L’effetto psicotropo del vino

Affrontai l’argomento nel 2008 nel post dal titolo “Coca e Droga”. Affermavo che c’è una grande differrenza tra il vino e le droghe: la cultura. Inoltre il vino è l’unica “droga” che coniuga energia con sostanze essenziali per la vita (aminoacidi, vitamine, polifenoli, sostanze anti-ossidanti, ecc.) e… felicità. Se la droga “vino” è ben prodotta poi, può favorire la comunicazione e la socialità tant’è vero che fiolosofi greci e romani ne facevano largamente uso. Mentre le altre droghe hanno fondamentalmente una funzione annebbiante, il vino può avere effetti sbrinanti benefici.

Vorrei qui di nuovo riportare quello che Cristiano Castagno scrisse in risposta al mio post (con qualche piccola correzione per migliorare la leggibilità):

L’effetto psicotropo del vino è qualcosa che si ha pudore a parlarne. Sono convinto che vini diversi hanno effetti diversi. Troppi vini, celebrati per la presunta superiorità organolettica poi alla prova del bicchiere sono deludenti: dopo un paio di bicchieri viene sonno e magari qualche postumo negativo, zona fegato. Vini davvero superiori invece anche dopo aver vuotato la bottiglia, mangiando comunque qualcosa, in compagnia specialmente, aprono la mente e rispettano anche il metabolismo ma questi sono aspetti normalmente del tutto ignorati dalla critica enogastronomia ma assolutamente fondamentali! Credo che bisognerebbe rivoluzionare il modo di valutazione dei vini e diffidare di persone che hanno la presunzione di valutare, spesso con giudizi definitivi, decine e decine di vini in batteria e che in fondo rispecchiano il bisogno di consumismo della nostra società. Probabilmente qualche droga tipo coca (foglie non polvere), cannabis (come kif o charas, non certo come la “skunk”) e altre in altre culture, a noi precluse, possono rappresentare quello che per noi è il vino, frutto genuino della cultura e sacramento dionisiaco di piacere e non solo assunzione di alcol come oggi si sta cercando di inculcare nell’immaginario collettivo.