro delle chiacchiere è stato però la considerazione che le parole non bastano a descrivere il “cuore” dei vini e spesso tutto è il contrario di tutto. Non esistono verità assolute. Non esiste una qualità assoluta, esistono però momenti storici i quali in molti modi influenzano il modo di fare e di apprezzare il vino. Oggi, tutti, intendiamo il vino in un modo, solo un paio di anni fa in un altro. Quindi il vino sempre specchio del comune vivere e sentire. Il Vino, la Natura, elargitori di serenità.

 

Le dimensioni delle aziende vinicole

Esiste una campagna denigratoria contro i piccoli produttori. Chi produce sotto i due milioni di bottiglie viene considerato quasi un pezzente. Oggi poi qualcuno dice anche che la media della qualità dei piccoli è bassa, anzi scarsa….

Che dire? Non dire nulla, oppure ribattere che i piccoli, sopratutto quando riesciono a fare sistema, sono economicamente più flessibili, che possono aggredire il mercato da più punti, in modo più soft certo rispetto a chi si permette di investire milioni di euro, ma con quella bella qualità delle “differenze”, che secondo me è vincente? E poi che dire sulla qualità? Certo che alcuni piccoli producono male, a volte per lo strozzinaggio di chi compra all’ingrosso, a volte per incuria, a volte per presunzione, ma molti piccoli produttori (tantisssimi!) producono una qualità di eccellenza; i grandi produttori? Magari 1/10 di qualità e 9/10 di scarsa qualità. E allora come la mettiamo? Smettiamo di dire ca**ate e cominciamo a saper apprezzare i piccoli e i grandi.

Il Comune di Radda in Chianti contro l’ambiente

Il Comune di Radda in Chianti impedisce l’installazione dei pannelli fotovoltaici per la produzione di energia pulita.

In prima persona sto sperimentando questa dura realtà. Dopo molte esitazioni per motivi finanziari, avevo deciso di installare un piccolo impianto di 6 KW (circa 35 metri quadri di pannelli), sul tetto della cantina e della diraspatrice per contribuire alla diminuzione dell’emissione di Co2. Il Comune di Radda me lo impedisce. Motivo: Caparsa non rientra in una “categoria di appartenenza” che consente l’installazione (?). La normativa nazionale prevede una semplice dichiarazione di inizio lavori (sopra 5 KW la PASS, sotto la SCIA), il Comune di Radda non la recepisce. Tra l’altro il vicino Comune di Castellina in Chianti, richiedendo l’autorizzazione paesaggistica rilasciata dalla Provincia, ha sempre autorizzato l’installazione degli impianti.

Perchè Radda si rifiuta di favorire la produzione di energia pulita? Perchè Radda antepone l’estetica alla protezione ambientale? Non sarà che mi si impedisce di realizzare l’impianto per meri, subdoli motivi burocratici?

Questo è un mistero, che davvero mi rende nervoso.

Piccolo elogio dei tini di cemento

Recentemente ho assaggiato il vino di Castellinuzza e Piuca, piccola azienda di Lamole, dove ho ritrovato profumi e schiettezza gustativa rari.

Il vino è maturato nei tini di cemento. Questo materiale, introdotto in Toscana dai F.lli Marziali di Levane (Ar), ha dei pregi come la buona coibentazione, una buona porosità che facilita lo scambio di ossigeno e sopratutto l’estrema naturalezza intrinseca che questo materiale possiede, assimilabile a una pietra. Negli anni ’70 in Chianti questi tini hanno rappresentato un miglioramento qualitativo incredibile, permettendo di vinificare e conservare i vini con proprietà igieniche molto migliori delle obsolete vecchie botti di castagno. Naturalmente i tini di cemento devono essere lavati con grande attenzione, non possono essere spostati, ma sostanzialmente sono migliori che i moderni tini di acciaio, troppo tecnologici più adatti alle industrie che agli artigiani del vino.

Abbiamo tutti passato un periodo dove i legni, le barriques, i tonneau hanno segnato vini più speziati, più rotondi, ma senz’altro meno naturali in quanto i tannini del legno nuovo influenzano i profumi e il gusto prepotentemente. L’abuso poi delle barriques ha poi addirittura snaturato l’approccio del consumatore verso il vino.

Naturalmente l’uso sapiente dei legni è un’arte che si riflette nei vini di alta gamma, ma si sta anche facendo strada il gusto “neutro”, che solo una maturazione in cemento può avere, impensabile da proporre solo pochi anni fa a consumatori evoluti. Insomma a mio parere è possibile fare vini di alta qualità senza uso di botti, botticelle e troncoconici che oltretutto son costi alti che si riverberano sul costo finale del vino.

Per quanto mi riguarda, dopo aver provato quel che si doveva provare, penso che il percorso della mia vecchiaia si indirizzi verso “barrowls” sempre più grandi, esaurendo progressivamente le barriques (tra l’altro veramente troppo piccole per il vino fato col Sangiovese), e con un uso sempre maggiore di vino maturato in cemento per gli assemblaggi.

Un grazie  a Enrico Pacciani, autore della foto.

Finestre

 

Le finestre si usano per buttarcisi di sotto, o per cambiare aria, o per raggiungere universi paralleli.

Ma le finestre dei vignaioli sono diverse. Servono per operazioni importanti nel tempo, per esempio esiste la finestra per imbottigliare, più larga per i vini rossi e più stretta per i vini bianchi, esistono finestre per operazioni colturali, e via discorrendo.

Le esperienze tattili sono decisive per capire quando si apre una finestra, e solo l’esperienza e l’approfondimento può dare una visione d’insieme per capire quando queste finestre si aprono.

In qualche modo noi vignaioli, per il particolare lavoro che svolgiamo, siamo custodi di questa destrezza manuale, sempre più circondati da un mondo e un modo di agire frammentato, poco approfondito e sempre più superficiale che intorpidisce la mente.