Anteprima 2007 di Caparsa alla Collection

Ci siamo quasi. Il 15 e il 16 Febbraio presenterò la mia nuova annata con il Riserva 2007 Doccio a Matteo  e il Riserva 2007 Caparsino.

L’anteprima, chiamata “Chianti Classico Collection” sarà l’occasione per il lancio del 2007 per me molto favorevole. La speranza di ricevere giudizi positivi è forte, anche perchè a questo punto mi sentirei veramente demoralizzato per proseguire dopo trenta anni di lavoro.

Quest’anno dopo molti anni ci sarà l’occasione di riconoscere le differenze di territorio nella manifestazione, in quanto i produttori sono raggruppati in zone di produzione (riconoscibilità comunali). Sono convinto che i vini di Radda in Chianti richiameranno molta attenzione, per la loro identità, riconoscibilità, e un denominatore comune; questo piccolo territorio del Chianti Classico è molto omogeneo e ricco di piccole realtà impegnate a cercare di valorizzare non solo il proprio marchio, ma il territorio di Radda. Ormai si sta facendo largo l’idea che l’unità degli operatori nei territori, invece di procedere in ordine sparso all’interno di una grande zona di denominazione meno identitaria, sia più proficuo per tutti. La realtà dura è che il comparto vino in Toscana sta subendo una crisi così forte, che ormai si tentano tutte le strade possibili e tante decisioni arrivano e arriveranno causate da uno stato di crisi economica chiara. Purtroppo la stragrande maggioranza dei produttori non ce la fa più e a volte presi dalla frenesia di fare qualcosa di utile, si finisce per fare cose sbagliate…

 

Il vino è mobile

   Il vino è come una “piuma al vento”. La similitudine con la celebre canzone del Rigoletto di Giuseppe Verdi mi è sopraggiunta leggendo il post di Rizzari e Gentili.

Infatti, a parte i vini da battaglia, a parte i vini “fotografati” cioè prodotti per  resistere alle tempeste e ai maremoti, i vini buoni, i vini fini, risentono incredibilmente di ciò che gli succede intorno. Provo ad elencare:

il tipo di bicchiere, la lavastoviglie, il cencio per asciugare i bicchieri, il tempo se nuovoloso, sereno, alta o bassa pressione, la pioggia o la bassa umidità relativa, e poi la storia della bottiglia se tenuta in cantina, sullo scaffale, sotto un riflettore, il trasporto o il tappo di sughero che spesso influenza senza saper di tappo, e poi l’umore di chi usufruisce del nettare, se in cazzato, se felice, se sereno, in compagnia, l’età, con quale pietanza si abbina. E poi il tempo dopo la stappatura, dieci minuti, sessanta minuti a volte ventiquattro ore…

Insomma, il vino buono è mobile come può essere una donna e per questo, è bello e attraente!

Il colore del vino è fuorviante?

Il colore del vino fa parte di un insieme di sensazioni che questo liquido fortunatamente offre. Nelle schede di valutazione dei conocorsi il colore è una parte essenziale della valutazione. Troppo.

Quando il vino è troppo colorito è ultimamente oggetto di discredito. In rete si legge che i vini troppo “rossi” sono simbolo di tecnicismi spinti, oppure sono sinonimo di grassezze, morbidezze, elevata alcolicità e via dicendo. Ma non sempre è così.

Vorrei spezzare una lancia a favore del colore. Per mia esperienza, il suolo calcareo, basico, favorisce il colore, come l’elevata acidità fissa il colore.

Ma sopratutto pochi grappoli di razze autoctone come il Colorino o l’Ancelotta, possono dare dei colori molto forti e intensi anche a vitigni naturalmente poco pigmentati.

Vorrei riportare un recente giudizio del mio caro amico Andrea Pagliantini a proposito: “Una percentuale di Colorino nel Sangiovese  può influenzare il vino, ma essendo un vitigno neutro lo può fare solo nel colore, non nella beva e nella struttura”.

Dunque in sostanza: se un’amante è bianco/a o nero/a o mulatto/a, ed è bello/a che cosa me ne importa del colore della pelle? Così il vino.

Bisognerebbe iniziare a valutare i vini anche con bicchieri neri…

Nella foto: foglia di Sangiovese

 

Report Assemblea Chianti Classico 3 Dicembre 2010

Torno ora dall’assemblea del Consorzio Chianti Classico. Devo ammettere che un Consorzio che rappresenta imbottigliatori, commercianti, produttori-imbottigliatori non è facile da gestire. E riconosco nel Presidente Marco Pallanti una capacità di sintesi non comune. Infatti ci sono state tante idee e proposte che provo qui di seguito a sintetizzare:

Il primo punto da sottolineare è il rifiuto generale di creare un albero di produzione che prevede un Chianti Classico “giovane” oltre al Chianti Classico e al Chianti Classico Riserva. Questo è già un punto fermo.

