E’ finalmente arrivato il caldo, e con i fiori le vigne esplodono di benessere dopo le fresche giornate primaverili.
Si torna a parlare così come i cambiamenti climatici stanno ridisegnando la geografia viticola. Ormai son tutti convinti che le migliori esposizioni siano a Nord Est (Caparsa ha le vigne in questa esposizione), e che occorre riconsiderare le conduzioni ma sopratutto le varietà adatte ad affrontare questa nuova condizione.
Ma chi è stato che fino a qualche giorno fà ha voluto far piantare i Merlot o altri vitigni precoci, oppure a far piantare alte densità di ceppi a ettaro, oppure a far allevare viti basse, spostando la viticoltura italiana verso pericolose estremizzazioni? Oggi il dietrofront è evidente (leggete quanto dice l‘enologo Riccardo Cotarella quì).
Ma la cosa che più mi disturba è la convinzione che “i cambiamenti climatici sono un’opportunità per la viticoltura italiana”. Si, infatti è un’opportunità per fare soldi come lo è stata quando si predicava altro.