Ricambi generazionali nel vino e nella comunicazione del vino

E’ un dato di fatto. Da moltissimi anni, alcune decine di anni, i protagonisti del mondo del vino sono più o meno i soliti. Che ormai hanno monopolizzato e in qualche modo ingessato questo mondo.

Il cambio di mano nelle aziende è oltremodo lento e difficile, sopratutto per la carenza di figli o perchè iniziare da zero in vitivinicoltura è praticamente impossibile; il cambio di mano nel mondo della comunicazione è altrettanto lento e difficile: gli stessi giornalisti o “comunicatori” son sempre gli stessi, a parte qualche eccezione nella sfera di internet.

Andar per fiere è sempre la solita zolfa: solite facce di bevitori, soliti giornalisti, soliti produttori. Manca dinamismo, è come se questo mondo si sia fermato nel tempo, si vive di rendita.

La questione è di fondamentale importanza in prospettiva, poichè gli attuali adolescenti saranno il pubblico e gli attori che dovranno gestire tutto. Ma loro sono dimenticati, messi da parte, esclusi. Sconosciute le loro emozioni, sconosciuto è il loro pensiero, ci si rivolge solo a un pubblico sempre più anziano. Una volta a tavola col nonno si beveva il vino, si apprendevano profumi, gusti e riti che oggi sono scomparsi del tutto: gli adolescenti oggi non hanno nessun rapporto culturale col vino per carenza di offerte o per semplice disinteresse perchè… non hanno soldi.

Qui a Caparsa, ci stiamo provando, con cinque figli speranze ci sono.

 

L’appagamento

 

Ho letto un interessante intervento di un signore che si chiama Mario Rossi su vinoalvino. Sostiene che molti proprietari di case vinicole hanno una “radicata vanità” e che è una “categoria sempre in perenne bilico tra l’essere e l’avere”. Inoltre, questa categoria ricerca “grandi appagamenti e altre intense soddisfazioni”.

Vero, verissimo. Non tutti, naturalmente. Ma molti di essi incarnano una visione della vita che si basa sulle apparenze, sulla vanità, piace essere primi attori. La partecipazione a eventi mondani, che ormai si moltiplicano nel mondo del vino non solo italiano ma internazionale, non si basa quindi su un serio disegno di marketing, per tentar di vendere il vino, ma piuttosto ad un impegno in cui il proprio “io” viene appagato. Questo lo hanno capito in molti e quindi ecco che si crea il business per “l’appagamento del proprietario vinicolo”.