Responsabilità e irresponsabilità

Quando una denominazione come quella del Chianti Classico soffre sul mercato è perchè esistono, o per lo meno sono esistiti, atteggiamenti di irresponsabilità tra i produttori.

I produttori e gli imbottigliatori, hanno sempre pensato e agito per conto proprio, senza mai avere una linea comune, senza mai sacrificare qualcosa, magari un po di produzione più scadente, senza avere una forte identità di riconoscibilità del territorio nella denominazione Chianti Classico.

Per questo motivo alla lunga molti Brend aziendali hanno finito di valere più che i vini supercontrollati Docg, mescolandosi e confondendosi tra loro.

Quindi la responsabilità di questa situazione è riconducibile anche agli stessi produttori che hanno agito irresponsabilmente, attratti da facili guadagni. Per rimediare, l’unico percorso fattibile è la riconoscibilità per il consumatore del vino integralmente prodotto insieme alla menzione comunale e poi, successivamente, arrivare alla zonazione.

6 pensieri riguardo “Responsabilità e irresponsabilità”

  1. Grazie Vicki,
    tu hai fatto sempre degli ottimi vini, e come me ti sei accorta che la Denominazione Chianti Classico deve recuperare una forte identità, una forte consapevolezza delle proprie possibilità, una grande dignità con il necessario rigore, che va al di là di tante regole che ci possiamo dare.

  2. Che certi marchi aziendali possono sovvrastare le denominazioni d’origine è inevitabile, anzi in qualche modo è addirittura auspicabile perchè dimostra che NONOSTANTE la forza del proprio marchio aziendale non si è disposti a rinunciare all’identità territoriale: in questi casi è la forza del marchio aziendale a trainare la denominazione d’origine.
    Il problema è che nei CDA delle denominazioni d’origine si ha la pretesa di riuscire a sempre e comunque di riuscire a salomonicamente accontentare contemporaneamente tutte le parti in gioco.
    impossibile.

  3. …aggiungerei…non tirare troppo il collo alle viti per arrivare a produrre il max del carico del chianti classico…che tanto poi a qualcuno degli imbottigliatori lo si rivende anche a due soldi tanto per far un pochina di cassa……preferisco quelli che non raccolgono, che prendono il contributo per la vendemmia verde di quei produttori invece che svendono il chianti classico sfuso che hanno ancora in cantina…..si alimenta il mercato per gli imbottigliatori…che a loro volta hanno tutto l’interesse a mantenere basso il prezzo dello sfuso perche’ lo trovano…e lo troveranno sempre da qualche produttore……imponiamo a chi compra e imbottiglia lo sfuso che sia visibilmente identificabile con un colore o con un simbolo…rispetto a chi ha le vigne e cresce,vinifica,imbottiglia personalmente la propria uva…!!!!

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