Altro punto fermo è la volontà unanime di valorizzare la dizione Riserva, riportandola a tre anni di affinamento e/o inserire regole certe su legni, qualità organolettiche, commissione di assaggio, ecc., mentre ci sono state opiniooni diverse per quanto riguarda la proposta dell’introduzione delle dizioni comunali (=prodtto integralmernte nel comune di….) sopratutto perchè ci sono 4 Comuni che ricadono interamente nel territorio dle Chianti Classico, mentre quattro parzialmente. E’ logico pensare che un produttore di di San Casciano non vede di buon occhio la dizione di “Chianti Classico di San Casciano” in quanto si ipotizza una simultanea  dizione di “Chianti di San Casciano” da parte della denominazione Chianti, ma anche e sopratutto per l’emarginazione nei confronti di un Chianti Classico di Panzano in Chianti o un Chianti Classico di Radda in Chianti. Comunque tutti questi aspetti saranno esaminati dal CDA per cercare di trovare una sintesi. Io ritengo che la dizione comunale aiuti verso un  percorso di zonazione della produzione, verso aspetti “alti”, di nicchia si, ma trainanati per tutta la denominazione.

Quasi unanimità ha anche riscontrato la volontà di un innalzamento sia dell’immagine che della qualità media dei vini Chianti Classico con varie proposte di marketing, pubblicità, ricerca di nuovi mercati, ecc. anche se un intervento di Gianpiero Coli ha scatenato l’assemblea. In sostanza ha affermato che l’unico modo di vendere è il prezzo basso. Quando un vino Chianti Classico si vende a Euro 1,85 si vende meglio e si guadagna di più. L’assemblea è quasi insorta, naturalmente Coli ha dimenticato che il vino va prodotto e non solo acquistato. Comunque l’intervento ha evidenziato quanto gli interessi e le visioni cambiano secondo le realtà.

Un altro punto, che riguarda un’eventuale introduzione di una Denominazione di ricaduta al Chianti Classico. In propsito ci sono state opinioni molto diverse. Premesso che nel Chianti Classico ci sono circa 10.000 ettari di vigna di cui circa il 25% a Igt e che questi ultimi non hanno un sistema di controllo, mentre tutti i vigneti a Chianti Classico sono stati e continuano ad essere controllati e monitorati, questa realtà racchiude un contenitore dove a volte i vini vengono “trasferiti” alla Docg (pratica non lecita), oppure sono vigneti a Merlot o altri vitigni internazionali, eccedenti la misura del 20% prevista nella composizione del vino Chianti Classico. Questi vini rappresentano una incognita, come una variabile impazzita, dove si possono trovare vini “Supertuscan”, magari composti con il 100% di Sangiovese, e vini con il 100% di merlot, o vini venduti a 20 centesimi il litro. Questi vigneti, magari proprio adiacenti a vigneti di Chianti Classico, rappresentano attualmente un problema per la denominazione Chianti Classico. per questo motivo qualcuno richiede una denominazione alternativa al Chianti Classico (un IGT, un Doc…) che abbia un valore riconosciuto superiore a un normale IGT Toscano in quanto prodotto nella zona del Chianti Classico. Pallanti ama raccontare che un merlot prodotto in Chianti “chianteggia”…. Paolo De Marchi ha proposto una “Doc Toscana”.

Questo è un rapido report a caldo. Vedremo che succede prossimamente.

 

Chianti Classico Collection 2010 – 11,12 Febbraio 2011: ma che ci azzeccano gli IGT??

Oggi è arrivata la circolare per la partecipazione all’evento.

La cosa che più colpisce è questa novità: sarà possibile presentare un vino IGT per ogni azienda partecipante. Colpisce perchè il Consorzio dovrebbe sostenere il vino Chianti Classico e non certo altri vini, magari a base Merlot e Cabernet. Intendiamoci, non ho nulla contro questi vini, ma una seria politica del Consorzio a favore del vino Chianti Classico dovrebbe escludere queste tipologie, anche per non creare confusioni e rischi al ribasso. Tra l’altro il Consorzio Chianti Classico, oltre al Consorzio di Montepulciano, Brunello e Vernaccia sarebbe l’unico ad ammettere vini di altra tipologia nelle anteprime…

Come al solito il CDA cala le decisioni “dall’alto”, anzichè prendere decisioni dopo almeno una consultazione dal “basso”.

