Da regime sanzionatorio a regime collaborativo

Forse la mia è una riflessione visionaria che non proviene da problemi contingenti ma è il risultato delle mie osservazioni. Provo ad esporla, perché davvero mi piacerebbe sentire più opinioni.

Le piccole imprese, gli artigiani, il tessuto economico flessibile e virtuoso di cui è ricca l’Italia, miniera di sapienza e inventiva, lo zoccolo duro dell’Italia, ha una spada di Damocle: la difficile conoscenza di tutte le norme legislative. Questa spada che pende pronta a colpire, spesso in modo iniquo, spesso solo per far funzionare apparati repressivi, non fa altro che ostacolare il lavoro di tante piccole attività. A mio avviso il regime sanzionatorio attuale ha costi superiori ai benefici per la collettività, sia per le macchinose o lente procedure, sia per i ricorsi o semplicemente per l’impostazione depressiva e non certo virtuosa.

Non è possibile continuare ad applicare le stesse norme per chi ha un’impresa con pochi dipendenti e chi invece ha centinaia se non migliaia di dipendenti.
Le imprese familiari sopratutto sono penalizzate dalla giungla di norme che obiettivamente è difficile conoscerle tutte, poiché pochi individui non possono coprire tutto.

La mia proposta è quella di passare da un regime sanzionatorio a un regime collaborativo, nel senso che quando si fanno i controlli, per lo meno al primo, non si applichi la sanzione ma una forma di aiuto collaborativo per migliorare l’impresa inadempiente.
Una specie di piano di rientro, dove la piccola impresa si impegna a risolvere l’inadeguatezza in un arco di tempo, seguita e aiutata da quegli stessi enti che conoscono quella norma. Enti che invece di sostenersi in qualche modo dalle sanzioni, si sosterrebbero attraverso il circolo virtuoso economico del miglioramento funzionale della piccola impresa italiana.

Il vino è come un viaggio

La vita è un viaggio e come quando viaggiamo l’istinto è quel sesto senso che ci accompagna nel conoscere persone, luoghi e situazioni.  C’è chi ne ha di più chi meno. Ma le strade, i bivi della vita, sono esclusivi e irripetibili per quella persona poichè ogni individuo è unico.

Ai miei interlocutori, quando si parla di vino, parlo sempre di istinto per riconoscere la qualità. Non importa sapere o pensare di sapere, l’importante è riconoscere istintivamente la qualità di un vino che si mostra non solo nel liquido, ma anche attraverso i luoghi, le persone e il tempo come in un viaggio.

Molti assaggiatori di professione peccano di presunzione quando cercano di insegnare in una stanza un qualcosa che in fondo è personale, la risultante di un percorso che può essere diverso da un individuo a un altro.

Tutto dunque dipende dal contesto, dal momento, da quanta strada è stata percorsa, dall’età, da chi ci circonda, dal carattere e dalle emozioni che un vino può regalare in quel preciso istante.

Come un viaggio.

 

Le troppe consulenze

Consulenze, si vendono consulenzeeeee!!!

L’ultima offerta che mi è arrivata sono i servizi doganali, ma spesso arrivano proposte di servizi di marketing, consulenze per la produzione, servizi logistici, servizi per la tenuta dei registri telematici, servizi di assistenza e consulenza di ogni genere. Insomma un esercito di persone che, per carità non ho nulla di personale contro, ma mi sembra un tanticchio in eccesso rispetto a chi è addetto alla produzione, nel mio caso il vino.

Questo sta a significare che se compriamo un bene, il prezzo di quel bene si determina sopratutto dai costi dei servizi…
Servizi, che la burocrazia contribuisce a crescere in modo abnorme.