I cambiamenti climatici mi fanno paura

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Noi agricoltori siamo abituati a scrutare il cielo col naso in su. A volte vediamo la luna, a volte assistiamo alla distruzione dei raccolti per grandine o vento o assistiamo impotenti a conseguenze disastrose per le culture.
I cambiamenti climatici stanno ormai condizionando la produzione di cibo. Non voglio parlare delle responsabilità, chi dice che sia opera dell’uomo chi della Natura, ma è innegabile che la temperatura media si è alzata.
Questo comporta numerose conseguenze, per cui ad esempio in vigna la pianta produce più zuccheri nell’uva ma perde finezza il vino, oppure è più facilmente attaccata dalle muffe e dai marciumi, oppure gli insetti che non muoiono d’inverno diventano più numerosi. In Olivicoltura, nel Chianti alto, fino a solo 3 anni fa non esisteva la mosca olearia: si fermava a San Casciano Val di Pesa.
Questa premessa mi serve per dire che la produzione di cibo, quello locale, quello artigianale, quello italiano, come noi l’abbiamo vissuto fino ad oggi, stia radicalmente cambiando con costi sempre più alti.
Ho paura che la conseguenza più immediata sarà che il cibo “buono” costerà sempre di più per le difficoltà e per le minor quantità disponibili, ma anche le differenze sociali aumenteranno conseguentemente e con esse le tensioni sociali.

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