GGGiovani

I gggiovani, come scrive questa parola Raffaella Guidi Federzoni (ex Nelle Nuvole), sono coloro che ci meravigliano: parlano spesso un linguaggio incomprensibile per noi vecchi, sono nativi digitali, ormai studiano e comunicano sugli smartphone e non più sui libri, hanno abbandonato addirittura i computer tradizionali come noi li conosciamo, considerano la società vecchia come vecchi noi siamo in effetti.
Però dolenti o nolenti saranno coloro che guideranno l’Italia e il mondo, io ne ho cinque in famiglia e qualcosa ne so.
Per i gggiovani il vino non è più il prodotto alimentare dei nostri nonni. Con l’abbondanza di cibo a disposizione è diventato più un prodotto estetico, ci si avvicina molto alla moda, l’importanza del brand, della marca, è importante.
Il vino buono, il più possibile ottenuto senza prodotti chimici, può anche rappresentare un ancora di salvezza e consapevolezza per i giovani che vivono in una epoca con fiumi di coca e alcool scadente. Insegnare loro che l’alcool crea danni, che nel vino sì c’è l’alcool ma se saputo gestire alimentarmente può essere utile, piacevole, senza troppi rischi di alcolismo, deve essere il messaggio da valorizzare. Non a caso nella dieta mediterranea, patrimonio culturale immateriale dell’umanità dell’Unesco, rientra anche il vino.
Quando gli studenti americani visitano Caparsa, il messaggio che cerco di trasmettere é: il vino non è solo un mezzo per andar fuori di testa ma può essere un prodotto molto salubre, allegro e godereccio a differenza delle tantissime sostanze pericolose troppo abusate in circolazione.

L’effetto psicotropo del vino

Affrontai l’argomento nel 2008 nel post dal titolo “Coca e Droga”. Affermavo che c’è una grande differrenza tra il vino e le droghe: la cultura. Inoltre il vino è l’unica “droga” che coniuga energia con sostanze essenziali per la vita (aminoacidi, vitamine, polifenoli, sostanze anti-ossidanti, ecc.) e… felicità. Se la droga “vino” è ben prodotta poi, può favorire la comunicazione e la socialità tant’è vero che fiolosofi greci e romani ne facevano largamente uso. Mentre le altre droghe hanno fondamentalmente una funzione annebbiante, il vino può avere effetti sbrinanti benefici.

Vorrei qui di nuovo riportare quello che Cristiano Castagno scrisse in risposta al mio post (con qualche piccola correzione per migliorare la leggibilità):

L’effetto psicotropo del vino è qualcosa che si ha pudore a parlarne. Sono convinto che vini diversi hanno effetti diversi. Troppi vini, celebrati per la presunta superiorità organolettica poi alla prova del bicchiere sono deludenti: dopo un paio di bicchieri viene sonno e magari qualche postumo negativo, zona fegato. Vini davvero superiori invece anche dopo aver vuotato la bottiglia, mangiando comunque qualcosa, in compagnia specialmente, aprono la mente e rispettano anche il metabolismo ma questi sono aspetti normalmente del tutto ignorati dalla critica enogastronomia ma assolutamente fondamentali! Credo che bisognerebbe rivoluzionare il modo di valutazione dei vini e diffidare di persone che hanno la presunzione di valutare, spesso con giudizi definitivi, decine e decine di vini in batteria e che in fondo rispecchiano il bisogno di consumismo della nostra società. Probabilmente qualche droga tipo coca (foglie non polvere), cannabis (come kif o charas, non certo come la “skunk”) e altre in altre culture, a noi precluse, possono rappresentare quello che per noi è il vino, frutto genuino della cultura e sacramento dionisiaco di piacere e non solo assunzione di alcol come oggi si sta cercando di inculcare nell’immaginario collettivo.