Blockers e il Gallo

IMG_2786Passeggiando per Manhattan mi i sono imbattuto in una locandina di un film di prossima uscita : Blockers (vedi il trailer in lingua originale), in Italiano “Giù le mani dalle nostre figlie”. Come vedete dalla foto c’è un gallo, del tutto uguale al Gallo simbolo del nostro territorio e vino Chianti Classico. In effetti nella locandina in italiano non è presente, ma possiamo notare come nel trailer in lingua originale appare proprio il gallo nero, marchio famoso in tutto il mondo.

Non so cosa pensare, certo è che copiare il marchio è cosa molto strana, soprattutto quando mi ritorna in mente la causa persa a suo tempo dal Consorzio Chianti Classico Gallo Nero nei confronti della famiglia Gallo produttori di vino in USA che consideravano la parola nero un dispregiativo. Costò molte centinaia di milioni di Lire all’epoca, e il Consorzio non ha più potuto usare la parola Gallo Nero in qualsiasi pubblicazione.

 

Un Chianti? No Grazie, un Chianti Classico!

Il dibattito tra i Soci del Consorzio Chianti Classico sta proseguendo, le considerazioni sui singoli punti sollevati dal CdA e che andremo a votare presto sono diverse, ma l’unanimità del dibattito si converge sul fatto che occorrerà d’ora in avanti cercare di affrontare la questione del vino Chianti, unica denominazione in Italia che richiama il nome di un altro territorio. Infatti nel territorio del Chianti (geograficamente chiamato Monti del Chianti) si produce solo il vino Chianti Classico Docg e non il vino Chianti.

La madre di tutte le battaglie negli anni avvenire è proprio questa esosa questione: si può cercare di innalzare la “piramide qualitativa” del vino Chianti Classico, ma rimane tra la stragrande maggioranza dei consumatori la non facile distinzione tra vino Chianti e vino Chianti Classico. In questa ottica anche il marchio Gallo Nero, ritenuto dalla maggior parte dei Soci l’unica vera distinzione visiva tra i due vini, non sembra bastare. Interessante l’opinione di chi ritiene che il marchio Gallo Nero non serve a nulla, ed anzi trascini verso il basso tutti i vini in quanto è un marchio che non garantisce la qualità mentre oggi quel che conta è l’effettiva qualità del vino e il Marchio Aziendale non la denominazione.

I marchi aziendali, il prestigio di un’azienda produttrice, secondo voi, sono più o meno importanti di una denominazione? Vale la pena investire milioni di euro in un marchio di territorio e quasi nulla per la sua effettiva difesa?

Una partecipazione rivoluzionaria all’Assemblea Chianti Classico

Ci voleva forse la crisi degli ultimi tre anni per una smobilitazione così massiccia. Una partecipazione che ha visto oltre 200 Soci questa mattina all’Assemblea del vino Chianti Classico chiamata ad approvare un disegno di ristrutturazione della Denominazione.

Sembrava un assemblea di quaranta anni fà e se nella prima parte l’atmosfera è stata a tratti anche tesa, alla fine l’umiltà, l’identità e l’orgoglio ha preso il sopravvento. Volti nuovi e finalmente volti giovani si sono affacciati a questo importante evento che riguarda non solo i produttori, ma anche i loro figli, nipoti e il territorio tutto del Chianti Classico.

Le proposte del Consiglio sono state viste da diverse angolazioni e la conclusione pressochè unanime è stata quella di rimandare ogni decisione in modo da avere il tempo di affinare le decisioni e l’operatività.

La questione centrale, che riguarda l’intenzione di rafforzare sotto vari profili la denominazione per spingerla fortemente verso l’alto, trova l’approvazione unanime. Attraverso specifici strumenti, recuperando immagine ma sopratutto umiltà, identità e orgoglio (in un territorio dove ultimamente ognuno è andato per conto suo) sembra la volontà di tutti. Per ottenere questo nel migliore dei modi sono stati decisi ulteriori incontri tra i Soci per una veloce approvazione operativa più accuarata e meglio ponderata.

Ritengo che la partecipazione sia la base per una maggiore democraticità, ma sopratutto sia la base per migliorare. Speriamo che questa straordinaria partecipazione continui poichè è sicuramente la molla che darà fiducia ai produttori/imprenditori stessi ma anche al mercato per il bene di tutti. Solo così potremo assistere alla rinascita del vino Chianti Classico.

Devo riportare la dolente notizia di una dichiarazione del Presidente del Consorzio Chianti che ha sostenuto, in una intervista, che il territorio del Chianti Classico è una “sottozona” del Chianti, senza chiarire se intendeva il territorio o i vini. Una grave dichiarazione, poichè i Monti del Chianti, dove c’è Castellina in Chianti, Radda in Chianti, Gaiole in Chianti e Greve in Chianti, ecc. appaiono così denigrati. E’ come sostenere che il Chianti, quello vero, sia in Provincia di Prato…

Ci potrebbero essere guai giudiziari, o per lo meno l’inizio di una bella guerra santa, come a dire: CHIANTI VS CHIANTI CLASSICO: facciamo chiarezza!