I dati salutari del Doccio a Matteo Riserva 2007 e Caparsino Riserva 2007

Il 12 e il 13 Novembre ho imbottigliato il vino Chianti Classico Caparsino 2007 e il Chianti Classico “Doccio a Matteo” Riserva 2007. A mio parere una delle migliori annate che abbia mai realizzato. E non lo dico per motivi commerciali, lo dico perchè conosco la materia con cui ho lavorato. Slittando poi la data di imbottigliamento sono riuscito a produrre vini che a breve dovrebbero essere pronti per essere goduti. Notoriamente i miei vini hanno bisogno di un paio di anni di affinamento in bottiglia per cui, appena usciti, risultavano difficili da capire. Questa volta ho seguito i tempi naturali di invecchiamento, lasciando da parte i motivi commerciali.

Per trasparenza, pubblico qui i dati sensibili dei vini che riguardano direttamente la salubrità, prendendo anche spunto dal suggerimento di Davide Bonucci:

Chianti Classico Caparsino Riserva 2007: Anidride Solforosa Libera: mg/l 21 ; Anidride Solforosa totale mg/l 57

Chianti Classico Doccio a Matteo Riserva 2007: Anidride Solforosa libera mg/l 22 ; Anidride Solforosa totale mg/l 57

A voi i commenti…

 

Il Chianti Classico, rischio di nuovo assetto “al ribasso”

Il prossimo 3 Dicembre ci sarà l’assemblea del Chianti Classico, dove saranno sottoposte due ipotesi di “riassetto” della denominazione.

Semplificando, nella prima ipotesi si sceglie la realizzazione di un vino “Chianti Classico Giovane” da mettere sul mercato dal primo di Marzo, cioè dopo solo quattro mesi dalla vendemmia e a ricaduta il Chianti Classico come noi lo conosciamo con immissione al consume dopo il 1 Novembre e il Chianti Classico Riserva con immissione al consumo dopo due anni.

Nella seconda ipotesi è prevista la realizzazione di un nuovo vino DOCG sott’ordinato alla denominazione Chianti Classico, con caratteristiche meno restrittive rispetto al Chianti Classico.

Nella circolare spedita ai soci dal Presidente del Consorzio Marco Pallanti, si legge tra l’altro: “Al fine di evitare che vigneti obsoleti continuino a rivendicare produzioni fittizie, il Consorzio si adopererà per l’adozione di provvedimenti ….”

Commento: Nobili intenti, ma da una analisi superficiale delle due proposte mi sembra che si vada “verso il basso” e non certo “verso l’alto”, in termini di qualità e valorizzazione della qualità. Questo pensiero scaturisce dal ragionamento che se non è possibile riuscire ad aumentare la qualità media del vino Chianti Classico a causa di rivendicazioni fittizie o semplicemente incapacità media di diminuire le produzioni per una miglior qualità, occorre avere una strategia più adatta ad uno spirito mercantile. Io rigirerei il ragionamento, per cui la semplice realizzazione di una appellazione comunale con vini integralmente prodotti dai soggetti imbottigliatori, aspetto che già entrerebbe a far parte nella prima ipotesi, sarebbe auspicabile.

Sarà interessante partecipare all’ASSEMBLEA! Sarà interessante anche raccogliere i Vostri pareri…

 

Che bella performance le aziende di Radda!

Ora che sono uscite quasi tutte le nuove guide dei vini e delle aziende d’Italia, è significativo osservare come su una ventina di aziende di Radda, ben sette hanno ricevuto le attenzioni dei riflettori: Caparsa (Slow Food) Val Delle Corti (Slow Food, Espresso), Montevertine (Slow Food, AIS, Espresso, Gambero Rosso), Monteraponi (Slow Food, Espresso, AIS), Castello di Radda (Gambero Rosso), Castello di Volpaia (Gambero Rosso), Castello d’Albola (Espresso).

Le guide non contano molto in questi tempi, ma possono dare un’indicazione generale. Radda, questo piccolo paesino tra Siena e Firenze, sta vivendo una stagione che ritengo l’inizio di un percorso molto importante nel panorama vitivinicolo mondiale sopratutto se il senso dell’unione tra produttori si accentua.

 

Considerazioni fine vendemmia

 Ho finito la vendemmia 2010. Un gran sollievo. Annata particolare. Gli ultimi due giorni li ho dedicati alla vendemmia di due vigne: Vigna sotto Strada e Vigna Doccio a Matteo. Ho vendemmiato chicco per chicco, come per lo Chateau D’Yquem. Vedremo cosa verrà fuori. Chicchi polposi, ricchi, colorati e pieni di quell’energia di un’annata ricca di problemi. Spesso confronto quel che succede in vigna con gli esseri umani. Quando un uomo cresce nell’agio, tutto è noioso, apatico. Quando un uomo cresce nelle difficoltà, affronta con vigore i problemi e reagisce dando il meglio. Così l’uva. Così il vino.