Il papa oggi nel discorso che ha preceduto l’Angelus ha parlato dell’agricoltura, della crisi di questo settore, lasciato da decenni nelle mani delle logiche bancarie, delle logiche del capitale, delle logiche di rapina ambientale e non più dei tempi dell’uomo e della natura. Il Papa oggi mi ha commosso, anche se non sono un credente.
E’ un emergenza, ma nessuno se ne occupa seriamente; una classe politica tutta intenta a preservarsi e intenta a seguire solo percorsi industriali. Eppure il sapere, la conoscenza e la cultura delle persone di questo settore è primario, ma oggi tutti lo hanno dimenticato. Dimenticato sotto tonnellate di carta burocratica, dimenticato dalla possibilità di acquistare il cibo nel mercato mondiale (per ora).
Ho visto e vissuto in prima linea uomini lavorare nelle vigne soffrendo, al gelo, al freddo, sotto la pioggia, di notte, ho visto uomini come Emilio, Terzo, il Regoli e altri morire dopo una vita trascorsa a lavorare nelle vigne, ho visto uomini morire schiacciati dai trattori. Chi beve una bottiglia di vino non si rende minimamente conto quanto lavoro, quante lacrime, quanta sofferenza per produrre quel santo liquido.
Si parla tanto, a volte troppo, tante chiacchiere spesso gratuite, presuntuose. Ma ogni tanto un ricordo, un attimo di raccoglimento, di silenzio, per chi ha dedicato un intera esistenza per produrre quel vino, ci vuole. E ci vuole una nuova politica agricola, urgente, per dare una speranza e continuità a questo Paese.
Io vorrei dire le stesse cose ma in positivo, se faccio questo mestiere è perchè il mio nonno, prima il mio padre poi, hanno sempre parlato in positivo del loro mestiere di contadino. L’unico dove devi saper fare tutto, dove puoi agire da uomo libero (le scelte le fai tu, sui compromessi con la libertà…) fa freddo, fa caldo ma che peso è in confronto a star seduto alla giusta temperatura davanti ad una scrivania, o dietro una catena di montaggio?
Certo la sociètà, e poi i politici, dovranno capire l’importanza del settore…. – lungo dibattito – ma se non lo capirrano sempre meglio essere contadino che commercialista!
Nella difficoltà attuale e anche confrontandosi con altri mestieri, mi sembra necessario far vedere e capire le bellezze del nostro lavoro. Non per niente il mio operaio senegalese guadagna di più di un impiegato della guardia di finanza, giel’ha detto proprio il finanziere che li ha chiesto le buste paghe, sicuro di incastrare uno che lavora al nero, "Ca…o ma guadagni più di me!"
Grande Antoine! L’orgoglio e la soddisfazione di lavorare la terra sono le basi del futuro dell’Italia (e non solo)! 🙂