In piena vendemmia

Ho veramente poco tempo, oggi ho raccolto sicuramente la miglior uva sangiovese dell’annata, come mostra la foto.

E’ molto bella l’uva, è una soddisfazione, ma io sono stanco. Il mio pensiero va a tutti gli amici produttori, nella mia stessa situazione. Meno male che qualche guida di vino ci dà un pacca sulle spalle, ogni tanto. Ecco, forse ai produttori l’unico motivo per partecipare alle guide è questo benedetto colpetto che aiuta ad andare avanti. Il resto è niente. Comunque, per chi non ha avuto premi o riconoscimenti dalle guide, va il mio pensiero e il mio affetto per quel che vale…

18 pensieri riguardo “In piena vendemmia”

  1. Francamente più passa il tempo e meno ho voglia di fornire campioni ai giornalisti. Fondamentalmente è una questione di pudore, penso poi presuntuosamente di essere perfettamente in grado da me a capire i pregi ed i difetti dei miei vini che dovrebbero appunto piacere soprattutto a me ed ai clienti paganti. Io non lavoro per i giornalisti ! Salvo poche meritevoli eccezioni…che vadano a quel paese !

  2. Cristiano, la pensavo come te, che la qualità di un prodotto basti a comunicare al cliente…(in sintesi estrema)
    E poi ho letto uno studio dell’INRA sulla percezione gustativa e olfattiva fatta con l’aiuto dell’IRM mentre si degustano vini. Bastano 2 millisecondi per acquisire tutti i dati "oggettivi", tutto il resto, qualche secondo, è una costruzione fatta a partire delle informazioni pre-acquisite sul prodotto. Senza [u]proprio nessuna informazione[/u] sul prodotto è impressionante vedere i risultati dei degustatori professionali, le classificazioni sono quasi casuali, un esempio [u]lo stesso vino[/u] una volta presentato bianco, una volta rosso, i stessi degustatori li trova sapori e odori completamente diversi.

    Ebbene questo significa che dobbiamo comunicare il più possibile, far arrivare informazioni ai nostri clienti PRIMA che assaggino il nostro vino, più ne sanno, che altri lo trovano buono, che è caro etc etc più hanno possibilità di colegare questi due milli-secondi ad informazioni positive e meglio diventa, quasi oggettivamente, parlando della percezione personale.
    Per aziende come le nostre le soluzioni sono pocche, non abbiamo la possibilità di comprare pagine di giornali, non possiamo fare in modo che tutti abbiano già visto la nostra etichetta prima di aver mai assaggiato il vino….
    Per questo le degustazioni dei giornalisti e delle guide sono alla nostra portata, costa qualche bottiglia più la posta!
    Possiamo scegliere chi si e chi no, con le nostre preferenze…. e la voglia di compromessi.
    Bravo chi vende tutto senza dover fare compromesso con i suoi ideali! (certo che il compromesso dipende anche dall’ideale, ma questo è tutto un altro discorso.)

  3. ..insomma ,scusatemi tanto..cosa posso fare?..cerco un ”giornalista ” gli do il mio vino ..gli racconto cosa ne penso,lui lo assaggia e scrive cosa ne pensa lui..schematicamente e teoricamente accade così ???

  4. 😉 Magari…. cosi riescono i bravi communicatori!
    Ma molto più spesso, li spedisci il vino, speri che ne parli… cosi i consumatori avranno letto qualcosa prima di assaggiarlo. Cosi fai con il giornalista come se il prodotto parlasse per se, e se va bene, con il consumatore li dai qualche informazione.
    Ma se hai altre alternative, sarei abbastanza interessato!

  5. Antoine, è interessante quello che dici a riguardo la possibilità di effettivamente riuscire a degustare oggettivamente un vino e mi auguro che non tutti siano così influenzabili da giudizi precostituiti ! Credo che questo tu lo voglia ascrivere soprattutto al consumatore distratto, mentre i degustatori di professione, ci auguriamo con tutti gli accorgimenti del caso, dovrebbero riuscire a valutare più oggettivamente i vini. D’altro canto però, oggi anche tra i professionisti si stanno aprendo delle differenze di giudizio tali da relativizzare quello che qualche anno fa era piuttosto oggettivo, dovuto al fatto, semplifico un po’, che c’è chi è in grado di capire il territorio e di conseguenza PRETENDE di sentirne le caratteristiche peculiari in un contesto di una certa spontaneità, a dispetto di una certa ruvidità, mentre altri valutano con parametri decisamente più diciamo, edonistici e chi una via di mezzo.
    E se poi i nostri clienti finali comunquese se ne straimpippassero di quello che scrivono i critici, anzi non leggessero affatto le loro opinioni ? Sì, perché obbiettivamente dipende CHI sono i nostri clienti finali. Solo le persone che si reputano appassionati leggono (o fanno finta di non) leggere le loro opinioni, ma che quota rappresentano del mercato ?? Gli altri, no ! Se hai un terroir d’eccezione forse potrebbe valere la pena percorrere questa strada, ma temo che non sia una possibilità alla mia portata…
    Ma forse Antoine, bisognerebbe riuscire a comunicare DIRETTAMENTE con i clienti, LORO devono diventare i nostri "giornalisti".Insomma, fuck the system.

