Vino, Lombrichi e Natale…

Il lombrico è un essere che non ispira schifezza a nessuno, come invece i ragni o i serpenti, anzi ispira simpatia ed anche una umiltà riconosciuta. In effetti ha un’importante funzione nell’ecologia del suolo. I lombrichi scavano mangiando il suolo (il “lombricus terrestris” in particolare perché raggiunge oltre 25 cm e lavora fino alla profondità di due metri), il materiale organico viene decomposto e lasciano permanentemente le loro gallerie nel suolo, arieggiandolo: insomma sono animaletti utili, anzi utilissimi.

Quando si parla di ecosistema, così importante nella vigna per la produzione dei vini di territorio, spesso ci si dimentica di loro. Si pensa prevalentemente al clima, ai cloni, alla struttura del suolo, ai funghi, ai batteri, alla flora e alla fauna, agli insetti, tutti collegati tra loro coordinati e sinergici.

Ma il buon vignaiolo di territorio ogni tanto si deve ricordare di loro, che se ci sono, non li vedi quasi mai, ma se non ci sono proprio un motivo ci sarà.

Questo post vuol ricordare i lombrichi, a tutti.

(Bello il commento di Anita Catinari su Facebook :

Nudi come vermi su una strada asfaltata, cerchiamo la terra fresca, buia e profumata, piena di vibrazioni. Spegnere la luce e ritrovarsi in una giornata di sole…Se non troverò la terra, il mio ultimo desiderio sarà quello di essere portata via da un merlo dal becco giallo)

Buon Natale!!

Un vino da vecchi: il Chianti Classico

 

Una delle ragioni per cui il Vino Chianti Classico batte la fiacca sul mercato italiano, è quella di apparire e rappresentare un mondo stantio e “vecchio” per vecchi.

Addirittura Intravino, con Antonio Tomacelli in un suo recente post, afferma “Non impallinatemi, non sto dicendo che sia un vino da vecchi ma, insomma, ci siamo quasi.”

Cercando di essere obbiettivi un po’ di verità c’è per due motivi: il primo abbastanza intuibile, il prezzo medio relativamente alto che scoraggia i giovani all’acquisto, il secondo è la tipologia, che impegna il consumatore alla ricerca dell’abbinamento con pietanze appropriate, non sempre facili e realizzabili per motivi di spazio, tempo, ecc..

E’ dunque un vino difficile di questi tempi, per cui si finisce per acquistare vini più facili per tutte le occasioni (e non è detto più economico).

La ricetta per risolvere il problema è il nostro territorio. I Monti del Chianti riservano esclusive bellezze, ricordano sempre il piacere della vita, l’armonia della Natura, dei vigneti, la pace. Visitare il Chianti è un sogno per molti e chiunque è già stato in questo territorio ha mangiato bene, ha dormito bene, ha dimenticato per un attimo il caos delle metropoli.

Allora perché non cercare d’invogliare di rivivere quei momenti con l’acquisto di una buona bottiglia di vino Chianti Classico, comunicando il territorio, di ciò che hanno visto e provato, NEL vino? Le Menzioni Comunali e l’inizio di una zonazione unica in Italia, andrebbe in questa direzione.

E’ possibile una perestrojka e una glasnost in Italia?

Recentemente il Consorzio Chianti Classico ha inviato una circolare per sondare tra i soci i quantitativi prodotti di vino Chianti Classico.

Bella cosa, ma penso che pochi risponderanno. Io ho risposto ed ecco i dati che rendo pubblici:

Su ettari 9,79 ho prodotto vino Chianti Classico nel 2013 Hl 355; nel 2012 Hl 350; nel 2011 Hl 420; nel 2010 Hl 103,60. Qualcuno si chiederà perchè ci sono queste altanelanze di produzioni. E’ normale, sono Bio-logico, a volte le annate perdono quantità per vari motivi che non sto qui ad elencare. In sostanza l’agricoltura non è razionale come una fabbrica, ma è soggetta alle condizioni climatiche (forse molti non se lo immaginano nemmeno…).

Comunque si evince come qui a Caparsa si produce da poco più di 10 Hl/Ha, fino ad un massimo di 42 hl/Ha. Tenete presente che il disciplinare prevede un massimo di 52 Hl/Ha

La mia esternazione, questo post, riguarda questo: non ho mai capito come diavolo molti altri produttori riescano a produrre, o dichiarano, sempre 52 Hl/Ha… naturalmente senza voler essere presuntuoso, e senza dare assolutamente responsabilità agli altri, sicuramente più bravi di me.

Però concedetemi qualche dubbio sulla trasparenza in generale, senza parlare di quella pubblica o partitica.

Io penso che oggi, non domani, o cambia la cultura dell’italiano, che ancora se c’è l’occasione agisce in modo troppo “furbetto”, fregandosi altamente della comunità, oppure siamo in un vicolo cieco dove uscirne non si può.

Molti anni fà un Presidente cambiò, o tentò di cambiare, un sistema politico nazionale con la perestroika, che letteralmente significa “ricostruzione” e identifica il complesso di rifirme economiche, in simbiosi con una maggiore trasparenza nella vita pubblica, definita glasnost (Cit. da Wikipedia)”. Oggi occorrerebbe che gli Italiani tutti cambino con una maggior trasparenza nella vita reale… e non pretendino solo che cambino gli altri. Dovremo farlo tutti insieme… ma come si può fare in Italia senza rischiare di passar da bischeri? .