Questioni di certificazione

C’è un aspetto del mondo-vino sul bio-: molti produttori non sono certificati. Anche io sono stato molti anni senza certificazione, ma poi nel 2003 mi sono convertito accettando il controllo. Sostenevo che chi è bio- veramente non ha necessità di ulteriore burocrazia, che produrre bio doveva essere un qualcosa che viene da dentro e non imposto da motivi commerciali e quindi non dovevano servire certificazioni. Ottime riflessioni. Sono addiritturo finito nel 1997 a tutta pagina sul settimanale “Venerdì di Repubblica” , come uno dei pochi bio- in Chianti…

Poi mi sono accorto che chi molto seriamente è bio controllato e pagante una somma per questo, cominciava a guardarmi storto; allora qualche dubbio mi è venuto, domandandomi perchè mi guardasse storto. Sono arrivato alla conclusione che a parte gli utili contributi economici per chi si certifica, ho ritenuto che non si può continuare all’infinito a sostenere ai quattro venti di essere bio- senza una prova tangibile per il consumatore (anche se si può discutere del metodo: noi dobbiamo pagare il controllore…), ma sopratutto per motivi di correttezza nei confronti di chi si sottopone al controllo.

La questione non è di semplice soluzione, e il dibattito è aperto. Amici produttori che innegabilmente praticano il bio- mi chiedono un parere e io rispondo così, semplicemente: non si può raccontare all’infinito di essere bio- senza certificazione, arriva un momento però in cui bisogna farlo.