  6. Insomma un gran casino. A me pare che per i piccoli produttori una fetta delle vendite arriva per caso: incontri uno, in azienda, in una fiera, e poi se gli rimani simpatico gli vendi qualcosa. Però il "prestigio" dell’azienda, del vignaiolo, può aiutare l’incontro fortuito per passaparola o per specifica ricerca. La qualità del vino va di solito in secondo piano, anche perchè qualità dice tutto e non dice nulla. Io cerco di comunicare che spesso qualità significa salubrità, al di là dei gusti personali, della moda e del giudizio delle guide. Comunque al di là delle vendite personali il vero problema è il mercato che è corrotto, dominato da interessi corporativi e speculativi.

  7. Ciao Paolo,
    bella uva….
    Le guide purtroppo o per fortuna fanno tendenza…
    La dimostrazione è che da vini super concentrati e morbidi come una marmellata di frutta si è passati a vini affilati come una lama di coltello, acidi e scarichi…
    Il problema è che adesso vini che fino ad un paio di anni fa erano considerati eccellenti adesso sono a dir poco "anacronistici" magari perchè fatti con uve internazionali…
    Chissenefrega! E allora? Se un vino è fatto con il Merlot non può essere buono?
    Boh…non ci arrivo…
    Capisco dire che il Merlot non c’entri nulla con il Ch. Classico, ma se in quella zona uno fa dichiaratamente un vino base Merlot ed è buono, che fai non lo giudichi perchè è fatto con un uva foresta?
    Non so dove si voglia arrivare…
    Tempo fa, ad una degustazione curata da curatori di una guida nazionale, un produttore disse che è colpa loro se si è arrivati ai vinoni di cui sopra, e adesso che si è tornati indietro uno che fa, spianta le vigne perchè l’uva che fanno non va più bene?
    Io ho lasciato un commento su Intravino, vedi qui:
    http://www.intravino.com/primo-piano/tre-bicchieri-emilia-romagna-sardegna-trentino-e-cadeau-umbria/#comment-55180
    per fare capire cosa intendo.

    PS
    Grazie Paolo per la solidarietà 🙂

    PS 2
    Io comunque continuo ad andare per la mia strada, a curare la vigna e a vinificare come ho sempre fatto…
    Tanto anche se corressi dietro alle mode non credo che riuscirei a vendere più vino.

  8. A proposito di qualità…l’altra sera ho aperto con degli amici due bottiglie: Tignanello 1999 e Caparsino 1999.La faccio breve, il Caparsino seccata subito, il Tignanello è avanzata mezza bottiglia…

  9. No no, parlo di professionisti, ho ancora l’articolo e stato pubblicato nella [i]revue des oenologues.[/i]
    Lo studio cerca i approfondire i meccanismi della cognizione nella degustazione e non mettere in difficoltà i professionisti, (e quello era esplicitamente dichiarato) prese 11 vini dei quali 1 fammosissimo e uno tipo "tavarnello"in cartone, e gli altri nel mezzo di questi due estremi. Parteciparono 8 sommelier professionisti senza nessun informazione sui tipi di vini degustati.
    Non ci sono 2 classifiche identiche, i famosi non sono mai primi e il "tavarnello" mai ultimo….
    Comunque tutto l’articolo, che appunto include ricerche fatte con l’IRM del cervello, dove in degustazione si attiva la zona della vista, per quello descrizioni dei gusti sempre con qualcosa di visivo (gusto verde… etc) mi ha messo in crisi sulle mie "convinzioni" che la qualità parla da se.
    E rimette molto in questione tutte le chiacchere sull’oggettività, informazioni di solito traspirano sempre…. Quello non vuol togliere la qualità e la capacità di certi degustatori (sento già le urla ma io conosco uno…). Ma da un illuminazione molto diversa, almeno per le mie precendenti convinzioni!

  10. ..allora e insomma,se ho capito bene o si aspetta x caso (tanto temo che non girano x caso o sono pochi che lo fanno..x caso) o andiamo a ”casa loro”.e ci presentiamo con….no spero che non lo si faccia più!!

  11. Alcuni anni fa sono stato invitato da una nota azienda a visitare una loro tenuta . Bellissimo castello , piazza d’ armi ( se ben ricordo ) e torri rotonde.
    Alla mia domanda se tale ben di Dio fosse adibito a dimora del titolare o fosse ad agriturismo, la risposta fu:Noooo lo utiliziamo per ospitare i giornalisti ( scribacchini ) quando vengono a degustare …
    Altro che pacca sulla spalla . Quanti di voi ( noi ) sputerebbero nel piatto dove mangiano ?

  12. Speriamo che le cose comincino a cambiare Francesco. Per far questo occorre trasparenza e correttezza. I giornalisti dovrebbero sempre dichiarare se il "pezzo" è redazionale (a pagamento), oppure un proprio articolo gratuito per dover di cronaca. Ma anche i produttori dovrebbero cominciare a non dare la minestra a tutti (a meno che non hai il castello dedicato alle pubblice relazioni e qui, non so che dire, la lotta si fa dura!). 🙂

  13. ma perchè li chiamiamo giornalisti..”quelli che vanno al castello”?…forse sono solo mercenari..della notizia..

  14. Ciao Paolo, complimenti per il "Slow wine"!!
    Ci credo che sei stanco, lo ero dopo un solo giorno di vendemmia. Ma è stata una giornata bellissima, tornerò volentieri a darti mano. Saluta tutti a Caparsa e in bocca al lupo per tutto.
    Anne

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