La vera sfida del futuro delle guide

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I litigi tra i curatori di alcune Guide Italiane del vino stanno dominando i social. Ognuno cerca di vendersi per quella fettina di mercato necessaria per sopravvivere, ostentando originalità e innovazione.

Tante davvero sono e saranno le parole spese per descrivere i vini. Ma son solo parole, argomenti parziali e provinciali di un mondo complesso.

E poi ci sono i numerosissimi concorsi di vino che forse servono agli addetti ai lavori ma servono poco ai più.

Il mondo cambia, ma la grande bellezza del vino artigianale complemento del cibo no, quello ancora a mio parere resiste in Italia per fortuna. Ma la comunicazione sul vino non sembra assecondare questa virtù: da Nord al Sud Italia ci sono infiniti gusti che si differenziano per tradizione e cultura e il vino rimane complemento importante di quelle culture: ogni luogo, ogni comunità ha le sue tradizioni di cibo e di vino, con oltre mille vitigni diversi e migliaia di ricette, ma poco sottolineato.

Le qualità dei vini osannate dai professionisti è troppo isolata dal contesto territoriale e dal cibo. Chi giudica il vino deve cominciare a guardare i contesti gastronomici: c’è un gran mondo e tanti spazi da scoprire con l’abbinamento vino-cibo- territori, ma pare che molta comunicazione si riduca a futili argomentazioni per sopravvivere, per spuntare social-audience, oppure protagonismi inutili.
Cultura e vocazione dei territori del vino con la gastronomia locale sarà l’argomento del futuro.

In piena vendemmia

Ho veramente poco tempo, oggi ho raccolto sicuramente la miglior uva sangiovese dell’annata, come mostra la foto.

E’ molto bella l’uva, è una soddisfazione, ma io sono stanco. Il mio pensiero va a tutti gli amici produttori, nella mia stessa situazione. Meno male che qualche guida di vino ci dà un pacca sulle spalle, ogni tanto. Ecco, forse ai produttori l’unico motivo per partecipare alle guide è questo benedetto colpetto che aiuta ad andare avanti. Il resto è niente. Comunque, per chi non ha avuto premi o riconoscimenti dalle guide, va il mio pensiero e il mio affetto per quel che vale…

Il vino è mobile

   Il vino è come una “piuma al vento”. La similitudine con la celebre canzone del Rigoletto di Giuseppe Verdi mi è sopraggiunta leggendo il post di Rizzari e Gentili.

Infatti, a parte i vini da battaglia, a parte i vini “fotografati” cioè prodotti per  resistere alle tempeste e ai maremoti, i vini buoni, i vini fini, risentono incredibilmente di ciò che gli succede intorno. Provo ad elencare:

il tipo di bicchiere, la lavastoviglie, il cencio per asciugare i bicchieri, il tempo se nuovoloso, sereno, alta o bassa pressione, la pioggia o la bassa umidità relativa, e poi la storia della bottiglia se tenuta in cantina, sullo scaffale, sotto un riflettore, il trasporto o il tappo di sughero che spesso influenza senza saper di tappo, e poi l’umore di chi usufruisce del nettare, se in cazzato, se felice, se sereno, in compagnia, l’età, con quale pietanza si abbina. E poi il tempo dopo la stappatura, dieci minuti, sessanta minuti a volte ventiquattro ore…

Insomma, il vino buono è mobile come può essere una donna e per questo, è bello e attraente!

Che bella performance le aziende di Radda!

Ora che sono uscite quasi tutte le nuove guide dei vini e delle aziende d’Italia, è significativo osservare come su una ventina di aziende di Radda, ben sette hanno ricevuto le attenzioni dei riflettori: Caparsa (Slow Food) Val Delle Corti (Slow Food, Espresso), Montevertine (Slow Food, AIS, Espresso, Gambero Rosso), Monteraponi (Slow Food, Espresso, AIS), Castello di Radda (Gambero Rosso), Castello di Volpaia (Gambero Rosso), Castello d’Albola (Espresso).

Le guide non contano molto in questi tempi, ma possono dare un’indicazione generale. Radda, questo piccolo paesino tra Siena e Firenze, sta vivendo una stagione che ritengo l’inizio di un percorso molto importante nel panorama vitivinicolo mondiale sopratutto se il senso dell’unione tra produttori si accentua.

 

Radda in Chianti Uber Alles

Eh sì, con soddisfazione noto che i vini di Radda in Chianti, con i loro produttori, stanno ai vertici delle classifiche dei vini migliori.

La guida Espresso ha dato eccellenze al Baron’Ugo di Monteraponi, alle Pergole Torte di Montevertine e l’Acciaiolo del Castello d’Albola. Modestamente sò che sono stato citato nella guida Slow Food col mio Rosso di Caparsa. E ancora mancano i tre bicchieri della guida del Gambero Rosso e Vini buoni d’Italia del Touring Club…

Dunque Radda al centro della vitivinicoltura Italiana: E’ una grande soddisfazione per questo piccolo territorio interamente al centro del Chianti Classico, dove da qualche tempo i vini sono considerati tra i migliori del mondo… o per lo meno ci si prova! :))

Un grazie di cuore a tutti i produttori (no alla concorrenza! Uniti si vince!)  e a tutti gli appassionati di vino di Radda.